Studi sulla correlazione tra riscaldamento globale ed aumento del rischio di crisi epilettiche

La Lega Italiana Contro l’Epilessia (LICE), attraverso il suo Gruppo di Studio “Climate Change”, lancia un allarme sulla crescente correlazione tra il riscaldamento globale e l’aumento del rischio di crisi epilettiche, nonché sul peggioramento della qualità della vita delle persone affette da epilessia. Il caldo e gli eventi climatici estremi, ormai all’ordine del giorno, non sono solo una minaccia per l’ambiente, ma anche un fattore di rischio diretto per la salute neurologica.

riscaldamento globale
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I nuovi studi sulla correlazione tra riscaldamento globale ed aumento del rischio di crisi epilettiche

Stando a quanto spiegato da Emanuele Bartolini e Emilio Russo, rispettivamente responsabile e referente del Gruppo LICE Climate Change, il caldo può acuire il rischio di crisi influenzando la termoregolazione corporea e alterando il metabolismo dei farmaci antiepilettici. A fronte di una ricerca ancora in fase iniziale, gli esperti sottolineano la necessità di infrastrutture adeguate e l’urgenza di sviluppare strategie di prevenzione mirate per proteggere i pazienti dagli effetti del cambiamento climatico.

Il Gruppo di Studio LICE è stato istituito per colmare le lacune conoscitive su questo legame, identificando come le variazioni ambientali modulino la suscettibilità alle crisi e lavorando per definire raccomandazioni cliniche. La collaborazione tra ricercatori, operatori sanitari e Istituzioni è fondamentale per sensibilizzare l’opinione pubblica e i decisori politici sui rischi in gioco.

Durante il 48° congresso nazionale LICE, sono stati presentati i risultati di uno studio pilota italiano che indaga l’influenza della temperatura ambientale sulle anomalie elettroencefalografiche (EEG) nelle epilessie generalizzate. Lo studio ha evidenziato una relazione a “U” tra temperatura e frequenza degli eventi epilettiformi: temperature intorno ai 24, 8°C sembravano essere associate al minimo di anomalie, mentre valori inferiori o superiori a tale soglia aumentavano la suscettibilità alle crisi.

Le ondate di calore e le temperature elevate, specie quelle notturne, sono associate a diversi fattori di rischio. Il primo riguarda l’iponatriemia, ossia un significativo abbassamento dei livelli di sodio nel sangue che, risulta essere molto accentuato nei mesi estivi per coloro che si ritrovano in terapia con alcuni farmaci antiepilettici. Non solo, le notti calde interrompono il sonno, e la sua deprivazione è un noto fattore scatenante delle crisi epilettiche. Altri report internazionali hanno evidenziato che temperature straordinariamente elevate possono compromettere l’integrità fisica dei medicinali, arrivando a sciogliere le compresse.

Infine gli eventi estremi, ansia climatica e isolamento possono peggiorare il controllo delle crisi. In conclusione, gli esperti LICE ribadiscono che le condizioni ambientali, soprattutto il caldo, possono modulare l’attività cerebrale epilettica e la suscettibilità agli effetti collaterali dei farmaci. Sono indispensabili ulteriori studi su campioni più ampi per chiarire i meccanismi cellulari e molecolari critici, consentendo così di proteggere efficacemente i pazienti dai rischi legati al clima.

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