Il 20 aprile 2010 nel Golfo del Messico c’è stato il più grande disastro ambientale della storia. Oggi il presidente Obama ha chiesto ai responsabili del disatro il più grande risarcimento mai visto: 16 miliardi di dollari. L’azienda malcapitata è la BP, divenuta da allora il simbolo delle multinazionali che ammazzano il pianeta, la quale continua ancora oggi, quasi tre anni dopo, a professarsi innocente.
Golfo del Messico
Incidente petrolifero nel Golfo del Messico, 2 morti, feriti e dispersi
Un nuovo incidente nel Golfo del Messico su di una piattaforma petrolifera al largo della Louisiana: 2 morti, 11 feriti e 2 persone disperse. Dei feriti almeno quattro sono in condizioni gravi.
Ambiente, a New Orleans si teme l’arrivo di Isaac
Isaac è il nome della tempesta tropicale attesa in Louisiana. Sette anni dopo il passaggio di Katrina, classificato come l’uragano più devastante della storia degli USA, la popolazione non ha dimenticato le vittime e i danni alle persone e alle case. Ieri l’uragano di categoria 2 ha colpito lo stato della Florida e le isole Key, e adesso si sta dirigendo a Sud verso il Golfo del Messico e New Orleans. Il presidente della Louisiana e quello dello stato del Mississipi hanno dichirato lo stato di emergenz, mentre il presidente dello stato dell’Alabama ha ordinato l’evcuazione obbligatoria almeno nelle Contee del sud di Mobile e Baldwin.
Delfini ko per inquinamento Golfo del Messico
Sono passati quasi due anni dal disastro petrolifero del Golfo del Messico: era il 20 aprile 2010 quando la piattaforma petrolifera Deepwater Horizon ha iniziato a sversare in mare il petrolio proveniente dal pozzo Macondo, posto ad una profondità di oltre 1.500 metri. A distanza di anni i danni all’ecosistema del Golfo ancora si contano. Dopo gli uccelli marini, i pesci, i coralli, anche i delfini sono stati contaminati dal contatto con gli idrocarburi. Anzi, come riferisce l’ultimo rapporto della National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) l’inquinamento da petrolio ha avuto un impatto maggiore sui cetacei e sulla fauna marina di quanto si temesse.
La BP tornerà a trivellare nel Golfo del Messico
In una sorta di gioco macabro, in cui l’assassino una volta libero torna sul luogo del delitto, ad accertarsi se c’è rimasto ancora qualcosa di vivo da finire, la BP potrebbe fare nuovamente capolino nel Golfo del Messico, armata di trivelle e munita, ce lo auguriamo, di piani per usarle nel migliore dei modi. La notizia che la compagnia petrolifera, rea della marea nera, parteciperà alla gara per aggiudicarsi i diritti di trivellazione in quell’area, arriva dal Bureau of Safety and Environmental Enforcement. Michael Bromwich, a capo dell’organo, motiva questa decisione con una dichiarazione che ha fatto inorridire gli ambientalisti, e rabbrividire il resto dell’opinione pubblica americana:
Non si concede la pena di morte sulla base di un solo incidente.
Marea nera BP: i numeri definitivi
Ad oltre un anno della marea nera capitata nel Golfo del Messico in seguito all’esplosione della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon della BP, finalmente possiamo dire di avere in mano i dati definitivi del disastro. E già questo, il fatto di averci messo più di un anno per calcolarli, fa capire l’entità di ciò che è accaduto. A portare a termine quest’improba missione ci hanno pensato i ricercatori del Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI).
Marea nera BP: aperta inchiesta sulle bugie dopo un anno
Come si suol dire, meglio tardi che mai. A quasi un anno di distanza dal giorno in cui la BP ha finalmente trovato la soluzione per risolvere la marea nera, e chiudere quella maledetta falla che ha distrutto un intero ecosistema, la giustizia americana si è svegliata ed ha aperto una nuova inchiesta. Questa volta non si indaga sulle cause, ma sulle menzogne che la compagnia petrolifera ha raccontato al mondo.
Marea nera BP: nuova perdita all’orizzonte?
Una grande patina luccicante è stata avvistata nel Golfo del Messico nelle ultime ore, e già molti stanno dando la colpa alla BP. Ancora non si sa molto né delle cause né di quanto sia estesa, ma il timore principale è che il tappo che lo scorso anno fu posto sulla perdita che causò la marea nera si sia corroso, lasciando nuovamente fuoriuscire del petrolio.
Marea nera: Greenpeace parte al contrattacco e svela documenti segreti sull’insabbiamento
Il sospetto lo avevamo tutti, ma ora questo è diventato una certezza. I cosiddetti “esperti” inviati a fare le valutazioni nel Golfo del Messico durante e dopo il disastro passato alla storia come la marea nera, hanno mentito all’opinione pubblica. Un po’ come ha fatto il Governo giapponese sull’esplosione della centrale nucleare di Fukushima, il tentativo di tranquillizzare la popolazione minimizzando i pericoli provenienti dalla dispersione del petrolio è venuto fuori.
A denunciare tutto è Greenpeace, i cui scienziati sono stati tenuti a debita distanza, finché hanno potuto, dagli agenti di sicurezza, ma che è stato in grado di “intercettare”, in stile Wikileaks, una gran mole di documenti scambiati tra il Governo statunitense e l’azienda responsabile, la britannica BP, dove veniva riportata la verità. Una verità che, ovviamente, è ben diversa da quella che le fonti ufficiali annunciavano ai media.
Marea nera: torna l’incubo nel Golfo del Messico
Nuova marea nera nel Golfo del Messico
Il Golfo del Messico non può riacquistare un minimo di serenità. Solo pochi mesi dopo la soluzione del dilemma della fuoriuscita di petrolio dalla piattaforma della BP, ecco che una nuova perdita si registra nelle stesse acque.
Una nuova marea nera larga 30 miglia (48 km) si sta diffondendo in tutto il Golfo, proprio nei pressi della Louisiana Grand Isle, uno dei luoghi più colpiti nel corso della tragedia dell’anno scorso. La grandezza delle 30 miglia è la stima ufficiale, ma alcuni pescatori hanno riferito che la macchia si estendeva per oltre 100 miglia (oltre 160 km) in alcuni punti. Ed il petrolio ancora una volta finiva a terra, mettendo a rischio gli ecosistemi, e minacciando di rovinare anche questa stagione alle popolazioni della costa.
Golfo del Messico, l’oceano guarisce più in fretta del previsto
I ricercatori dell’Università della California di Santa Barbara e della Texas A & M University hanno definito i risultati dei loro studi “molto sorprendenti”, quando hanno misurato le concentrazioni di gas metano nel Golfo del Messico. Hanno infatti notato che i livelli sono tornati quasi normali solo pochi mesi dopo l’enorme rilascio di petrolio avvenuto in seguito all’esplosione della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon.
I risultati dello studio, condotto da John Kessler e David Valentine, sono stati recentemente pubblicati sulla rivista Science. Essi mostrano che Madre Natura ha provveduto rapidamente alla rimozione di oltre 200.000 tonnellate di metano disciolto attraverso l’azione dei batteri che sono fioriti, consumando completamente il gas che era stato sprigionato dalla catastrofe.
Golfo del Messico, Greenpeace assalta piattaforma petrolifera per inaugurare la conferenza di Cancun
La conferenza di Cancun si aprirà tra meno di una settimana, ma già gli attivisti di Greenpeace si stanno dando da fare per alzare il livello di attenzione sulle problematiche ambientali. Per farlo hanno scelto un luogo simbolico, il Golfo del Messico, teatro della più grande catastrofe ambientale della storia, avvenuta lo scorso aprile con lo sversamento della piattaforma petrolifera della BP, e così hanno deciso di assaltare una sua “sorella”, la piattaforma Centenario che si trova a 100 km da Veracruz, in Messico.
La volontà dei quattro attivisti che sono saliti nella notte in cima alla piattaforma è di riportare in cima agli accordi sul clima la tematica delle trivellazioni sottomarine, considerate pericolosissime ancor prima della tragedia della BP. Greenpeace chiede di “chiudere l’era delle fonti energetiche fossili”, a cominciare proprio dall’inquinantissimo petrolio, per ripartire dalle energie rinnovabili.
La marea nera sta distruggendo i coralli giganti nel Golfo del Messico
Era il 20 aprile 2010 quando la piattaforma petrolifera Deepwater Horizon ha cominciato a sversare nelle acque del Golfo del Messico il petrolio dal pozzo Macondo, situato a oltre 1.500 metri di profondità.
La marea nera a distanza di mesi dal disastro, e dopo la chiusura della falla, torna a far parlare di sé. Dopo l’annuncio dei progetti per ristabilire la vita marina nelle acque del Golfo, come il 100-1000 partnership, la BP potrebbe essere responsabile della morìa dei coralli giganti che vivevano vicino al pozzo della piattaforma petrolifera.
Lo ha rilevato la spedizione scientifica a bordo della nave oceanografica Ronald H. Brown che ha analizzato i fondali vicino al pozzo Macondo. Come ha dichiarato Timothy Shank, uno dei ricercatori della Woods Hole Oceanographic Institution
I coralli giganti nelle vicinanze del pozzo sono coperti da una sostanza nera e o sono morti o stanno morendo. In qualche caso sono rimasti soltanto scheletri.
Clinton Global Initiative: elette le 7 migliori iniziative verdi del 2010
Torniamo a parlare della Clinton Global Initiative, una riunione di capi di Stato, imprese, attivisti, celebrità e organizzazioni no-profit provenienti da tutto il mondo, riunite nel tentativo di favorire il progresso attraverso “impegni vincolanti” per lo sviluppo sostenibile. Riprendiamo il filo del discorso non più per annunci “catastrofici”, ma per mettere in evidenza la parte positiva dell’attività, e cioè le proposte verdi del 2010.
Tra i vari impegni presi, dalla salute all’emancipazione femminile, fino al rispetto per l’ambiente, si sono fatte largo alcune azioni, a livello mondiale, che vale la pena sottolineare. A seguire le migliori sette.