ISPRA Rifiuti Speciali

Rifiuti speciali, tasso di riciclo sopra il 75%

ISPRA Rifiuti Speciali
Sono meno ‘appariscenti’ dei rifiuti solidi urbani e talvolta non è semplice neppure fornirne una definizione esaustiva. Eppure la produzione di rifiuti speciali è per volume diverse volte superiore a quella dei rifiuti urbani ed è al centro di una complessa macchina che ne gestisce la raccolta ed il riciclo. Anche in un anno di crisi economica come il 2014, la produzione di rifiuti speciali in Italia è aumentata generando anche un intenso scambio con l’estero. Al tempo stesso l’Italia si conferma tra i paesi virtuosi in Europa nella gestione di questa classe di rifiuti. A tracciare questo scenario è il Rapporto Rifiuti Speciali – Edizione 2016 redatto dall’ISPRA e presentato proprio in queste ore. I dati del documento analizzano produzione e gestione dei rifiuti speciali nel 2014.

SISTRI, per la Prestigiacomo va ripristinato integralmente

SISTRI sì, SISTRI no, SISTRI in parte, SISTRI riparte, SISTRI non parte. Un progetto dalla portata gigantesca, una rivoluzione nel sistema di gestione dei rifiuti che ha sortito effetti ben poco rivoluzionari e ha prodotto non la trasparenza che prometteva ma solo caos e polemiche. Polemiche infinite, sorte sin dall’avvio del sistema di tracciabilità elettronica dei rifiuti speciali e pericolosi, quelle relative ai disagi degli operatori, ai disservizi tecnici, all’utilità o meno nella lotta allo smaltimento illegale di sostanze pericolose, quelle sulle continue deroghe e proroghe, ultime quelle sull’abolizione del sistema previsto dalla manovra finanziaria nelle misure anticrisi e atte a recuperare fondi per pareggiare il bilancio.

Abolizione SISTRI, anche per la Prestigiacomo “E’ un regalo alle ecomafie”

Sull’abolizione del SISTRI, il sistema di tracciabilità elettronica dei rifiuti che pure non era affatto decollato e aveva creato solo disagi, sono intervenuti nei giorni scorsi gli ambientalisti, manifestando aperta disapprovazione alla cancellazione dell’organo, un taglio netto che rientra nell’attiliana manovra taglia-tutto che non salva nemmeno un filo d’erba, figurarsi il SISTRI. Nei giorni scorsi è intervenuta in merito l’Onorevole Stefania Prestigiacomo che se vi è sfuggito visto il degrado ambientale in cui viviamo, che farebbe presupporre un posto vacante, è il nostro Ministro dell’Ambiente. La posizione della Prestigiacomo sull’abrogazione è stavolta però piuttosto netta. Il Ministro alza la voce e parla, proprio come gli ambientalisti, di un regalo alle ecomafie.

Riciclaggio: Germania Paese più riciclone d’Europa, sveliamo i suoi segreti

La Germania è la nazione europea che ricicla più di tutte, con circa il 70% dei rifiuti recuperati e riutilizzati ogni anno. Numeri da capogiro che la fanno essere ai vertici delle classifiche mondiali. Per raggiungere tale successo, il sistema di gestione dei rifiuti a livello nazionale non è certo cosa da poco, ma i tedeschi lo fanno sembrare facile. Ma come fanno?

Il riciclaggio è molto importante in Germania. Le persone qui sono molto coscienziose

dice Günseli Aksoy, studentessa di 24 anni in ingegneria meccanica presso l’Università di Braunschweig of Technology. Infatti lì i cittadini non aspettano che il Governo faccia la sua parte ma, insieme all’industria, hanno avviato un processo di “creazione dei rifiuti-produzione del prodotto”.

Rifiuti pericolosi, WWF: “Proroga SISTRI apre Far West delle scorie in Italia”

Tempo fa, quando parlammo del SISTRI, alcuni nostri lettori che operavano nel settore industriale e del trasporto, ci scrissero che il nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti gli stava procurando non poche noie, disagi e confusione per via dei ritardi, della poca chiarezza e dell’organizzazione logistica carente e ancora poco funzionale.

Oggi a lamentarsi con il Ministro dell’Ambiente, l’Onorevole Stefania Prestigiacomo, è il WWF Italia che intravede un periodo nero per la sicurezza ambientale del nostro Paese, già gravemente compromessa, proprio a causa del SISTRI o meglio della proroga all’operatività che di fatto, sospendendo fino a giugno le sanzioni per le violazioni del trasporto delle scorie, apre un vero e proprio Far West dei rifiuti pericolosi nella penisola.

Rifiuti radioattivi di Brescia in Sardegna, protesta contro l’Alfa Acciai

Da Brescia a Cagliari via mare, un carico radioattivo giunge allo stabilimento della Portovesme srl, nel Sulcis, dall’Alfa Acciai di San Polo ma il tentativo di passare la patata bollente alla Sardegna non riesce. Ieri è montata una rumorosa protesta con pentole e coperchi fuori dai cancelli dell’azienda bresciana: il carico di veleni sta tornando indietro, rispedito al mittente, con un avanti e indietro di materiale tossico in giro per l’Italia che ha del vergognoso. I rappresentanti del Comitato Spontaneo contro le Nocività di Brescia chiedono un più stretto monitoraggio sulla ditta.

Com’è possibile? Rifiuti speciali in viaggio fino alle coste sarde in due banalissimi (invisibili?) container, come se niente fosse. Protesta Legambiente Sardegna che definisce, nelle parole del suo presidente Vincenzo Tiano, davvero incredibile che del materiale così pericoloso per la salute pubblica e ambientale abbia viaggiato indisturbato sino all’isola italiana.

Rifiuti speciali

Rifiuti speciali

I rifiuti, ossia

qualsiasi sostanza od oggetto che rientri nelle categorie riportate nell’allegato I e di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l’obbligo di disfarsi.

Sono classificati in base alla normativa D.lgs 152/06 in rifiuti urbani e rifiuti speciali, a seconda della loro origine. Si classificano poi in rifiuti pericolosi e rifiuti non pericolosi, in base ai loro effetti sulla salute e sull’ambiente.

L’origine dei rifiuti e la loro provenienza si può identificare attraverso un codice di sei cifre, stabilito dalla direttiva 75/442/CEE di cui abbiamo riportato la definizione. L’allegato I, conosciuto come Catalogo Europeo dei Rifiuti (CER) e revisionato costantemente, è una terna di coppie di numeri che identificano la tipologia del rifiuto.

Rifiuti speciali: Piano regionale di gestione nel Veneto

A breve, nella Regione Veneto, in materia di gestione dei rifiuti speciali, l’Amministrazione regionale si doterà di un apposito piano con l’obiettivo, tra l’altro, di poter ottimizzare i cicli produttivi. Ad annunciarlo è stato Maurizio Conte, Assessore regionale all’Ambiente della Regione Veneto, precisando, presso la sede della Provincia di Treviso, in concomitanza con la “Settimana europea per la riduzione dei rifiuti” che il piano regionale in materia di gestione dei rifiuti speciali sarà in grado di poter fornire sia i criteri, sia le indicazioni per la riduzione della produzione e della loro pericolosità.

Contestualmente, inoltre, si cercherà di ridurre al minimo il ricorso alla discarica attraverso un’operazione di ricognizione dell’offerta, ai fini del trattamento dei rifiuti speciali, tanto nella Regione Veneto quanto fuori dai confini regionali. Questo perché, proprio in accordo con quanto messo in risalto dall’Assessore nel corso del convegno, sui rifiuti speciali vige il principio comunitario e costituzionale della libera circolazione in virtù del fatto che a tutti gli effetti anche i rifiuti speciali sono in tutto e per tutto paragonabili ad una merce.

Il Sud? Solo discariche!

A quanto pare usare la parola emergenza vicino a rifiuti non ha più alcun senso. Quello dello smaltimento dei rifiuti per il nostro Paese, in particolare per il Sud, usato come discarica da tutte le altre regioni, non è un più un caso isolato che scoppia a Napoli piuttosto che a Catania, e che in pochi giorni, settimane, anche uno o due mesi viene risolto, come dovrebbe essere per le vere “emergenze”, quelle per cui i governi si mobilitano e stanziano fondi per uscirne il più velocemente possibile. Quello dei rifiuti è un vero e proprio cancro, che non basta risolvere al pronto soccorso, ma per il quale occorre una lunga degenza e se necessario ripetuti inteventi per evitare che si riformi.

Oggi un rapporto di Legambiente parla di clamoroso ritardo impiantistico del Sud, che tradotto significa che nelle regioni meridionali del nostro Paese la maggior parte della spazzatura va a finire ancora nelle discariche, ad accumularsi e ad imputridirsi, che siano abusive, legalizzate, pseudolegalizzate, improvvisate, sempre di cumuli di detriti stiamo parlando. A finire nella grande pattumiera del Sud è ben il 54% dei rifiuti.