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Greenpeace contro i politici italiani, diciamo no ai fossili

greenpeace politici italiani fossiliI politici italiani sono fossili. E non solo dal punto di vista anagrafico. Sono anche “amici” dei fossili, come ha denunciato oggi Greenpeace che ha tappezzato la Capitale di manifesti per invitare gli italiani a firmare una petizione da destinare al futuro Premier per dire no all’inquinamento da petrolio e carbone per l’Italia. I politici italiani vogliono fare dell’Italia il nuovo Texas, come hanno dimostrato di recente di fronte all’apertura di trivellare tutta la Basilicata e le coste del Mediterraneo a caccia dell’oro nero. Distruggendo in questo modo il nostro ambiente naturale.

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Taranto, Ilva a rischio chiusura e parte la protesta

taranto ilva chiusura protestaMeglio il cancro che la fame. Si potrebbe racchiudere in queste poche parole il concetto che circola da anni nelle menti dei tarantini. L’Ilva, si sa, è la ditta più inquinante d’Europa, e grazie alla sua attività mantiene alte le emissioni industriali dell’Italia che si sta sforzando da qualche anno di abbassarle. Ora però qualcosa è cambiato. Le violazioni alle norme ambientali sono eccessive, e c’è la possibilità che chiuda.

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Discarica Roma, scelto il sito e partono le proteste

discarica roma sito protesteI cittadini incatenati dovrebbero essere un’allarme per una città. A Roma ormai stanno diventando la regola. Non solo per i soliti problemi legati al lavoro e all’economia. Ora il problema è un altro: la discarica. Quella di Malagrotta non va più bene (o per meglio dire non è mai andata bene), ed ora verrà chiusa. E così dopo aver sentito tutte le parti in causa, il commissario Sottile ha deciso che la discarica verrà fatta a Pian dell’Olmo. Inutile dire che immediatamente è scattata la protesta.

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No TAV, notte tranquilla ma bruciate tre auto dei manifestanti

no tavChe i No TAV fossero dei manifestanti pacifici lo supponevamo da tempo, ma la conferma arriva dopo la seconda notte di proteste e di blocchi stradali in Val di Susa quando è stato compiuto un gesto doloso “contro il movimento”. Il lancio di un mortaretto ha bruciato tre vetture dei manifestanti, parcheggiate in una stradina laterale non distante dalla ferrovia e da un piccolo bosco. Rimangono stabili anche se gravi le condizioni di Luca Abba.

Nucleare, i britannici si oppongono alle nuove centrali

La Gran Bretagna rientra tra quei Paesi che cocciutamente non hanno detto di no al nucleare, ma che hanno preferito fare abbassare la tensione dopo Fukushima per poi continuare con i propri progetti quando le acque sono più calme. Ma i britannici non sono stupidi, ed alla prima occasione eccoli lì a protestare. L’occasione è la prima centrale nucleare costruita dal 1995 che dovrebbe sorgere a Bridgwater, non lontano da Bristol, i cui lavori sono stati bloccati sul nascere da un’imponente protesta.

Tonno: blitz di Greenpeace nei supermercati

Provate ad aprire la vostra dispensa e prendere la confezione di tonno che avete conservato. C’è scritto da dove proviene? E come è stato pescato? Se la risposta è sì, siete dei clienti molto rari. Ne sono sicuri i volontari di Greenpeace, intervenuti ieri mattina in 18 supermercati dell’area veneziana, per dire basta alla commercializzazione selvaggia del tonno. Se le leggi sempre più stringenti a tutela di alcune specie di questo pesce in via d’estinzione non funzionano, meglio agire sui clienti.

Porto Tolle, lavoratori in mutande contro gli ambientalisti

La centrale Enel di Porto Tolle, su cui pende la riconversione, torna a far parlare di sé per una protesta che vede schierati i lavoratori dell’impianto contro gli ambientalisti e che sta avendo luogo in queste ultime ore a Rovigo: il carbone, definito preistorico dai verdi, per molti è lavoro, un lavoro che in questo momento di grave crisi finanziaria non ci si può permettere di perdere. E non bastano, per rassicurare gli animi, i segnali positivi, forse gli unici in questo momento sul mercato dell’occupazione, che arrivano proprio dalla green economy, dai green jobs, nuova ricchezza pulita, professionalità da crescere, da integrare, da convertire alle politiche energetiche ed industriali di un  futuro che si avvia necessariamente verso il sostenibile, voltando gradualmente ma irreversibilmente le spalle ai fossili.

Nucleare, la Germania chiuderà tutte le centrali entro il 2022

Gli italiani guardano alla Germania e sognano che un giorno i nostri governanti possano comportarsi come quelli tedeschi. E’ bastata una mega-protesta con 160 mila persone scese in piazza per far decidere al Governo tedesco la chiusura definitiva delle centrali nucleari. Le prime già cominceranno a spegnere i reattori quest’anno.

E’ questa la decisione del Ministero dell’Ambiente che, per bocca del ministro Norbert Rottgen, l’ha definita una decisione “irreversibile”. Ed ha fatto bene Rottgen a precisare questo che non è un dettaglio insignificante in quanto, sin dall’incidente di Fukushima, le decisioni di Angela Merkel sono sempre state altalenanti, con un giorno in cui manifestava la volontà di smetterla con il nucleare, ed il giorno successivo che prolungava la vita delle centrali già in funzione.

Nucleare, Germania: in 160 mila in piazza per chiedere la chiusura delle centrali

Nonostante la Germania sia uno dei Paesi che più di altri stanno accelerando la fine dell’era del nucleare, i cittadini non sono ancora contenti e ieri sono scesi nuovamente in piazza in una manifestazione che, vista da qualche migliaio di chilometri di distanza, fa rabbrividire.

In oltre 20 città tedesche una folla oceanica di più di 160.000 persone è scesa in strada in assembramenti talmente folti che anche la polizia non ha potuto negare che in alcune città ci fossero non meno di 20-25 mila persone. L’urlo della manifestazione era “Atomkraft – Schluss” (fine dell’energia nucleare). L’azione è servita per inviare un messaggio forte e chiaro al Governo che sembra piuttosto incerto sul futuro energetico della Germania.

Rifiuti radioattivi di Brescia in Sardegna, protesta contro l’Alfa Acciai

Da Brescia a Cagliari via mare, un carico radioattivo giunge allo stabilimento della Portovesme srl, nel Sulcis, dall’Alfa Acciai di San Polo ma il tentativo di passare la patata bollente alla Sardegna non riesce. Ieri è montata una rumorosa protesta con pentole e coperchi fuori dai cancelli dell’azienda bresciana: il carico di veleni sta tornando indietro, rispedito al mittente, con un avanti e indietro di materiale tossico in giro per l’Italia che ha del vergognoso. I rappresentanti del Comitato Spontaneo contro le Nocività di Brescia chiedono un più stretto monitoraggio sulla ditta.

Com’è possibile? Rifiuti speciali in viaggio fino alle coste sarde in due banalissimi (invisibili?) container, come se niente fosse. Protesta Legambiente Sardegna che definisce, nelle parole del suo presidente Vincenzo Tiano, davvero incredibile che del materiale così pericoloso per la salute pubblica e ambientale abbia viaggiato indisturbato sino all’isola italiana.

Inquinamento, quelle misure antismog di Pesaro che non piacciono agli artigiani

Adottare misure antismog non è mai compito facile per le amministrazioni cittadine. Molto spesso, infatti, ai piani contro l’inquinamento non fanno, non vogliono e/o non possono far seguito incentivi concreti a sostegno della popolazione affinché si adegui in maniera più morbida alle norme maggiormente rigide, che si tratti di trasporti piuttosto che di rifiuti. E così i comportamenti sostenibili si trasformano quasi in un peso, un ulteriore capitolo di spesa che in tempi di vacche magre, porta ad un’ostilità, solo all’apparenza ingiustificata, contro provvedimenti volti a migliorare la qualità dell’aria e dunque la salute pubblica dei cittadini.

E’ il caso di Pesaro, dove gli artigiani e gli autotrasportatori protestano contro il piano antismog e la circoscrizione di una zona blu, vietata ai veicoli inquinanti. Decisione accolta a dir poco male dagli operatori dei due settori che minacciano di consegnare le chiavi degli automezzi al sindaco.

Gasdotto Adriatica, il Grande Tubo che non s’ha da fare

Il Grande Tubo ti scava, dalla Puglia all’Emilia Romagna, toccando dieci regioni e varcando i confini di tre parchi nazionali. Ne parla Jenner Meletti sulle pagine di Repubblica, di Rete Adriatica, il gasdotto progettato nel 2005 dalla Snam rete gas spa in partnership con la British Gas e che dovrebbe portare il gas che proviene dall’Algeria e dalla Libia, da Massafra (Taranto) fino a Minebio (Bologna), dal Sud al Nord passando per un centro di polemiche che si snodano lungo quei 687 chilometri che andranno ad intaccare gran parte del crinale dell’Appennino, ad oggi quasi miracolosamente intatto.

Si sono prontamente costituiti dei comitati No Tubo. I dubbi sono tanti e scorrono su e giù per l’Italia come nelle condutture del gas. I promotori si chiedono come mai un condotto di un diametro di 1,2 metri che va posizionato in una sorta di trincea da scavarsi cinque metri sotto terra debba passare sul crinale appenninico piuttosto che sulla più sicura costa adriatica dove già esiste un gasdotto.

Di-smettila, la protesta di Legambiente contro i sacchetti di plastica

”Ministro di-smettila’‘ inneggia lo slogan scritto a caratteri cubitali su un insolito striscione fatto di sacchetti di plastica. Con questo espediente comunicativo Legambiente ha organizzato il suo blitz davanti al Ministero dell’Ambiente per chiedere a Stefania Prestigiacomo di non indugiare più nell’incertezza sull’abbandono della plastica ed attendere alle disposizioni comunitarie  decretando la messa al bando effettiva dei sacchetti di plastica a partire dal gennaio 2011.

L’iniziativa vuole riaprire anche il dibattito con l’associazione di categoria degli industriali della plastica Unionplast la quale afferma che i “sacchetti in bioplastica siano peggiori di quelli normali in plastica riciclata proveniente dai rifiuti”.  Alla quale Legambiente risponde che il dossier stilato da Unionplast per difendere le sue posizioni “contiene dati inutilmente allarmistici, in alcuni casi volutamente lacunosi e persino falsi”.