Dopo 67 test atomici, l’atollo di Bikini riprende a vivere

di Redazione Commenta

atollo bikini

Era il primo luglio 1946, e gli Stati Uniti scrissero una delle pagine più nere della storia dell’umanità. Nell’atollo di Bikini si compì il primo di 67 test atomici compiuti in 12 anni in uno dei posti più caratteristici tra i paradisi tropicali del mondo.

Ai 167 abitanti dell’arcipelago fu detto che questi esperimenti servivano per evitare l’inizio di altre guerre, e con pochi dollari in tasca e tante promesse furono espropriati delle proprie terre, e trasferiti in un atollo lontano. 8 anni dopo, precisamente l’1 marzo 1954 ci fu l’esperimento più terribile, la cosiddetta “Bomba H“, o a idrogeno, oltre mille volte più potente di quella che distrusse Hiroshima.


Ma a distanza di cinquant’anni la natura ha avuto il sopravvento, e la vita ha ripreso il suo corso. Alla fine degli esperimenti, nel ’58, nel cratere “Bravo” profondo 73 metri e largo due chilometri hanno cominciato a rinascere i coralli. E non solo quelli. Centinaia di specie marine sono state individuate da Zoe Richards, una degli scienziati marini australiani dell’agenzia Misna che si sono immersi in queste acque, ancora pericolose. Infatti il livello del mare e la terraferma sono ancora contaminate dai raggi gamma, anche se in diminuzione rispetto alle previsioni, ma nelle profondità sembra tutto superato. “Colonie molto vitali e alcune davvero impressionanti” ha raccontato Richards, che ha descritto come alcune di queste forme di vita fossero molto più grandi del normale. La loro crescita probabilmente è dovuta alle radiazioni. I coralli arrivano a misurare anche 8 metri, arrivando ad assomigliare agli alberi, mentre i banchi di pesci sono molto numerosi, anche se 42 specie animali che vivevano lì prima dell’esplosione non sono più presenti, e 28 di esse si devono ritenere estinte sul posto.

L’esperimento aveva sollevato per 7 km sassi, sabbia e acqua, in un’esplosione che aveva cancellato un decimo dell’atollo, portato ad una temperatura di 55.000 gradi, e trasportato per centinaia di miglia i suoi effetti, andando a contaminare anche gli atolli vicini. Gli uomini allora presenti ancora oggi hanno problemi gravi di salute, e il governo americano ha già stanziato centinaia di milioni di dollari di risarcimento. Ma alla natura tutto questo non sembra importare, dato che ha ripreso a vivere più rigogliosa e forte di prima, soprattutto grazie al fatto che per 50 anni nessun essere umano si è permesso di avvicinarsi.
Zoe Richards osserva ironicamente che, grazie alle bombe, l’atollo di Bikini rappresenta un laboratorio senza prezzo, capace di mostrare come, in assenza di stress, alcune specie di corallo hanno la capacità di risollevarsi da sconvolgimenti profondi, quasi che gli esperimenti siano stati una benedizione per queste specie, che hanno potuto crescere senza alcun tipo di disturbo.

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