Il 20 aprile 2010 nel Golfo del Messico c’è stato il più grande disastro ambientale della storia. Oggi il presidente Obama ha chiesto ai responsabili del disatro il più grande risarcimento mai visto: 16 miliardi di dollari. L’azienda malcapitata è la BP, divenuta da allora il simbolo delle multinazionali che ammazzano il pianeta, la quale continua ancora oggi, quasi tre anni dopo, a professarsi innocente.
Per chi ha poca memoria, o chi era troppo piccolo per ricordarselo, la marea nera è quel fenomeno derivante dall’esplosione della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, di proprietà della BP, avvenuta nel Golfo del Messico nel 2010. La conseguenza più immediata fu la morte di 11 operai, ma i problemi causati all’ambiente e all’economia sono ancora oggi incalcolabili. Per quasi 3 mesi infatti il buco che era stato fatto nel sottosuolo per estrarre il petrolio ha continuato a vomitare migliaia di barili ogni giorno, trasformando il mare tutto intorno in un bagno di petrolio (da qui il nome marea nera). L’economia delle coste degli Stati interessati è stata messa in ginocchio perché la pesca ed il turismo sono diventati impossibili, milioni di animali acquatici ed uccelli marini sono morti, e la chiazza si è dispersa per tutto l’Atlantico, contaminandolo.
La prima reazione dell’azienda britannica è stata quella classica dello scarica barile, affermando che la responsabilità fosse di qualsiasi altra entità possibile ed impossibile, tutti tranne la BP stessa. Nonostante questo ha voluto mostrare la propria buona volontà pagando di tasca propria la pulizia dell’oceano (e ci mancherebbe), ma quando si è parlato di risarcire le popolazioni che ormai sono rimaste senza lavoro, la BP ha sempre cercato di evitare il confronto.
Ora però non può più scappare. Il presidente degli Stati Uniti ha chiesto un maxi risarcimento per quel disastro: 16 miliardi di dollari, e se per un primo momento il colosso britannico ha tentato di evitare il pagamento, secondo le ultime indiscrezioni sembra stia pensando di accettare quest’onere, per chiudere una volta per tutte la questione ed evitare che il giudice Carl Barbier possa decidere entità superiori. In ogni caso si tratterebbe di una decisione storica perché costringerebbe le altre aziende petrolifere a rivedere i propri piani di sicurezza altrimenti potrebbero andare incontro a sanzioni come questa.
[Fonte: Repubblica]
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