Riscaldamento globale: centinaia di milioni di profughi nel 2050

di Redazione Commenta

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Dalla conferenza sul clima di Copenaghen è uscita una specie di accordo che non risolveva nulla, ma aveva come intenzione almeno quella di limitare i danni e cercare di far arrivare lo stato di salute della Terra il più sano possibile al 2050. Secondo gli ultimi dati dell’Onu, questo pare non sarà possibile.

Già oggi infatti sono tanti i segnali che qualcosa sta cambiando: mutamenti climatici estremi (proprio due settimane fa siamo passati in Italia in 24 ore dalla neve a +20/25 gradi), uragani e tempeste sempre più frequenti, desertificazione e innalzamento del livello dei mari. Ma a breve potranno esserci segnali ancora peggiori. Tutto questo aggravato da un fenomeno che già oggi è molto preoccupante: la migrazione di massa.

Oltre alle guerre e alla povertà che purtroppo spingono milioni di persone a lasciare i Paesi poveri per cercar fortuna in quelli ricchi, ad esse si aggiungeranno fenomeni come siccità, inaridimento del terreno e restringimento delle terre abitabili, specialmente nei posti caldi come l’Africa, che costringeranno ancor di più le popolazioni a lasciare le proprie terre.

Tempo fa vi davamo notizia di quello che stava accandendo in Papua Nuova Guinea, dove gli abitanti delle Isole Carteret sono stati riconosciuti come i primi profughi ambientali. Queste poche migliaia di persone hanno visto la loro terra letteralmente inondata dalla marea oceanica, che ha lasciato dietro di sè solo distruzione. Sono stati costretti quindi a migrare verso altri lidi, e sono stati riconosciuti anche dalle Nazioni Unite come la prima popolazione a dover migrare a causa del riscaldamento globale.

Sempre secondo l’Onu, che ha calcolato il fenomeno attraverso l’Iom, Organizzazione internazionale per le migrazioni, questo fenomeno non è nuovo. Nel 1990 erano 25 milioni i profughi che, a causa di inquinamento, desertificazione, siccità e disastri naturali, hanno dovuto lasciare la propria terra. Oggi questo numero è raddoppiato, ma dal momento in cui si faranno sentire anche le conseguenze del riscaldamento globale, queste cifre sembreranno piccole, al confronto di quelle che si avranno quando centinaia di milioni di persone invaderanno il ricco e freddo (ancora per poco) Nord del mondo nel 2050.

Per risolvere, almeno in parte, la situazione, e sperare almeno di attenuare il fenomeno, l’Onu propone quattro punti che devono essere ratificati da tutti gli Stati del mondo. Il primo, e probabilmente il più importante, è il riconoscimento del problema, dato che ancora oggi, specialmente negli Stati Uniti, sono in tanti a dire che si tratta di invenzioni; secondo, attuare politiche per affrontare queste problematiche, ed il Fondo per i Paesi poveri previsto a Copenaghen potrà aiutare in questo senso; terzo, mantenere alto il livello di ricerca per risolvere i cambiamenti climatici; ed infine dare un aiuto ai Paesi in via di sviluppo.

Fonte: [Repubblica]

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