obama guerra carbone

Obama fa un passo indietro, no alla guerra al carbone

obama guerra carboneLa politica ambientale di Obama è a dir poco strana. Da un lato fa la campagna elettorale in favore dell’ecologia, e dall’altra concede le autorizzazioni per il Keyston XL, il più grande oleodotto d’America; da un lato promuove le rinnovabili e dall’altro investe sulle sabbie bituminose e sulle trivellazioni. L’ultima contraddizione arriva dall’Africa, dove il presidente è in visita in questi giorni, ed in cui appena qualche giorno fa aveva annunciato un piano contro i cambiamenti climatici. Oggi arriva un annuncio che non ci aspettavamo: “no alla guerra al carbone”.

greenpeace enel corto uno al giorno

Greenpeace contro Enel, arriva il corto shock “Uno al giorno”

greenpeace enel corto uno al giornoLa guerra tra Enel e Greenpeace continua, ed oggi l’associazione ambientalista, forte della recente sentenza che l’ha assolta proprio dalle accuse dell’azienda energetica, si ripresenta con una nuova arma. Un cortometraggio di 4 minuti in cui mostra nell’atto pratico, nella vita di tutti i giorni, l’azione della compagnia. Secondo le accuse dell’associazione, Greenpeace uccide una persona al giorno, ovviamente indirettamente, a causa dell’azione delle sue centrali a carbone.

stoccaggio co2 tecnologia abbandono

Stoccaggio CO2, la tecnologia è in via di abbandono

stoccaggio co2 tecnologia abbandono

Capita molto raramente che dopo aver speso milioni di euro un’azienda decida di abbandonare tutto. Ma capita proprio perché c’è il rischio che andando avanti si spenda ancor più di quello che si è sprecato fino a quel momento. E’ quanto sta accadendo per la tecnologia di stoccaggio della CO2, fortemente voluta dalle compagnie energetiche che continuano a puntare sul carbone, le quali stanno cominciando a ritirarsi dagli investimenti effettuati nella cosiddetta CCS (carbon capture and storage).

Inquinamento: il Consiglio di Stato boccia la riconversione al carbone della centrale di Porto Tolle

Ancora una volta ci hanno provato, e ancora una volta gli è andata male. La centrale a gas di Porto Tolle (Rovigo) doveva essere riconvertita nella ben più inquinante centrale a carbone. Dietro questo cambio di indirizzo c’era l’Enel, con l’appoggio del Governo, per l’ennesima mossa anti-ambientale della legislatura, con l’incredibile avvallo persino del Ministero dell’Ambiente.

Per fortuna un ricorso presentato da Wwf, Greenpeace, Italia nostra, operatori turistici, alberghieri e balneari, associazioni di pescatori e cittadini, è stato accolto dal Consiglio di Stato che ha bocciato l’ok del Tar del Lazio che concedeva l’avvio dei lavori ed ha bloccato tutto: la centrale a carbone non s’ha da fare.

Piano ecologico della Gran Bretagna: 34% di riduzione emissioni entro il 2020

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Immediatamente dopo il g8, non si è mosso molto tra i vari Governi del mondo a proposito dei problemi ambientali. Ma dopo un primo momento in cui al centro dell’attenzione c’è stata la crisi economica, ecco che qualcuno comincia a farsi vivo per porre gli obiettivi intermedi per raggiugere quello principale a lunga scadenza.

Ci prova così la Gran Bretagna, che ha annunciato, per bocca del Segretario sull’Energia e i Cambiamenti Climatici Ed Miliband, il nuovo piano di transizione verso le basse emissioni di carbonio. Il piano ha come obiettivo quello di ridurre le emissioni di gas serra nel Regno Unito del 34% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020. Tenendo presente che la Gran Bretagna è uno dei Paesi al mondo che si è maggiormente impegnato per raggiungere tale obiettivo, e che le emissioni sono già scese del 22% sulla base dei dati forniti dal Governo, si capisce che la situazione è migliore del previsto. Inoltre attualmente circa il 5% del suo fabbisogno energetico è coperto dalle fonti rinnovabili. Il piano si prevede che sia fatto in questo modo:

La maggior parte delle riduzioni delle emissioni proverrà dall’elettricità verde. Nel complesso, circa il 50% della riduzione delle emissioni tra oggi e il 2020 ci si aspetta provengano da un maggiore utilizzo di energia pulita per fornire elettricità.

Greenpeace e Legambiente contro la riconversione di Porto Tolle

Ipnotizzati dalla parola “carbone pulito“, molti burocrati che di ecologia ci capiscono poco o nulla, pensano che costruire una centrale con quella tecnologia sia favorevole per l’ambiente. Secondo molti politici e sedicenti imprenditori ambientali, esisterebbe un carbone che non si sa da dove viene, e che nella combustione non rilascia anidride carbonica.

Per questo, speriamo in buona fede, da anni l’Enel continua a chiedere al Governo di poter riconvertire la centrale a olio pesante di Porto Tolle (Ro) in centrale a carbone pulito. Dopo 4 anni di pressioni, sembra che il colosso dell’energia abbia ottenuto ciò che voleva, visto che il Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo ha annunciato di voler firmare il decreto di compatibilità ambientale che di fatto autorizza la riconversione.

Dicevamo in buona fede perché, secondo il ministero:

dal punto di vista ambientale, con la riconversione si ottiene una sostanziale riduzione delle emissioni rispetto al passato.

Nulla di più falso, come hanno tentato di fargli capire i volontari di Greenpeace e Legambiente, che forse di inquinamento ne capiscono un po’ di più del Ministero.

Barack Obama festeggia i 100 giorni da presidente ecologico

Anche noi di Ecologiae riponiamo molte speranze nel Governo di Obama. Un esecutivo che festeggia i primi 100 giorni dall’insediamento, i quali serviranno per capire cosa ci aspetta e quali saranno i progressi, soprattutto ecologici, che ci aspettano durante l’intero mandato. Dopo anni di un’amministrazione che poco aveva a che fare con l’ecologia, e che ha messo l’ambiente dopo l’ultima delle questioni (e le prime erano sempre inquinanti), siamo improvvisamente passati ad un presidente che ha promesso di finanziare le energie rinnovabili, creare posti di lavoro verdi, abbracciare la scienza, e forse l’obiettivo più importante, far diventare gli Stati Uniti i leader per affrontare il cambiamento climatico.

Ma cosa effettivamente ha fatto Obama, almeno in questi primi 100 giorni, per far intendere che vuol mantenere le promesse? Come si può scorgere anche nelle pagine di questo blog, Obama è stato molto impegnato nel mettere in atto le sue idee ecologiche. Da gennaio ad aprile, ha praticamente fatto più di tutti gli 8 anni precedenti dell’amministrazione Bush.

Una scomoda verità…al contrario, parte seconda

Oggi tenteremo di concludere la confutazione dell’articolo dell’Indipendent dei giorni scorsi, il quale tenta di smontare la maggior parte delle tesi ambientaliste perché ritenute delle false verità dal giornale britannico. Ieri la prima parte (per chi se la fosse persa, basta cliccare qui), oggi invece completiamo il quadro, partendo però dal dar ragione, su un aspetto, al giornalista dell’Indipendent, il quale oggi ci trova d’accordo su molti punti.

Una delle sue tesi infatti è che le auto ibride non facciano risparmiare così tanto in termini di impatto ambientale. Secondo quanto riportato nell’articolo, la prima auto di questa generazione, e sicuramente la più famosa, la Toyota Prius, non farebbe risparmiare del carburante, ma anzi, in termini di emissioni, consumerebbe anche di più di un modello diesel di 10 anni prima. In un esperimento si è misurato quanto carburante viene utilizzato per alimentare entrambi i motori della Prius (anche quello elettrico ha i suoi consumi), confrontandolo su un lungo viaggio con il consumo di una Bmw. Si è notato quindi che l’auto ibrida consumava leggermente di più in termini di carburante, e faceva risparmiare il guidatore soltanto quando pagava la tassa del casello autostradale o quando girava nel centro cittadino. Se i dati sono corretti, potrebbe anche andar bene questa obiezione. Ma stiamo sempre parlando di un auto del 1997, la prima del suo genere. Sono sicuro che se il giornalista provasse una delle auto più moderne, le rilevazioni sarebbero ben diverse.

Anche la Cina adotta il Green New Deal

Da quando Obama ha lanciato l’idea del Green New Deal tutto il mondo si è mobilitato per attuarlo. Compresi quei Paesi proprio non “amici” degli Stati Uniti come la Cina. Il mega-Stato asiatico, leader nell’inquinamento globale avendo il 100% delle proprie industrie alimentate a carbone, ha deciso di dare uno strattone definitivo a quest’andazzo, rivoluzionando tutto ed istituendo il nuovo programma ambientalista cinese.

A darne notizia è stato il direttore generale del Ministero dell’Energia Zhang Guobao, che ha annunciato una manovra del valore di circa 65 miliardi di euro, da investire nell’ambientalismo. Niente aiuti alle aziende o alle auto; Guobao punta dritto al cuore del problema, l’energia. Questa enorme quantità di denaro verrà investita in nuove forme di sviluppo energetico, che vanno dalle rinnovabili al carbone pulito, fino a nucleare.

Il fallimento della CO2 sotterranea e del carbone pulito

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Per risolvere uno dei più grandi problemi dell’ambiente, l’emissione selvaggia di CO2, si era inventato un metodo per ridurla senza diminuire i consumi. Un pò come si fa per una cosa che non si vuole che gli altri vedano, così si è pensato bene di nascondere la CO2….sottoterra.

Risultato: ad oggi questa tecnologia è immatura, costosa e rischiosa. Questo processo avviene grazie al cosiddetto CCS, un processo mediante il quale si cattura CO2 prodotta dalle centrali termoelettriche e lo si immagazzina nel sottosuolo. La “magagna” sta nel fatto che le centrali giustificano la loro produzione di di inquinamento attraverso il processo CCS, ma in realtà in nessuna parte del mondo questo processo avviene sul serio, e ad oggi non esiste alcun esempio di CCS applicata a impianti di scala industriale.

Energia solare è il futuro dell’Italia, parola di Carlo Rubbia

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petrolio nè carbone. L’energia del futuro sarà il sole. La frase non è di un attivista qualunque, ma di Carlo Rubbia, premio nobel per la fisica, intervistato da Repubblica.
Da alcuni mesi lo scienziato italiano è stato incaricato direttamente dal Ministro per l’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio di formare una task-force per la promozione e la diffusione delle nuove fonti rinnovabili “con particolare riferimento – come si legge nel decreto del ministro – al solare termodinamico a concentrazione”.

E subito Rubbia si è messo al lavoro e ha già fornito i primi risultati. Secondo i dati dell’Energy Watch Group, istituito da un gruppo di parlamentari tedeschi con la partecipazione di scienziati ed economisti, il confronto tra i dati forniti dal ministero riguardo il prezzo del petrolio e sulla produzione di energia a livello mondiale sono ben diversi da quelli elaborati dalla IEA, l’Agenzia internazionale per l’energia. La differenza sostanziale sta tra le previsioni e i dati effettivi.