Risale al 2005 il video shock realizzato da Vittorio Vespucci, un tarantino che vive a Treviso dal 1995, dal titolo cupo come una nube tossica:”Taranto, la città malata“. Immagini crude di cieli inquinati dal mostro, lo stabilimento dell’ILVA, che da solo produce elevate quantità di diossina.
In questa città della Puglia, il numero delle morti per tumori è aumentato di oltre il 100% dal 1971 ad oggi. Pensate che l’Ilva di Taranto è responsabile da sola di ben il 9% delle emissioni totali di diossina prodotte in tutta Europa.
A distanza di tre anni da quel filmato di denuncia, vogliamo ripubblicare quelle immagini di degrado ambientale e abbandono del territorio. Oggi, infatti, si ritorna a parlare dell’ILVA dopo le recenti proteste dei cittadini, tra l’altro mai placatesi, che mirano più che a far chiudere la fabbrica, che da’ migliaia di posti di lavoro alla popolazione locale, a trovare soluzioni alternative, come l’adeguamento a parametri e a norme meno inquinanti e più rispettose non solo dell’ambiente, ma della salute degli abitanti del posto, gravemente compromessa dalle emissioni.
Oggi, 10 dicembre, è il giorno dell’abbattimento di 1600 pecore, risultate contaminate dalla diossina prodotta dallo stabilimento siderurgico ILVA. Ma l’abbattimento non è la soluzione ad un problema che andrebbe risolto alla fonte, come fa giustamente notare Ivano Giacomelli, segretario nazionale del Codici:
La diossina si assume mangiando l’erba dove si posa; poi, si accumula nell’organismo, quindi se le pecore sono contaminate lo stesso vale per tutti i raccolti dell’area incriminata. Sinora l’abbattimento è stato l’unico sistema usato dalla Stato per risolvere le emergenze. Il sistema di abbattimento è costato 5 miliardi di risarcimenti dalla Bse, conosciuta meglio come mucca pazza, all’aviaria. Nel caso di Taranto è evidente che ci troviamo di fronte ad un tipo di emergenza sospetta, causata dalla mancanza o dalla carenza di controlli.
Intanto, è la stessa Codici a chiedere di fermare l’abbattimento delle 1600 pecore contaminate, che potrebbero essere reimpiegate nella pet therapy e nelle fattorie didattiche. Ma quanti animali dovranno essere abbattuti, quante altre persone dovranno morire di tumore, prima che si decida una cura per la Taranto malata? A cosa serve il Ministro dell’Ambiente? Forse Taranto è solo il simbolo, l’emblema, il cuore di una malattia ben più grande, un virus che uccide la coscienza ecologica dell’Italia intera.
Carlo 10 Dicembre 2008 il 7:10 pm
io spero che il grande vendola faccia qual cosa
Paola Pagliaro 10 Dicembre 2008 il 10:37 pm
Speriamo 🙂
Anonimo 11 Dicembre 2008 il 10:26 pm
sono un operaio dell’ilva…A I U T A T E C I I I I I I I I
Paola Pagliaro 12 Dicembre 2008 il 11:13 am
Vorremmo, purtroppo si puo’ solo continuare a denunciare quanto accade… a differenza degli altri Paesi civili, in cui le denunce dei cittadini vengono ascoltate e trovano una giustizia, in Italia ci si limita a scandalizzarsi ma non si viene uditi dai governi, troppo impegnati a fare i loro interessi per accorgersi delle esigenze reali dei lavoratori… nonostante ciò, non bisogna perdere la speranza e l’ottimismo, così dicono… io invece penso che prima che l’ILVA chiuda o svolti verso misure più sicure e meno inquinanti scorrerà ancora molto sangue…forse una tragedia come quella della Thyssen… in realtà ci sono stati più morti per tumori anche tra i non lavoratori a causa della diossina dell’ILVA che si è di gran lunga superato il numero di vittime della Thyssen, ma sono decessi senza spettacolo, dopo lungo calvario in ospedale e chemioterapia… questi assassini legalizzati fanno meno scalpore, ottengono meno giustizia, sono meno pubblicizzati dalla tv… è più facile puntare il dito contro aziende straniere che vedere il marcio in casa propria…ancora una volta si dirotta l’attenzione pubblica altrove… la logica tutta italiana, noi sbagliamo ma c’è chi sbaglia di più, noi siamo inquinati ma c’è la Cina che lo è più di noi… l’esempio cattivo ci piace… ci fa comodo per mettere a tacere la coscienza… in quali altri Paesi la popolazione avrebbe tollerato tutto questo laissez-faire delle istituzioni?