Veganismo e vegetarianismo non sono poi così “green”

di Redazione 5

veganismo

Vegani e vegetariani difendono il loro ideale di non mangiare carne (i secondi) e nemmeno i derivati da animali (i primi), non solo per una questione di cibi più sani, ma specialmente per una questione ambientale. In particolare i vegani affermano che non dovendo più allevare gli animali, le emissioni di gas inquinanti verrebbero abbattute.

Ma se tutti diventassimo vegani, mangiando così solo frutta e verdura, la riduzione delle emissioni a effetto serra per l’intero consumo di cibo sarebbe un mero 7%. L’adozione diffusa del vegetarismo avrebbe un impatto minore, mentre la produzione di alimenti biologici in realtà conduce ad un aumento netto delle emissioni di gas a effetto serra. Queste sono le conclusioni di un documento di ricerca pubblicato sulla rivista Progress in Industrial Ecology.

Helmi Risku-Norja e Sirpa Kurppa del MTT Agrifood Research in Finlandia, in collaborazione con Juha Helenius del Dipartimento di Scienze Agrarie, Università di Helsinki, hanno stabilito che la coltivazione del terreno per qualunque scopo, sia per la coltura che per l’allevamento di bestiame, è la principale fonte di emissioni di gas a effetto serra nella produzione alimentare, senza fertilizzanti, zootecnia, e senza il fabbisogno energetico agricolo.

Il team spiega che per il consumo alimentare medio, in Finlandia, le emissioni dal suolo rappresentano il 62% delle emissioni totali. I gas ad effetto serra rilasciati da mucche e pecore raggiungono un totale del 24%, e il consumo energetico e la produzione di fertilizzanti sono di circa l’8% ciascuno. L’effetto serra prodotto dalla vasta produzione biologica è scarso, spiegano, nonostante questo approccio all’agricoltura possa essere considerato l’opzione più “verde”, con la minore efficienza richiesta alla coltivazione di una maggiore aree di suolo, che neutralizza molti dei benefici.

La riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra attraverso il consumo di cibo richiede cambiamenti su larga scala in tutta la popolazione, spiega il gruppo. Essi suggeriscono che, piuttosto che sottolineare l’impatto delle scelte dietetiche di ciascun cittadino, dovremmo avere una maggiore attenzione alla formazione sociale e al concetto di lavoro verso la sostenibilità e la sicurezza alimentare. In generale, il consumo sostenibile potrebbe essere possibile con l’introduzione di servizi per sostituire il consumo di materiale. Anche se gli alimenti per sé non possono essere sostituiti, molto può essere fatto a livello familiare per migliorare la sostenibilità dei prodotti alimentari di approviggionamento e riduzione degli sprechi alimentari.

Fonte: [Sciencedaily]

Commenti (5)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.