Il disastro nucleare di Cernobyl è avvenuto nel 1986, esattamente 25 anni fa, eppure ancora oggi gli effetti della contaminazione da radiazioni si fanno sentire. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori guidato da Timothy Mousseau (USA) e da Anders Moller (Francia) apparso sulla rivista Plos One, ha dimostrato che gli uccelli che vivono nei pressi della centrale abbandonata hanno un cervello più piccolo del 5% rispetto ai loro simili.
Gli studiosi delle Università della South Carolina e di Paris-Sud hanno preso a campione 550 volatili di 48 specie diverse localizzati nelle aree limitrofe all’impianto nucleare di Cernobyl. Il minore volume cerebrale degli uccelli sarebbe causa delle ridotte abilità cognitive dei volatili. Inoltre, e questo aspetto meriterebbe un ulteriore approfondimento, l’effetto è maggiore negli uccelli più giovani, con meno di un anno di vita. Altro effetto della contaminazione è difatti l’elevata mortalità degli uccelli alla nascita per difficoltà di adattamento.
Cernobyl, la città fantasma dell’Ucraina settentrionale, abbandonata dopo il disastro nucleare del 1986 dal prossimo mese sarà meta di turismo. La notizia mi lascia con molte perplessità e dubbi. Dopo alcune riflessioni ho pensato che forse questo è solo un modo per ridar vita in qualche modo ad una città e ad un’area, a della gente, dimenticata da tutti e anche abbandonata dopo l’esplosione della centrale nucleare. E anche un modo per far sapere, per far conoscere a quale destino l’uomo può andare incontro con il