Stop al carbone 2009 o il conto dell’Ue per l’Italia sarà salato

di Redazione 5

Stop al carbone 2009. Questo il titolo, che è tutto un programma, del dossier stilato e diffuso da Legambiente, nell’ambito della Settimana amica del clima (13-20 febbraio). Un documento che mira a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’inutilità e l’arretratezza, per quanto riguarda il risparmio e l’efficienza energetica, delle centrali a carbone attive sul territorio italiano.

Ma vediamo quali sono i principali argomenti tirati in ballo dalla nota associazione ambientalista contro lo sfruttamento delle centrali a carbone per produrre energia: prima tra tutti, l’ingente quantità di emissioni provocata da questo genere di impianti. Un’immensa mole di CO2 che si riversa nell’atmosfera che, al di là delle conseguenze drammatiche sul riscaldamento globale e i cambiamenti climatici, rappresenterà anche un conto salato da pagare per l’Italia.

Proprio così, e a presentarlo sarà ancora una volta l’Unione Europea. Pare, infatti, che uno dei motivi per cui il nostro Paese non riesce ad adeguarsi nei tempi previsti ai parametri di riduzione delle emissioni stabiliti dall’Unione sia costituito proprio dalle obsolete centrali a carbone. I dodici impianti operanti sul nostro territorio contribuiscono, secondo il dossier di Legambiente, a produrre il 14% dell’energia elettrica totale. Ma da sole sono responsabili di ben il 30% delle emissioni totali di CO2 relative alla generazione di elettricità. E questo, tra il 2005 e il 2007, ci è costato già caro: sono stati sborsati, infatti, da noi contribuenti, circa 100 milioni di euro, per coprire gli 8,7 milioni di tonnellate di CO2 ritenuti oltre i valori permessi dall’Ue e generati proprio dalle nostre centrali a carbone. E, paradossale ma vero, si vogliono aprire nuovi impianti, invece di puntare su alttri settori meno inquinanti, come spiega il responsabile scientifico di Legambiente Stefano Ciafani:

L’Italia sta portando avanti una politica di assoluta retroguardia nella lotta al cambiamento climatico, in direzione opposta a quella fissata dalla Ue con il pacchetto clima energia e a quella recentemente tracciata dal nuovo presidente degli Stati Uniti. Nuove centrali a carbone aumenterebbero il nostro ritardo nel contrasto al global warming, condannandoci a pagare pesanti sanzioni.

[Fonte: Ansa Ambiente]

Commenti (5)

  1. E pensate che oggi (facendo orientamento universitario) sentivo parlare gente che ha in mente un dottorato di ricerca sulle CENTRALI A CARBONE! Per carità, ben venga come conoscenza, ma non sarebbe più produttivo concentrarsi sulle rinnovabili?

    PS: la Biowashball e le Ecowashball sono arrivate.. ricordo che le seconde servono a lavare i piatti senza detersivo e FUNZIONANO! Ho fatto la prova oggi con 8 piatti sporchi di gnocchi con burro e salvia.. sono venuti perfetti, senza odore, non oleosi.. puliti meglio che con la lavastoviglie (con la quale a volte ci rimane qualché pezzetto di burro attaccato)!! Bisogna capire come si usano all’inizio, e sgrassarle ogni tot lavaggi con una goccia di detersivo, ma… ne consentono un risparmio enorme!! A breve pubblicherò da qualche parte la descrizione completa :-)!

  2. grazie per la collaborazione francesco. Comunque prova a consigliare ai tuoi colleghi delle centrali a carbone di svegliarsi, e avvisali che siano nel 2009, non nel 1970!

  3. siaMo, non siano 😉

  4. si, grazie per la testimonianza sulla biowashball! Se vuoi puoi postare nei commenti sotto al post della biowashball i dettagli sulla tua “sperimentazione”, può servire ad altri indecisi se acquistarla 😉 grazie ancora

  5. Scopro solo ora questo ennesimo tentativo di demonizzare ciò che nei Paesi più ricchi e sviluppati del paineta è una realtà, posto qui di seguito un mio articolo-commento:

    Q U O T E

    Il masochismo dei soliti noti …”ambientalisti” !
    di Rinaldo Sorgenti – 09.06.2010

    La triplice “ambientalista”: Legambiente, Greenpeace e WWF non finisce mai di stupire e proporsi al ludibrio dei cittadini e lavoratori.
    Premessa: Nei giorni scorsi il Commissario dell’Autorità garante della concorrenza e dei mercati, Antonio Pilati, ha autorevolmente e lodevolmente chiarito, davanti alla Commissione Ambiente della Camera, che la impropria penalizzazione inflitta al nostro Paese dalle decisioni prese a Bruxelles nel 1998 (B.S.A.) e successivamente con il varo della Direttiva ETS nel 2003, sono state un’indebita e pesante alterazione per la competitività del nostro sistema industriale nel contesto sia europeo che globale, nonostante l’evidente migliore efficienza e minore livello emissivo dei nostri impianti, rispetto a quelli dei nostri cugini Ue.
    Invece di unirsi nell’azione di smascheramento della grave beffa e contribuire ad un approfondimento e soluzione del problema, che renda giustizia alla virtuosità ambientale italiana, cosa fanno i sensibili e solerti catastrofisti?
    Semplice, con una logica di pura matrice “tafazziana”, attaccano il nostro Paese e scrivono alla Commissaria europea per il Clima, la danese Connie Hedegaard (che, ignara delle evidenze e della crisi economica che sta mettendo a dura prova le resistenze e la sostenibilità del sistema Ue, sta sognando un ulteriore “salto nel vuoto” per portare – unilateralmente e per la sola Europa – gli obiettivi di riduzione della CO2 al 30% entro il 2020), per “denunciare” il nostro (forse anche loro?) stesso Paese! E cosa attaccano questi solerti difensori dell’assurdo? Il doveroso intervento legislativo varato dal Parlamento per porre un estremo parziale rimedio all’evidente discriminazione perpetrata ai danni di un consistente numero di imprese italiane che, a causa delle “inspiegabili” scelte operate dal precedente ministro dell’ambiente Pecoraro Scanio – ed avallate con ulteriore penalizzazione dalla Commissione Ue nel 2008 – ha privato gli impianti “nuovi entranti” delle quote loro spettanti per operare in condizioni di parità con i loro concorrenti, sia interni che in Europa. Davvero da non credere, se non si fosse ormai abituati a questa sistematica mistificazione della realtà, per motivazioni che con l’ambiente hanno davvero ben poco a che fare.
    Ignari di qualsiasi sano concetto economico, che necessariamente deve governare e disciplinare ogni seria attività produttiva, i catastrofisti-anti progresso vaneggiano di: indebiti finanziamenti alle imprese, da parte del Governo per “inquinare”, in contrasto con la disciplina che vieta gli “aiuti di stato”!
    Questi signori arrivano a definire: “l’anticipo delle risorse economiche che le imprese italiane saranno chiamate ad acquistare all’asta dal 2013, in ossequio del trattato 20-20-20”, come fondi messi graziosamente a disposizione da Bruxelles, per adottare politiche a “favore” del Clima.
    Mistificando e capovolgendo la realtà e la logica, arrivano a definire queste imprese “nuove entranti” (che per definizione hanno realizzato onerosi investimenti per costruire impianti di ultima generazione e, verosimilmente, più efficienti e virtuosi, come “approfittatori” che beneficerebbero di soldi regalati alle imprese più inquinanti.
    Una vera beffa (la loro), commentano Legambiente,Greenpeace e WWF, vaneggiando di “aiuti di stato” e violazione della normativa europea sulla concorrenza tra le imprese.
    Se questi “negativisti” fossero pubblici servitori dello Stato, sarebbero da condannare per: attentato agli interessi collettivi del Paese o, quantomeno, per pubblicità ingannevole! C’è da augurarsi che i media vogliano aiutare a fare chiarezza sul tema, per evitare che gli ignari cittadini possano involontariamente continuare ad essere confusi e buggerati.

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    U N Q U O T E

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