Marea nera in Thailandia, volontari al lavoro mentre fuggono i turisti

di Redazione Commenta

THAILAND-ENVIRONMENT-OIL-POLLUTIONDopo la sciagurata perdita di greggio stimata in 50 mila litri da parte dell’oleodotto al largo della provincia di Rayong, in Thailandia, sono innumerevoli i volontari accorsi a prestare aiuto ai militari impegnati a tentare di ripulire le spiagge di Ao Praho sull’isola di Koh Samet. Intanto i turisti, com’era prevedibile, fuggono dallo scenario devastato dal petrolio.

Si parla di 50 mila litri di greggio sversato in mare, e non tutti concordano: queste stime, si sa, lasciano sempre qualche dubbio (dubbi che molto spesso si sono rivelati fondati). Per Greenpeace infatti i 50 mila litri stimati dalla Ptt Global Chemical sarebbero una stima decisamente riduttiva, e ricorda a tutti che dopo l’emergenza per l’invasione della marea nera, occorrerà anche fare i conti con i danni ai coralli e alla catena alimentare della fauna marina.

Le spiagge fino a poco tempo fa bellissime dell’isola di Koh Samet sono ora uno spettacolo tristissimo. Tante le immagini diffuse in rete che immortalano gli abitanti che cercano, anche con soluzioni di fortuna, di fare la loro parte per rimuovere i 5 mila litri di petrolio che hanno invaso l’isola, letteralmente trasfigurandola. La Ptt Global Chemical aveva annunciato il proposito di ripulire la popolare isola turistica in tre giorni, ma ormai nessuno ci crede più. Nonostante il lavoro instancabile la costa è ancora nera e i tanti turisti che alloggiavano nei grandi resort dell’isola, stanno facendo i bagagli. E inutile dire che le prenotazioni per i prossimi giorni sono crollate.

Greenpeace ammonisce: “è ora di fermare la follia delle estrazioni petrolifere, in Thailandia come nell’artico”, mentre Greenpeace Italia ricorda, a dir poco giustamente, che le nostre coste sono in balia di continue ricerche ed esplorazioni petrolifere che nonostante lo scarso materiale presente, mettono a repentaglio i nostri mari e gli ecosistemi marini (si pensi solo a quanto potrebbe succedere nel Canale di Sicilia). Ma si sa, a ogni incidente si lanciano nuovi proclami sulla necessità di guardare al futuro, verso nuove fonti, e poi si continua senza sosta a trivellare per il petrolio.

Photo credits | Getty Images

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