Recupero energetico: si può partire dai rifiuti aziendali

di Redazione 2

Utilizzare il calore dei rifiuti industriali potrebbe ridurre le esigenze dei combustibili fossili nel breve termine e migliorare l’efficienza di innumerevoli processi di fabbricazione. Ad affermarlo sono stati due scienziati giapponesi, Lihua Zhang e Tomohiro Akiyama della Hokkaido University, Sapporo, i quali spiegano un modo per risolvere al contempo il problema dei rifiuti e quello dello spreco di risorse per il riscaldamento.

Il calore generato dai rifiuti industriali, può generare elettricità ed abbassare il consumo e la dispersione di energia. E’ inutile e dispendioso infatti acquisire una bassa qualità di calore per il riutilizzo della popolazione su un impianto industriale, soprattutto quando potenzialmente la si ha già. Inoltre, date le attuali pressioni ambientali ed economiche sul recupero di tale energia termica, questo aspetto potrebbe diventare redditizio.

Il team ha esaminato le tre tecnologie più promettenti per il recupero del calore: la latenza e la reazione del calore, e l’utilizzo di un dispositivo termoelettrico. Lo scopo del loro studio è stato quello di trovare un modo per catturare il calore dai forni industriali e da altri sistemi senza vincoli di tempo e di spazio associati semplicemente utilizzando il calore per produrre vapore. Questo consente anche di guidare gli altri processi all’interno della stessa azienda. Si dice che il loro approccio può

recuperare i rifiuti industriali dal calore al di là del tempo e dello spazio.

La chiave per rendere praticabile il recupero del calore è la comprensione della natura dell’energia. La distribuzione di temperatura del calore residuo dipende in gran parte dal tipo di industria. Ad esempio, il 95% del calore di scarto dell’energia elettrica industriale ha una temperatura inferiore ai 150 gradi. Al contrario, il 45% del calore proveniente dai rifiuti nel settore chimico può arrivare a superare i 50 gradi Celsius.

I gestori degli impianti di solito guardano all’energia termica in termini di semplice entalpia (il contenuto del calore) e concludono che l’acquisizione del calore a bassa temperatura non è valido per alimentare altri processi. Zhang e Akiyama, tuttavia, suggeriscono che l’exergia (la capacità del calore di scarto di essere riutilizzato) deve anche essere presa in considerazione al momento di pianificare uno strategia di risparmio energetico dal punto di vista della qualità energitica.

Si ricorda che ad alta temperatura del calore residuo, con un valore sufficientemente grande, l’exergia esiste in molte industrie. Ad esempio, scorie e gas di scarico nell’industria siderurgica superano spesso i 1000 gradi Celsius, il che rappresenta una potente fonte di energia. Essi spiegano che lo stoccaggio del calore latente, del deposito chimico e della conversione termoelettrica potrebbero essere utilizzati come mezzi efficaci per il recupero del calore residuo, singolarmente o in combinazione.

Fonte: [Sciencedaily]

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