Ulivi, per il batterio Xylella fastidiosa allarme rosso nel Salento

di Redazione Commenta

ulivi salento batterioIn Puglia, nel parte sud occidentale del Salento, gravissima emergenza per gli ulivi attaccati dal batterio Xylella fastidiosa: unica soluzione lo sradicamento, centinaia di migliaia gli ulivi colpiti al momento, con l’infezione che peraltro si propaga molto velocemente.

Sugli ulivi, alberi simbolo del Salento, si abbatte un’autentica sciagura: alla base dei disseccamenti registrati negli ultimi mesi non vi è il fungo Phaeoacremonium, primo indiziato delle morie, ma il batterio Xylella fastidiosa, per la prima volta registrato in Europa, per la prima volta scoperto nell’atto di infettare ulivi. Il batterio killer a quanto sembra è comparso in Italia a Gallipoli, e da lì si è propagato tramite l’intervento di piccole cicale della famiglia Cicadellidi, che come spiega Antonio Guario, in un intervento riportato da Il Fatto Quotidiano, hanno punto i vasi xilematici, assorbito la linfa e ritrasmesso il batterio su altre piante.

Un problema enorme: il batterio si diffonde rapidamente e le piante infette vanno estirpate dalla zona focolaio che misura nientemeno che 8 mila ettari. Sebbene non si conosca al momento il numero di piante contagiate (si attendono i dati del database Agea per una prima stima) Il Fatto Quotidiano, con un calcolo della media degli ulivi per ettaro, ipotizza che potrebbero essere compromessi 600 mila alberi. Per ora.

A quanto sembra il batterio Xylella fastidiosa, che in California attacca i vitigni, nel ceppo presente nel Salento potrebbe estendersi invece a oleandri, mandorli e querce, sebbene naturalmente si speri che non si arrivi a questo. Se il quadro fin qui delineato appare estremamente grave, occorre considerare inoltre che per affrontare l’emergenza occorrono fondi, occorre denaro che al momento non si sa bene da dove cavar fuori. Altro pesante ostacolo nella lotta al batterio killer degli ulivi, che se non viene contrastato subito e con forza, rischia di espandersi anche in altre zone d’Italia.

Photo credits | Giovanni Bianco su Flickr

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