In vista del 22 aprile, data in cui partirà la ratifica degli accordi raggiunti alla COP21 di Parigi, la Rappresentanza Permanente italiana presso le Nazioni Unite ha organizzato una conferenza sul tema del contrasto al cambiamento climatico intitolata «Fighting Climate Change: Sharing Italy’s Innovative Technologies». Durante l’evento sono stati illustrati sei progetti italiani d’eccellenza che affrontano il tema da prospettive differenti e con modalità innovative.
cambiamento climatico
Riscaldamento globale, febbraio 2016 con temperature record
Lo scorso febbraio è stato un mese di forte anomalia per la temperatura terrestre con uno scostamento verso l’alto di circa 1,35 gradi rispetto ai valori medi del periodo 1951 – 1980. I dati arrivano direttamente dal Goddard Institute for Space Studies (GISS) della NASA le cui rilevazioni periodiche sono uno degli strumenti più preziosi per lo studio e la modellazione del riscaldamento globale.
Allarme siccità per il Nord e la Sardegna
Con il mese di gennaio che si avvia a conclusione il bilancio della prima parte dell’inverno sulla penisola italiana desta numerose preoccupazioni. Tra dicembre e gennaio infatti hanno prevalso in gran parte del paese condizioni di clima stabile con precipitazioni limitate e temperature spesso sopra la media. In questo quadro agli annosi problemi sull’inquinamento atmosferico si aggiunge in prospettiva un nuovo allarme siccità legato alla scarsità di precipitazioni ed al conseguente abbassamento del livello degli invasi.
Tornado in Oklahoma, è colpa dei cambiamenti climatici
Quello di qualche giorno fa è stato il più potente tornado mai verificatosi negli Stati Uniti. In quello che viene definito “il corridoio dei tornado”, ovvero uno spazio nel centro del Paese in cui le correnti provocano spesso eventi del genere, la popolazione è abituata a catastrofi naturali, tanto che gli edifici hanno tutti una cantina-bunker in cui difendersi dalla forza della natura. Ma allora perché questa volta sono stati prodotti tutti questi danni?
L’Australia riconosce lo status di rifugiato climatico
Il rifugiato climatico è tecnicamente quella persona che, a causa degli effetti del cambiamento climatico (siccità, alluvioni, ecc.) è costretto a lasciare la propria terra perché il posto dove è nato e cresciuto è diventato invivibile. Abbiamo visto negli ultimi anni un incremento dei rifugiati climatici in alcune isole del Pacifico e dell’oceano Indiano, letteralmente sfrattati dall’aumento del livello del mare. Ora però a pagarne le conseguenze non è un atollo sperduto ma uno dei Paesi più importanti al mondo, l’Australia.
Il riscaldamento globale non è legato all’attività solare, ora è ufficiale
Alla teoria del riscaldamento globale, ormai non più negabile, oggi i negazionisti più accaniti rispondono che non è colpa delle attività umane ma delle attività solari. Secondo questo modo di pensare, le nostre temperature globali sono aumentate perché il sole è diventato più caldo. Oggi arriva una conferma del contrario da parte dell’IPCC, il panel delle Nazioni Unite che studia il fenomeno del cambiamento climatico, che ha negato che i due fenomeni possano essere collegati.
Conferenza di Doha, le posizioni di Europa e Stati Uniti
La prossima settimana, nel disinteresse della gran parte dei media, si apre la cruciale conferenza di Doha. Si tratta del tradizionale meeting dei rappresentanti di tutto il mondo che, come in passato accaduto per Copenhagen, Cancun e gli altri appuntamenti, mira a trovare una soluzione al cambiamento climatico. Come abbiamo visto, ora finalmente il mondo si è accorto che questo fenomeno è reale ed è tra noi, ma nonostante ciò ancora sono in pochi quelli che vogliono reagire.
Mutamenti climatici, i media americani fanno disinformazione
Forse si è scoperto il motivo per cui gli americani, o perlomeno una grossa fetta di essi, è disinformata sul cambiamento climatico. I principali media prendono una cantonata dopo l’altra. A quanto pare uno studio effettuato dall’organizzazione no profit Union of Concerned Scientists (UCS) ha messo in evidenza come il 93% delle informazioni date dalla Fox News e l’81% di quelle del Wall Street Journal in merito a questioni ambientali sono, per usare un eufemismo, inaccurate.
Ghiacci artici spariranno entro 4 anni, parola dell’esperto
Uno dei principali esperti di ghiacciai del mondo è convinto che entro 4 anni i ghiacci artici spariranno. Almeno durante la stagione estiva. Ad affermarlo è il Prof. Peter Wadhams dell’Università di Cambridge che ha predetto, testuali parole, un “disastro globale”. Alla fine non ci voleva un luminare per notare che, di anno in anno, durante il periodo estivo il ghiaccio artico si assottigliava sempre di più. Però una previsione così catastrofica non ce l’aspettavamo proprio.
Posidonia, un’alga a rischio estinzione nel Mediterraneo
La posidonia, una delle più antiche specie vegetali del Mediterraneo, rischia di estinguersi entro il 2050 a causa dell’aumento della temperatura delle acque. Lo sostiene uno studio dei ricercatori dell’Institut Mediterrani d’Estudis Anacats delle Isole Baleari, pubblicato sulla rivista Nature Climate Change.
E se la crisi economica fosse collegata ai cambiamenti climatici?
Da qualche tempo climatologi, economisti ed ambientalisti hanno cominciato a mettere in relazione l’inizio della crisi economica con le prime prove del riscaldamento globale. Ma per avere una conferma di questa tesi che, a primo impatto, può sembrare bizzarra, bisogna rivolgersi a qualcuno di esterno al campo: uno storico. Così ad analizzare questo paragone ci ha pensato David Zhang, ricercatore dell’Università di Hong Kong, che per capire meglio questo fenomeno ha fatto un salto nel passato per vedere se tutti i periodi che hanno visto un qualche cambiamento climatico potessero corrispondere a periodi di rivoluzione. Ed i risultati sono stati sorprendenti.
Riscaldamento globale: nuovo record di caldo a giugno
Due rilevazioni importanti, ma purtroppo non incoraggianti, sul cambiamento climatico ci raggiungono dal National Snow and Ice Data Center: continua sempre più la tendenza all’innalzamento delle temperature, con rilevazioni record nel mese di giugno; mentre nell’Artico l’estensione del ghiaccio marino ha raggiunto il secondo punto più basso della sua storia nello stesso periodo.
Mutamenti climatici: i Paesi più colpiti saranno i meno responsabili
Gli effetti del cambiamento climatico sulle diverse parti del mondo dovrebbero apparire all’incirca come sono stati rappresentati visivamente nella mappa qui sopra, prodotta da un dottorando della McGill University. Jason Samson ha utilizzato i dati climatici e quelli del censimento per disegnare una mappa dei luoghi in cui il cambiamento climatico avrà probabilmente il più grande effetto sul maggior numero di persone.
La mappa mostra in rosso le aree in cui la vulnerabilità umana al cambiamento climatico sarà più grande; i Paesi in giallo si prevede possano sperimentare un effetto più moderato sulla popolazione, quelli in blu indicano le popolazioni meno influenzate, mentre le aree in bianco hanno una carenza di dati o di persone (come nel caso del deserto).
Animali in via d’estinzione: il mondo rischia di entrare nella “sesta estinzione di massa” della storia
Una “estinzione di massa” si caratterizza come un periodo durante il quale almeno il 75% delle specie della Terra muore nell’arco di pochi milioni di anni o anche meno. Negli ultimi 540 milioni anni si sono verificati cinque casi di estinzione di massa, ma secondo uno studio condotto dalla UC Berkeley da Anthony Barnosky e colleghi, pubblicato sulla rivista Nature, ci sono segnali che stiamo per entrare nel sesto evento del genere.
I cinque precedenti si sono verificati durante le ere seguenti:
- Ordoviciano (443 milioni di anni fa, l’86% di specie estinte);
- Devoniano (359 milioni di anni fa, il 75% di specie estinte);
- Permiano (251 milioni di anni fa, il 96% di specie estinte);
- Triassico (200 milioni di anni fa, l’80% di specie estinte);
- Cretaceo (65 milioni di anni fa, il 76% di specie estinte).