Sviluppo sostenibile

di Redazione 11

Sviluppo sostenibile

Il concetto, dall’anno della sua prima formulazione, nel 1987, ha acceso un vivace dibattito che ha portato e revisionarlo, ampliarlo ed estenderlo.
Secondo la prima definizione elaborata nel rapporto Brundtland (dal nome della presidente della Word Commission on Environment and Development WCED, la norvegese Gro Harlem Brundtland del 1987), poi ripresa nella Conferenza mondiale sull’ambiente e lo sviluppo ONU lo sviluppo sostenibile è:

uno sviluppo che risponde alle esigenze del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie.

Una successiva definizione di sviluppo sostenibile, che estende il concetto ad una visione globale, venne fornita, nel 1991 dalla World Conservation Union, nell’ambito dell’Environment Programme and World Wide Fund for Nature, che lo identificò come:

un miglioramento della qualità della vita, senza eccedere la capacità di carico degli ecosistemi di supporto, dai quali essa dipende.

Nello stesso anno Herman Daly ricondusse lo sviluppo sostenibile a tre condizioni generali concernenti l’uso antropico delle risorse naturali:

  • il tasso di utilizzazione delle risorse rinnovabili non deve essere superiore al loro tasso di rigenerazione;
  • l’immissione di sostanze inquinanti e di scorie nell’ambiente non deve superare la capacità di carico dell’ecosistema;
  • lo stock di risorse non rinnovabili deve restare costante nel tempo.

La definizione del ’91 introduce anche il concetto di “equilibrio” tra vita dell’uomo e la necessità di conservazione della funzionalità dell’ecosistema. Nel 1994, l’International Council for Local Environmental Initiatives (ICLEI) ha fornito un’altra definizione di sviluppo sostenibile che lo designa come:

lo sviluppo che offre servizi ambientali, sociali ed economici di base a tutti i membri di una comunità, senza minacciare l’operabilità dei sistemi: naturale, edificato e sociale da cui dipende la fornitura di tali servizi.

In altre parole lo sviluppo sostenibile fornisce elementi ecologicisociali ed opportunità economiche (equilibrio delle tre E) a tutti gli abitanti di una comunità, senza creare una minaccia alla vitalità del sistema naturale, urbano e sociale che da queste opportunità dipendono. Tale definizione di equilibrio evidenzia come le dimensioni economiche, sociali ed ambientali sono strettamente correlate, ed ogni intervento di programmazione deve tenere conto delle reciproche interrelazioni e di eventuali feedback.

Nel 2001 il concetto ha subito un’ulteriore apertura verso la tematica culturale ad opera dell’UNESCO che ha sostenuto negli Art 1 e 3 della Dichiarazione Universale sulla Diversità Culturale che

la diversità culturale è necessaria per l’umanità quanto la biodiversità per la natura (…) la diversità culturale è una delle radici dello sviluppo inteso non solo come crescita economica, ma anche come un mezzo per condurre una esistenza più soddisfacente sul piano intellettuale, emozionale, morale e spirituale.

Per approfondire:

[Fonti: Europa.eu; svilupposostenibile.org]

Commenti (11)

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