Cambiamento climatico, Italia in ritardo su Agenda 2030

di Redazione Commenta

Il rapporto ASviS 2016 fa il punto sulla posizione italiana rispetto agli obiettivi dell'Agenda 2030. Ancora pochi i passi in avanti per contrastare il cambiamento climatico.

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Nelle scorse ore l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) ha presentato un articolato documento che fotografa la posizione italiana rispetto ai molti temi dello sviluppo sostenibile definite nella così detta Agenda 2030. Il quadro generale del nostro paese vede progressi limitati in diversi settori definiti dall’agenda non ultimi quelli legati all’ambiente. Dalla ratifica degli accordi della Parigi sul cambiamento climatico, alla depurazione fino alle energie rinnovabili, l’Italia ha ancora importati margini di miglioramento e potenzialità inespresse.

Gli impegni di Agenda 2030

Con l’espressione Agenda 2030 si fa riferimento ad un documento approvato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel settembre del 2015. Il testo definisce 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (goal) divisi il 169 sotto-obiettivi (target) da raggiungere entro l’orizzonte temporale del 2030. Gli impegni di Agenda 2030 sono stati sottoscritti dai 193 paesi ONU che sono ora chiamati a tradurli in azione concrete di tipo economico, sociale e culturale.

I temi toccati dall’agenda per lo sviluppo sostenibile sono molteplici e partono da aspetti sociali come la lotta alla povertà, il contrasto alla fame, la promozione della salute, il sostegno all’istruzione e la lotta alle discriminazioni di genere. L’agenda affronta in molti punti anche tematiche ambientali che vanno dalla gestione dell’acqua al contrasto al cambiamento climatico, dal sostegno alle energie rinnovabili alla protezione del mare, dalla sostenibilità delle città all’uso responsabile delle risorse.

Il Rapporto ASviS 2016L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile” affronta ciascuno di questi temi ad un anno esatto dall’approvazione dell’agenda. Punto per punto il documento analizza i progressi ed i ritardi che il sistema italiano ha registrato rispetto agli obiettivi dell’accordo internazionale. Nel seguito in particolare concerteremo l’attenzione sui temi più strettamente legati alle tematiche di questo blog.

Sviluppo sostenibile e normativa italiana

Mentre in alcuni paesi come la Francia e la Svizzera il concetto di ‘sviluppo sostenibile’ è stato introdotto in costituzione, in Italia i riferimenti giuridici si ritrovano solo nelle leggi ordinarie. In particolare la Legge 28 dicembre 2015, n. 221 contiene nuove norme in tema di green economy ed uso responsabile delle risorse. Questa legge prevede la definizione di una ‘Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile’ i cui lavori non sono tuttavia ancora completi. Un’analisi conoscitiva della Commissione Esteri della Camera dei Deputati su Agenda 2030 è inoltre attesa entro fine anno.

Sul piano internazionale l’Italia non ha ancora ratificato l’accordo di Parigi faticosamente definito alla fine del 2015 durante i lavori della COP21. Del tema si è parlato a lungo anche in questo mese di settembre. A livello internazionale la ratifica quasi simultanea di Stati Uniti e Cina è stato nelle scorse settimane un segnale molto forte che potrebbe innescare un positivo effetto emulativo anche in altri paesi.

Cambiamento climatico, la posizione italiana

Rispetto al grande tema del cambiamento climatico e della gestione dei suoi effetti, l’Italia si è mossa poco nel corso dell’ultimo anno. Il rapporto ASviS 2016 sottolinea come il raggiungimento degli obiettivo di Agenda 2030 necessiti di una revisione della politica energetica che incentivi le fonti rinnovabili.

Gli impegni definiti durante la COP21 di Parigi sono infatti molto impegnativi anche per l’Italia. Nello scenario di voler contenere a 2°C l’aumento di temperatura l’Italia sarà chiamata a ridurre le proprie emissioni in maniera drastica da qui al 2050. Rispetto ai valori del 1990 le emissioni di CO2 equivalente del nostro Paese dovranno calare del 30% entro il 2020, del 38% entro il 2030 e addirittura del 70% entro il 2050. Un impegno che diventerebbe ancora più severo nello scenario che prevede il contenimento ad 1,5°C dell’incremento di temperatura. In tal caso entro il 2050 l’Italia dovrà ridurre le proprie emissioni di oltre il 90% rispetto ai valori del 1990.

Tra le strade percorribili per un efficace contrasto al cambiamento climatico il rapporto ASviS suggerisce anche una revisione della fiscalità che a saldi invariati sia più favorevole verso investimenti e tecnologie a basso inquinamento.

Sempre in tema di cambiamento climatico, l’Italia è chiamata ad aggiornare le sue politiche di contenimento del rischio. Non va dimenticato infatti che tra gli effetti più evidenti del riscaldamento globale vi è anche un incremento del rischio idrogeologico, tema a cui l’Italia è naturalmente molto esposta.

Rinnovabili, acque ed economia circolare

In tema di energia il 2015 ha registrato un aumento dei consumi del 3% in Italia. Nonostante questo dato negativo, il contributo delle energie rinnovabili è significativamente cresciuto negli ultimi anni fino a coprire circa un quinto del fabbisogno complessivo. Gli obiettivi di medio e lungo termine restano comunque distanti sia in termini di produzione che di riduzione dei consumi.

Nella gestione delle risorse idriche l’Italia è in linea con gli obiettivi base di Agenda 2030 in tema di universalità di accesso all’acqua potabile. Margini di lavoro notevoli si hanno invece in tema di protezione delle acque dall’inquinamento e nella gestione della depurazione.

Risultati positivi arrivano dalla gestione del mare. L’Italia si è già dotata di una ‘Strategia per l’Ambiente Marino’ che ha portato ad una riduzione dell’inquinamento dei nostri mari. Le aree costiere e marine protette raggiungono il 19,1% del totale, un valore quasi doppio rispetto all’obiettivo minimo fissato per il 2020.

Il rapporto ASviS 2016 sottolinea anche l’importanza per l’Italia di promuovere un consumo responsabile delle risorse e creare condizioni favorevoli allo sviluppo di una virtuosa economia circolare.

Il rapporto completo L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile è disponibile sul sito ASviS.

Photo | Thinkstock

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