Avorio, i governi dicono no alle sanzioni contro il commercio illegale

di Redazione Commenta

Il commercio illegale d’avorio avrebbe potuto conoscere un duro colpo in occasione dell’attuale Conferenza Internazionale sul commercio di specie minacciate di estinzione (Cites), ma tutto resterà invariato poiché i governi hanno votato contro le sanzioni commerciali nei confronti dei paesi coinvolti, vanificando le grandi attese degli ambientalisti.

Non ci saranno sanzioni contro i paesi che non combattono il commercio d’avorio (per non dire che lo favoriscono, in maniera più o meno diretta). Questa la decisione presa da poco durante la conferenza Cites. Grande delusione da parte di ambientalisti e animalisti. Massimiliano Rocco, il responsabile Specie e Traffic di WWF Italia, ha dichiarato:

Siamo estremamente delusi dalla mancanza di decisioni e azioni urgenti e puntuali decise da parte dei governi per accelerare il processo di sanzioni contro quegli Stati che da anni non sono riusciti ad agire con fermezza per ridurre il commercio illegale di avorio nel proprio Paese.

Ma quali sarebbero i paesi interessati da potenziali sanzioni? La lista, non esaustiva, comprende Camerun, Repubblica del Congo, Repubblica Democratica del Congo, Egitto, Etiopia, Gabon, Mozambico, Nigeria e Uganda. Naturalmente molte altre misure per contrastare il traffico d’avorio sono state prese di recente e ribadite durante la Cites (dalle task force esecutive a miglioramenti per l’applicazione del diritto), tuttavia, la possibilità di concordare sanzioni commerciali che avrebbe potuto avere un impatto non da poco sul commercio stesso, è sfumata. Ambientalisti e animalisti, inutile dirlo, non sono soddisfatti dalla scelta dei vari governi riuniti al Cites. Tuttavia Massimiliano Rocco del WWF ricorda che il discorso non finisce certo qui, e che loro e gli altri ambientalisti non si daranno per vinti così facilmente:

Non ci fermeremo e monitoreremo che il Comitato permanente della Cites induca questi governi a rendere conto di quello che faranno nel prossimo anno.

Photo credits | law keven su Flickr

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