Corrette le stime dell’innalzamento del livello dei mari, ma la preoccupazione resta

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ghiacciaio in alaska

I glaciologi del Laboratorio di Studi Spaziali in Geofisica e Oceanografia dell’Università di Tolosa e dei loro colleghi statunitensi e canadesi hanno dimostrato che gli studi precedenti hanno ampiamente sopravvalutato la perdita di massa dei ghiacciai dell’Alaska nel corso degli ultimi 40 anni. Dati recenti provenienti dai satelliti e dai centri di rilevazione hanno permesso ai ricercatori di mappare ampiamente la perdita di massa in questi ghiacciai, che hanno contribuito allo scioglimento che ha innalzato di 0.12 mm/anno il livello del mare tra il 1962 e il 2006, invece di 0,17 millimetri/anno, come precedentemente stimato.

I ghiacciai montani coprono tra 500.000 e 600.000 km2 di superficie terrestre (circa le dimensioni della Francia), che è poco rispetto al settore della Groenlandia (1,6 milioni di km2) e dell’Antartide (12,3 milioni di km2). Nonostante le piccole dimensioni, i ghiacciai di montagna hanno svolto un ruolo importante nel recente innalzamento del livello del mare a causa del loro rapido scioglimento in risposta al riscaldamento climatico globale.

Di tutte le regioni coperte dal ghiaccio del pianeta, la perdita di ghiaccio è stata maggiore in Alaska ed in Canada nord-occidentale, dove i ghiacciai coprono 90.000 km2. I risultati pubblicati su Nature Geoscience, portano i ricercatori a concludere che questi ghiacciai hanno contribuito sì all’innalzamento del livello del mare, ma meno rispetto al previsto.

Ma perché la perdita di ghiaccio è stata sovrastimata? L’impatto dei detriti rocciosi che copre alcune lingue di ghiaccio e le protegge dalle radiazioni solari (e quindi dalla fusione), non è stata presa in considerazione nel lavoro precedente. Inoltre, il loro campionamento è stato limitato a profili longitudinali lungo il centro di pochi ghiacciai, che geometricamente portavano alla sovrastima della perdita di ghiaccio. Questo nuovo studio conferma che l’assottigliamento dei ghiacciai dell’Alaska è molto eterogeneo, e dimostra che è difficile prevedere queste complesse variabilità sulla base di alcune misure di campo o profili altimetrici. Grazie alla loro copertura regionale, i dati satellitari permettono di migliorare le osservazioni di risposta ai cambiamenti climatici glaciali e di specificare il contributo dei ghiacciai al livello dei mari.

La perdita di ghiaccio in Alaska dal 1962 è evidentemente minore di quanto si pensasse. Tuttavia, il diradamento (a volte oltre 10 m/anno, come nel ghiacciaio Columbia) e ritiro dei ghiacciai continuano ad essere rilevanti. Inoltre, l’accelerazione e la perdita di massa a partire dalla metà degli anni 1990 non è in discussione e dimostra di essere un segnale preoccupante per futuro innalzamento del livello del mare.

Fonte: [Sciencedaily]

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