Il tabacco geneticamente modificato potrebbe assorbire le sostanze tossiche

tabacco geneticamente modificato

Non tutti gli OGM vengono per nuocere. Il tabacco potrebbe diventare la soluzione del futuro per quanto riguarda il problema dell’inquinamento delle acque. Questa pianta, lavorata per finire in una sigaretta, può provocare malattie, ma grazie a dei ricercatori britannici, potrebbe avere delle proprietà del tutto nuove, e tutt’altro che dannose.

In un nuovo rapporto di ricerca pubblicato sulla rivista The FASEB Journal, gli scienziati spiegano come hanno sviluppato un ceppo geneticamente modificato di tabacco che aiuta a temperare gli effetti dannosi delle sostanze tossiche che ristagnano nell’acqua, scientificamente conosciute come microcistina-LR (MC-LR), che rende l’acqua non sicura da bere, ma rende pericoloso anche il nuoto o la pesca nelle zone colpite. Questa pianta geneticamente modificata potrebbe servire come uno strumento fondamentale per aiutare a mantenere le fonti di acqua potabile ancora buone da utilizzare, soprattutto nelle nazioni in via di sviluppo.

Spreco di cibo: quanto ci costa in termini di riscaldamento climatico

cibo in discarica

Si stima che il 40% del cibo prodotto in America viene sprecato. Esso equivale a 1400 calorie a persona ogni giorno. E’ vero che negli Stati Uniti sono molto più spreconi che dalle nostre parti, ma le abitudini europee si stanno avvicinando sempre più a quelle americane, tanto da rendere la differenza davvero minima.

Secondo l’EPA, 31 milioni di tonnellate di cibo commestibile è gettato in discarica. Gran parte della produzione, mentre marcisce, è metano, il quale è circa 25 volte più potente rispetto al gas ad effetto serra del biossido di carbonio. Il sito internet di The Next Generation Food, un blog britannico,  stima che ogni tonnellata di rifiuti alimentari è equivalente a 4,2 tonnellate di CO2. Gli autori della ricerca concludono che, se semplicemente smettessimo di perpretrare sprechi alimentari, riusciremmo a risparmiare talmente tanto inquinamento da togliere dall’atmosfera l’equivalente delle emissioni di un quarto di tutte le automobili in America.

Inquinamento, donne più a rischio degli uomini

inquinamento donneLa scadente qualità dell’aria influisce negativamente sulla salute umana, a diversi livelli. Gli studiosi hanno scoperto che a soffrirne maggiormente sarebbero le donne, dato appurato basandosi sulle prestazioni in calo delle maratonete. Pare, infatti, che i tempi di esecuzione delle donne nelle maratone siano condizionati dall’inquinamento atmosferico.

A dirlo è uno studio effettuato dall’ingegnere ambientale Linsey Marr, della Virginia Tech.
I risultati della Marr provengono da uno studio approfondito che ha preso in analisi i tempi della maratona, i dati meteorologici e le concentrazioni di inquinanti nell’aria in sette maratone in un periodo di tempo da otto a ventotto anni. I tempi dei primi tre classificati maschili e femminili sono stati confrontati con il record storico della pista e con i livelli di inquinanti atmosferici, tenendo conto ovviamente delle alte temperature che hanno alterato le prestazioni prese in considerazione.

Pesce contaminato da mercurio, una minaccia che si estende a macchia d’olio

pesci contaminati da mercurioLa totalità dei pesci esaminati come campione dell’intera fauna ittica dei fiumi statunitensi risulta contaminata da mercurio. E c’è poco da stare allegri se pensiamo che il pesce surgelato che arriva sulle nostre tavole è sempre meno made in Italy.

Ci ricordano da più parti che mangiare pesce aiuta a mantenersi in buona salute, per via degli acidi grassi omega 3 che fanno (si dice) tanto bene al cuore. Eppure non fa altrettanto bene il mercurio, malgrado i pesci ne siano ormai tutti contaminati. Sono i dati che emergono da un recente studio condotto dallo US Geological Survey (USGS).

Migliaia di specie marine dell’Antartico rischiano di sparire per i cambiamenti climatici

specie marina a rischio

Il British Antarctic Survey (BAS) ha recentemente presentato i risultati del censimento sulla sua vita marina in Antartide in una riunione della American Association for the Advancement of Science. Il censimento serve a documentare la diversità della vita marina nelle acque antartiche ed il modo in cui sta cambiando in risposta al cambiamento climatico.

Il biologo marino Huw Griffiths del British Antarctic Survey ha guidato questa ricerca internazionale, ed ha censito più di 6.000 specie diverse che vivono in quest’area. Il primo dato che dovrebbe far riflettere è che tra quelle specie che sono state individuate finora, più della metà sono uniche, cioè vivono solamente nel continente ghiacciato. Una combinazione di studi di monitoraggio a lungo termine di recente ha raccolto informazioni sulla distribuzione della vita marina e dei modelli di riscaldamento globale oceanico, consentendo agli scienziati di individuare nell’Antartide marino i “punti caldi di biodiversità“.

Il riscaldamento globale aumenta i casi di allergie

allergia al polline

L’aumento delle temperature associato ai cambiamenti climatici potrebbe avere una conseguenza inaspettata: più attacchi allergici e più persone colpite. Una nuova ricerca italiana suggerisce che le temperature più alte stanno allungando la stagione dei pollini di alcune piante e alberi, aumentando il carico di polline che producono e causando un aumento del numero di persone che sviluppano allergie ai pollini.

L’aumento della radiazione globale, determina un incremento [della stagione dei pollini] e un prolungamento del periodo di esposizione ai pollini

ha spiegato l’autore dello studio, il dottor Renato Ariano, direttore del servizio allergie all’ospedale di Bordighera (Imperia). Ariano ha notato che la maggiore esposizione ai pollini può causare, nelle persone più sensibili, lo sviluppo delle allergie. I risultati del suo studio sono stati presentati in occasione della riunione annuale della American Academy of Allergy, Asthma & Immunology di New Orleans.

Il nostro piccolo contributo serve davvero all’ambiente?

vivere ecosostenibileTutti i nostri sforzi personali per vivere in maniera più sostenibile non fanno alcuna differenza per l’ambiente.
O almeno questo è quello che sostiene Derrick Jensen, un giornalista che si occupa di ecologia, in un articolo dal titolo che è tutto un programma: Forget Shorter Showers (Lasciamo perdere le docce brevi), apparso sulla rivista Orion.

L’economia industriale è così grande e provoca disastri ambientali così gravi per il nostro pianeta -sostiene Jensen- che, anche se tutti gli individui riducessero le proprie emissioni di anidride carbonica a zero, il cambiamento climatico e altre catastrofi starebbero ancora devastando la terra a causa dei danni dell’industria su larga scala. E’ l’industria la minaccia più grave per la nostra specie e per tutte le specie. Dunque è inutile affidare la nostra sopravvivenza a piccole azioni come il riciclaggio, il compostaggio e docce più brevi. Stiamo perdendo il nostro tempo, ignorando la vera fonte dei nostri mali.

Le barriere coralline sono destinate a scomparire?

coralliLe barriere coralline sono destinate alla scomparsa? Questo il titolo di un convegno che si è svolto presso l’American Association for the Advancement of Science (AAAS), nel corso della conferenza annuale tenutasi a San Diego, in California. E, stando a quanto è emerso nel corso del dibattito, si tratta di un argomento che non dovrebbe essere preso tanto alla leggera.

Il dottor Simon Donner, ricercatore del dipartimento di geografia presso la University of British Columbia, ha ricevuto i finanziamenti per la sua ricerca sullo stato di salute dei coralli dal Natural Sciences and Engineering Research Council. Esponendo i risultati del suo studio, Donner ha parlato della vulnerabilità delle barriere coralline ai cambiamenti climatici dovuta alle temperature delle acque oceaniche in costante aumento.

Gli incendi boschivi fanno bene all’ecosistema

incendi aiuto ecosistemaCon il clima che cambia c’è una buona probabilità che gli incendi boschivi nell’area a nord-ovest del Pacifico diventino più estesi e più frequenti e, in base al parere di un esperto intervenuto ad una conferenza sull’argomento, questo avrebbe dei risvolti tutt’altro che negativi per l’ambiente. Una tesi che certamente farà discutere, dal momento  che non si parla d’altro che di preservare le foreste per salvare la terra (l’uomo, in verità) dai disastri ambientali.

Lo studioso che ha spezzato una lancia a favore degli incendi boschivi è John Bailey, professore associato presso il dipartimento di Ingegneria Forestale della Oregon State University. Bailey spiega che

il futuro del fuoco in questa regione è difficile da prevedere, sarà sempre variabile, ma senza dubbio sarà un elemento dominante degli scenari futuri. La gente dovrebbe capire, comunque, che il fuoco non solo è inevitabile, ma è anche una parte importante degli ecosistemi forestali.

Le riserve marine funzionano anche meglio del previsto

area protetta Cabo Pulmo

Quando qualche anno fa in alcune parti del mondo si è pensato di istituire delle aree protette per le specie marine a rischio, furono in molti a protestare, chi perché affermava che questa scelta avrebbe messo in ginocchio la pesca, chi invece pensava che fosse soltanto un palliativo, ma che in realtà non risolvesse il problema.

La creazione di aree marine protette, invece è stato dimostrato, può portare alla rapida ripresa delle popolazioni ittiche a rischio estinzione. A stabilirlo sono diversi nuovi studi presentati in occasione della riunione annuale della American Association for the Advancement of Science.

Allarme inquinamento in Brianza: sversati 600 mila litri di petrolio nel Lambro (Gallery)

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In Brianza non abbiamo mai avuto degli episodi ambientali così gravi.

Così ha definito la situazione in cui si trova attualmente la zona vicina al fiume Lambro il rappresentante dell’azienda Brianzacque che gestisce il depuratore della zona. Nella giornata di ieri alcuni balordi (4 per i carabinieri) hanno aperto tre cisterne della ex raffineria Lombarda Petroli di Villasanta, provincia di Monza, causando la fuoriuscita di 600 mila litri di gasolio e olio combustibile, i quali sono confluiti nel condotto fognario, e dopodiché nel fiume Lambro.

A causa dell’ovvio blocco del depuratore, si è creato un allarme ambientale senza precedenti. Per fortuna la fuoriuscita è stata fermata a fine mattinata dai tecnici della Brianzacque, e la perdita è durata solo poche ore, ma riparare i danni causati dal petrolio che ha intaccato i chilometri circostanti non sarà facile. Il rischio infatti è che il fiume nero che ha invaso il Lambro raggiunga in breve tempo il Po, e qui sì che potrebbe creare danni ancora peggiori, vista l’enorme portata del più grande fiume italiano. Per questo la Protezione Civile si è già attivata ed ha allestito uno sbarramento a San Zenone, in provincia di Lodi.

L’Australia mette il limite alle emissioni al 2020 al 5%, ma per gli attivisti potrebbe essere al 100%

centrali solari australiane

Le battaglie verdi in Australia, uno dei maggiori emittitori mondiali di CO2, cominciano a diventare un po’ più concrete. Purtroppo il Governo del maggiore Paese dell’Oceania è recentemente riuscito a far passare una legge che potrebbe ridurre le emissioni ad un misero 5% entro il 2020 (l’obiettivo dell’Europa è al 20%). In risposta, Beyond Zero Emissions (un gruppo di attivisti ambientali) ha esposto un piano che dimostra come l’Australia potrebbe arrivare ad essere ad emissioni zero, senza grandi progressi tecnologici.

Mothen Nature Network spiega precisamente come ciò potrebbe accadere:

Secondo il piano, il 60% dell’energia della nazione potrebbe derivare dal CSP (concentrazione solare termico) e il 40% dal vento. Il gruppo non vede la necessità di inserire l’energia nucleare nel mix che, continua a ricorrere ad una risorsa in diminuzione, l’uranio. Il sole e il vento si completano a vicenda e in combinazione con lo stoccaggio di sale fuso e la combustione di biomasse rinnovabili, si potrebbe creare anche un flusso di energia elettrica per i 21 milioni di abitanti della nazione.

Barriere coralline: entro il 2100 cominceranno a sparire

barriera corallina

Le barriere coralline del mondo cominceranno a disintegrarsi prima della fine del secolo, in quanto i livelli crescenti di anidride carbonica nell’atmosfera fanno diventare gli oceani più acidi, avvertono gli scienziati. Più di 9.000 barriere coralline di tutto il mondo si prevede potranno disintegrarsi quando i livelli di biossido di carbonio nell’atmosfera raggiungeranno le 560 parti per milione.

La quantità di anidride carbonica nell’atmosfera di oggi è di circa 388ppm, ma si prevede possa raggiungere 560ppm entro la fine di questo secolo. Le barriere coralline sono alcuni tra i più ricchi centri di biodiversità degli ecosistemi marini nel mondo. Sono una casa per più di 4000 specie di pesci e facilitano la riproduzione, rifugio e aree di alimentazione per animali marini, come granchi, stelle marine e tartarughe.

Questi ecosistemi che ospitano la più alta diversità della vita marina negli oceani possono essere notevolmente ridotti nel giro di meno di 100 anni

ha detto il dottor Jacob Silverman della Carnegie Institution di Stanford University, California. Le barriere coralline crescono nei loro scheletri strutturali mediante il deposito di aragonite, una forma di carbonato di calcio, proveniente da ioni calcio nell’acqua di mare. Considerato che gli oceani assorbono l’anidride carbonica atmosferica, il processo fa diventare acido il carbonato di calcio che si scioglie.

Fonti rinnovabili e nuovi edifici: battuta d’arresto in Italia per la green economy

green-economyI Comitati di indirizzo di ben sedici Associazioni ambientaliste e del settore delle rinnovabili hanno  scritto ed inviato una lettera a Gianfranco Fini, Presidente della Camera dei Deputati, ed agli Onorevoli della Camera dei Deputati. Trattasi, nello specifico, del Wwf, Legambiente, Kyoto Club, Aiel, Anest, Fiper, Greenpeace Italia, Ises Italia, Assosolare, Aper, Anev, Gifi, Federpern, Itabia, Gses e Assolterm. I Comitati di indirizzo di queste Associazioni, infatti, hanno appreso con stupore quanto contenuto nel Decreto Legge 194/2009, il cosiddetto “Decreto Milleproroghe“; in mezzo alle tante proroghe, infatti, c’è la proroga, approvata in Aula al Senato, relativa all’introduzione nei regolamenti edilizi dei Comuni italiani dell’obbligo di realizzare i nuovi edifici attraverso i processi di integrazione e di utilizzo delle energie rinnovabili.