Rifiuti radioattivi, in Piemonte li importiamo da Canada e Olanda

di Redazione Commenta

rifiuti radioattivi piemonteIn Italia (per fortuna) non abbiamo centrali nucleari. Ma siccome non ci facciamo mai mancare niente, abbiamo gli scarti di tali centrali. Scarti radioattivi ed altamente tossici, quelli che rendono una centrale nucleare pericolosa anche senza incidenti. Sì perché le scorie nucleari si producono sempre, e nel Paese dei veleni non potevano mancare alla collezione. Lo ha denunciato l’associazione Pro Natura di Torino spiegando la situazione critica del Piemonte.

Secondo la protesta infatti, esistono due situazioni paradossali in Regione. La prima è che si stocca la quasi totalità dei rifiuti radioattivi che ancora le strutture italiane pre-referendum producono. Quantità minime ma che sempre pericolose sono. Il paradosso è che non ci sono le norme di sicurezza adatte, e nonostante questo sono in costruzione altri 5 depositi. Ma poi, ancor peggio, non solo dobbiamo sorbirci i nostri, ma importiamo anche gli scarti degli altri.

Più precisamente in Piemonte scarica la centrale canadese di Pickering, mentre arrivano dall’Olanda vagoni interi di scorie radioattive che sono destinate agli impianti francesi, ma attraversano tutto il Nord Italia e rimangono a stazionare per qualche tempo nella Regione. Si tratta di uranio, trizio e plutonio che vengono trasportati in assoluta sicurezza e con tecnologie all’avanguardia, ma bisogna sempre ricordare che ci troviamo in Italia dove non viaggiano in sicurezza nemmeno le persone. Insomma, basterebbe un incidente o un piccolo problemino tecnico per intossicare l’aria ed il suolo di sostanze radioattive…pur senza avere centrali nucleari!

A tutto ciò si aggiunge il fatto che, come spiega Rossana Vallino di Pro Natura, il Governo regionale non ha ancora diffuso un piano per l’emergenza in caso di incidente radioattivo. Abbiamo visto proprio ieri, in occasione del terremoto in Calabria, quanto un piano d’emergenza e la consapevolezza della popolazione possano funzionare e salvare vite umane. Qui invece si rischia di ritrovarsi come a L’Aquila, dove si sottovaluta il problema e poi si piangono i morti.

[Fonte: il Fatto Quotidiano]

Photo Credits | Getty Images

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