Greenpeace: tonno sostenibile? Più “distruttivo” di quello normale

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Esiste una marca di tonno giapponese che ha cominciato ad invadere il mercato europeo. Per ora è venduta solo in Gran Bretagna, ma vista la globalizzazione non fatichiamo ad immaginare che presto arriverà anche in Italia. Si tratta del cosiddetto “tonno sostenibile“, che però pare che di sostenibile abbia ben poco.

Greenpeace, che ha un conto aperto con il Giappone a proposito delle pratiche di pesca scorretta, chiede attenzione alla marca di tonno considerata la “più distruttiva per l’ambiente”, in quanto la società giapponese utilizza metodi di pesca tutt’altro che sostenibili, e dunque punta su una campagna di marketing non veritiera. L’organizzazione ha recentemente criticato il Marine Stewardship Council per aver concesso le certificazioni di sostenibilità nonostante le prove non proprio chiarissime, e la società Princes ne ha approfittato, promuovendo la sostenibilità sulla sua etichetta, senza però garantire gli standard previsti.

Greenpeace spiega che Princes, una controllata della multinazionale Mitsubishi (il più grande operatore al mondo nella pesca del tonno rosso del Mediterraneo), utilizza metodi di pesca distruttivi che provocano

catture involontarie di squali in via di estinzione, razze e tartarughe oltre a diverse specie di tonno minacciate. Tutto pur affermando sulla sua etichetta: “Princes è completamente impegnato nei metodi di pesca che proteggono l’ambiente marino e la sua specie”.

Mongabay spiega che Greenpeace contesta l’azienda anche per la sua incapacità di etichettare le lattine con il nome delle specie di pesce al loro interno, l’origine, l’inserimento nella lista delle specie sovrasfruttate come il tonno pinna gialla, e la mancanza di dati affidabili a sostegno della dichiarazione che il 25% dei pesci vengano catturati con metodi sostenibili.

Spiegano da Greenpeace:

Princes si nasconde dietro il suo coinvolgimento nella ISSF (un organismo mondiale del settore che si occupa di difendere l’industria del tonno), e si autoproclama “amica dei delfini” sull’etichettatura, come se le altre specie di vita marina fossero insignificanti […] L’impatto di Princes sugli oceani è enorme, ed ha l’obbligo di ridurre al minimo il danno fatto per approvvigionarsi dei pesci. In particolare quella che deve affrontare ora è la questione delle catture involontarie, non rimandare a tempo indeterminato. Piuttosto continuare ad utilizzare i dispositivi di aggregazione del pesce significa semplicemente che si aumenteranno le catture accidentali. E le specie interessate sono le tartarughe, squali e tonno, tutte specie minacciate.

Greenpeace chiede, a chi cerca di vivere in modo davvero sostenibile, di aiutarla scrivendo a Princes una lettera di protesta.

[Fonte: Treehugger]

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