Incendi controllati per combattere la “marea nera”, il disastro della Louisiana si allarga sempre più

di Redazione 3

deepwater horizon

Incendi controllati o ripompaggio del petrolio in una nuova piattaforma o petroliera. Queste le due alternative prese in considerazione per quello che in molti ritengono sia il più grande disastro ambientale che ha colpito il Centro-Nord America nella sua storia.

La piattaforma Deepwater Horizon, ormai affondata, continua a far fuoriuscire l’equivalente di 1000 barili di petrolio al giorno, e secondo gli esperti il lavoro dei 4 robot che tentano di chiudere le due falle venutesi a creare dopo l’incendio potrebbe durare per mesi. Per questo, e visto anche che le correnti stanno facendo avvicinare sempre più la macchia nera alle coste, bisogna trovare il modo di fermare la sua avanzata.

Le stime di oggi, ad una settimana dall’incidente, parlano di una immane tragedia, la quale ha visto 11 decessi, 17 feriti di cui 4 gravi, ma soprattutto lo sversamento in mare di centianai di migliaia di litri di petrolio, tanto da coprire un’area di 75 mila chilometri quadrati, ormai arrivata a soli 32 km dalle coste della Lousiana.

Il disastro è molto pericoloso in quanto, oltre a mettere in pericolo la sopravvivenza delle specie animali che vivono nella zona, comprese le scorte ittiche da cui anche l’uomo attinge, sia le coste dello Stato americano che quelle del Messico lì vicine rischiano di essere contaminate, mettendo in serio pericolo la stagione estiva, la quale vede ogni anno milioni di turisti affollare le spiagge. L’economia di quelle aree, tra l’altro, si basa per la maggior parte su pesca e turismo, quindi significherebbe l’affossamento dell’economia di aree non propriamente ricche.

Vista la corrente che spinge la marea nera verso la costa, si teme che il petrolio possa toccare terra già sabato prossimo, per questo le alternative al momento sono di permettere dei roghi controllati dai vigili del fuoco per bruciare il petrolio prima che raggiunga la costa; trivellare un altro pozzo in cui venga aspirata la chiazza; ed infine, l’opzione più “fantascientifica”, sarebbe bloccare il flusso con un’enorme cupola, in modo da poter recuperare, tramite pompe, il petrolio, e riportarlo su una petroliera. Il tempo stringe, e di certo bisognerà far qualcosa.

Fonte: [Repubblica]

Commenti (3)

  1. Una idea per provare a fermare il petrolio in Messico: prendiamo una vecchia nave da 300000 tonnellate.. sostituiamo tutti i vetri con lamiere saldate. chiudiamo tutte le prese d’aria e le possibili aperture, ecc. La riempiamo di ghiaia, installiamo un tubo per la raccolta, facciamo un “buco” sotto e l’affondiamo sul tubo rotto… è semplice ma potrebbe funzionare…se qualcuno pensa possa essere fattibile magari provare ad inviarla a chi la può vagliare sul serio

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