Ecco perché il mondo ha bisogno di una governance internazionale sull’ambiente

Nicolas-Sarkozy-Angela Merkel

La crisi ambientale globale, dalla scomparsa della biodiversità al degrado delle foreste, dal collasso dei sistemi marini al cambiamento climatico, non potranno essere risolti senza una riflessione dura su una governance internazionale. La risposta del mondo a queste sfide è diventata un’incredibile varietà di istituzioni, accordi e trattati che hanno urgente bisogno di riforme.

Che l’urgenza sia nota lo sottolineano in tanti, dal Cancelliere tedesco Merkel al Presidente francese Sarkozy. In una lettera al Segretario Generale delle Nazioni Unite hanno sottolineato che bisogna rivedere la governance ambientale ed usare i colloqui sul clima di Copenaghen di dicembre per progredire verso la creazione di un’organizzazione mondiale dell’ambiente. Altri leader mondiali ha adottato un tono simile, durante il G20 di Pittsburgh.

Lotta ai cambiamenti climatici: la Cina sta facendo molto più degli Stati Uniti

centrale eolica cina

La Cina viene spesso accusata di non fare abbastanza per ridurre l’anidride carbonica e le altre emissioni inquinanti delle sue fabbriche alimentate da centrali elettriche a carbone. Ma un nuovo rapporto suggerisce che il Paese sta facendo molto più di altri per affrontare i cambiamenti climatici. O almeno più di quello che gli viene attribuito. In realtà, i suoi standard ambientali superano addirittura quelli degli Stati Uniti in alcune misure fondamentali.

Il World Resources Institute (WRI), un rispettato osservatore ambientale con sede a Washington DC, dice che la Cina è sulla buona strada per raggiungere il suo obiettivo principale sul cambiamento climatico, che è un 20% di riduzione dell’intensità energetica (la quantità di energia utilizzata per ogni dollaro di prodotto interno lordo) entro la fine del prossimo anno. Tagliare l’intensità energetica dell’economia cinese in questo modo porrà un freno alla crescita delle emissioni nazionali di biossido di carbonio.

Australia: aumentano i livelli dei mari e la gente è “sfrattata” dalla costa

costa australiana

Un nuovo rapporto sugli effetti del cambiamento climatico sulla vasta costa dell’Australia sta costringendo il Paese a prendere in considerazione l’impensabile: la vita senza il surf. La vita sulla spiaggia costituisce gran parte dell’identità della nazione, con circa l’80% delle persone che vive lungo la costa. Ma un comitato ambientale del governo australiano avverte che migliaia di chilometri di coste dell’Australia sono minacciati dal livello dei mari.

Il rapporto, pubblicato ieri dopo 18 mesi di studio, suggerisce di prendere in considerazione la possibilità di vietare alle persone di vivere nelle zone vulnerabili.

La commissione concorda sul fatto che questo sia un tema di importanza nazionale e che il momento di agire è adesso

ha scritto il Comitato permanente della Camera dei Rappresentanti per i cambiamenti climatici, l’acqua, l’ambiente e le arti. La relazione fa 47 raccomandazioni su come l’Australia potrà prepararsi meglio agli effetti del cambiamento climatico, comprese le revisioni dei piani di evacuazione, revisione delle norme edilizie al fine di garantire case robuste, ed il ruolo che il governo assume per aiutare le comunità costiere ad adattarsi al livello del mare.

Con il riscaldamento globale l’Artico potrebbe diventare simile ai Tropici

palmaUna nuova scoperta effettuata all’Università di Utrecht, in Olanda, potrebbe sconvolgere tutte le certezze dei modelli di previsione del riscaldamento globale tracciati fino ad oggi. Il clima dell’Artico non diventerebbe sempre più rigido, come ipotizzato dalle previsioni classiche, ma potrebbe elevarsi fino ad assomigliare, nella stagione più calda, a quello dei Tropici.

Ad affermarlo è una ricerca coordinata da Appy Sluijs, docente di Paleoecologia, dopo una spedizione Acex (Arctic Coring EXpedition), cioè una spedizione effettuata nella zona artica, condotta nell’ambito del programma Integrated Ocean Drilling, in cui sono stati prelevati campioni di materiali, tra cui sorprendentemente anche pollini, per cercare di capire un po’ meglio il passato dei nostri poli. I risultati sono descritti dettagliatamente sulla rivista Nature Geoscience.

Più precisamente, l’idea dei ricercatori olandesi riguarda non tanto come sarà tra cento o duecento anni l’Artico, ma come lo è stato milioni di anni fa. Subito si è capito che nelle ipotesi c’era qualcosa di sbagliato quando, in fondo ai ghiacci, sono stati trovati dei pollini di palma, una pianta che cresce con climi tropicali, come in Africa.

Aumento del livello delle acque, secondo la Nasa arriverà a 7 metri entro il 2100

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Alcuni studiosi dicono che, alla fine del secolo, se non si farà nulla per diminuire l’inquinamento, il livello delle acque in tutto il mondo salirà di mezzo metro. Secondo altri i metri saranno 3. C’è molta confusione in questo campo, visto che fare previsioni da qui ai prossimi 90 anni non è semplice. A fare un po’ di chiarezza ci pensa James Hansen, direttore del Goddard Institute for Space Studies della Nasa, intervistato da Repubblica.

Spiega Hansen che finora questa stima “ottimista” è stata effettuata perché:

prende in considerazione solo alcuni fattori, come la dilatazione termica dell’acqua per l’aumento della temperatura. L’elemento cruciale, la deglaciazione, non viene conteggiato per una ragione molto semplice: il modello non riesce a calcolarlo in modo affidabile e, nel dubbio, il dato viene omesso.

Lui invece l’ha calcolato, seppure in modo approssimato perché alcune variabili sono imprevedibili, ed è giunto alla conclusione che, entro il 2100, il livello delle acque potrà sollevarsi di 6-7 metri. Un disastro incalcolabile.

Maldive: riunione di Governo sott’acqua per richiamare l’attenzione sul problema ambientale

maldives riunione sott'acqua

Se volevano attirare le attenzioni del mondo sul problema dell’innalzamento dei livelli del mare, dire che ci sono riusciti è dire poco. I membri del Parlamento delle Maldive hanno indossato l’attrezzatura subacquea (qualcuno ha dovuto fare un corso perché era la prima volta) e hanno utilizzato i segnali manuali per comunicare durante una riunione subacquea organizzata sabato scorso per evidenziare la minaccia del riscaldamento globale in una delle nazioni situate nel punto più basso della Terra.

Il presidente Mohammed Nasheed e altri 13 funzionari del Governo si sono seduti intorno ad un tavolo sul fondo del mare, a 6 metri di profondità, nella laguna appena fuori Girifushi, un’isola di solito utilizzata per l’addestramento militare. Con uno sfondo di coralli, l’incontro è stato un tentativo di attirare l’attenzione del mondo sui timori che l’innalzamento del livello dei mari causato dalla fusione delle calotte polari potrebbe “affogare” questo arcipelago dell’Oceano Indiano nell’arco di un secolo. Le sue isole mediamente sono a solo 2,1 metri sopra il livello del mare, e dunque sarebbero le prime a sparire in caso di scioglimento dei ghiacciai.

Settembre, altro record. E’ stato il secondo più caldo della storia

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La temperatura superficiale dell’oceano e della terra è stata, nel mese appena trascorso, la seconda più calda della storia, secondo il NOAA’s National Climatic Data Center a Asheville, NC. Basata su documenti risalenti al 1880, l’analisi mensile del centro di osservazione ha riferito che la temperatura media della superficie terrestre nel mese di settembre è stata seconda solo a quella record del 2005. Inoltre, la temperatura globale della superficie dell’oceano è stata la quinta più calda, sempre per quanto riguarda settembre.

La Terra, nella sua globalità, ha registrato una temperatura media di 1,12 gradi Fahrenheit (circa 0,28° C) sopra la media del 20° secolo che è di 59,0 gradi F (15 gradi Celsius). Separando invece la temperatura della superficie terrestre da quella oceanica, l’aumento è stato di 1,75 gradi sopra la media del 20° secolo che è di 53,6 gradi F (11,6° C).

Più calde sono le temperature medie, maggiore è la parte “inghiottita” delle aree terrestri del mondo. Il record di calore si è verificato in tutto il Canada e nel Nord-Ovest contiguo degli Stati Uniti. Ma il caldo record è stato registrato anche in tutta Europa e nella maggior parte dell’Asia e dell’Australia.

Lotta ai cambiamenti climatici: gli sforzi della California ingrossano le casse dello Stato

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Non vuol più pagare per il suo inquinamento, e allora fa pagare gli altri. Lo Stato della California ha adottato una legislazione ambiziosa in merito al cambiamento climatico nel 2006 per ridurre i gas a effetto serra del 25% entro il 2020, e ha lanciato una tassa rivolta alle sue imprese più inquinanti, che ora si vedono costrette a pagare 15 centesimi per ogni tonnellata di CO2 emessa.

La tassa è previsto che porterà circa 63 milioni dollari ogni anno per i prossimi 3 anni nelle casse statali, dopo di che scenderà a 9 centesimi a tonnellata. Le entrate saranno destinate ad aiutare lo Stato nel pagamento dei costi amministrativi di attuazione della normativa sul clima, che prevede un tetto ed un sistema commerciale per lo Stato. Il cap and trade è impostato per entrare in vigore nel 2012.

Ecco come cambia lo scenario della pesca con i mutamenti climatici

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Cambiamenti importanti nel settore della pesca stanno avvenendo a causa dei cambiamenti climatici. A risentirne principalmente è la sicurezza alimentare nelle regioni tropicali più negativamente colpite dai cambiamenti climatici, spiega uno studio condotto dal progetto Sea Around Us della University of British Columbia.

Nel primo studio importante per esaminare gli effetti del cambiamento climatico sulla pesca oceanica, un team di ricercatori di UBC e Princeton University ritiene che il cambiamento climatico produrrà importanti mutamenti in termini di produttività della pesca e di approvvigionamento alimentare dell’oceano in tutto il mondo. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Global Change Biology.

Le nostre proiezioni indicano che il cambiamento climatico può portare ad un aumento potenziale dal 30 al 70 % della pesca nelle regioni ad alta latitudine e una diminuzione fino al 40% ai tropici

dice l’autore William Cheung, ricercatore presso l’Università di East Anglia in Gran Bretagna che ha condotto lo studio.

L’innalzamento delle acque è già realtà in Gran Bretagna

inondazioni gran bretagna

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell’Università di Southampton ha scoperto che il livello del mare è aumentato in tutta la costa meridionale dell’Inghilterra nel secolo scorso, aumentando notevolmente il rischio di inondazioni durante le tempeste. Il team ha condotto un’importante operazione di raccolta dei dati, che riunisce record informatici e cartacei provenienti da tutto il Sud dell’Inghilterra, dalle isole Scilly fino a Sheerness, per formare un unico insieme di dati del livello del mare della costa Sud attraverso gli anni.

Il loro lavoro ha preso in considerazione circa 150 anni di dati storici per poter valutare l’attuale variazione del livello del mare inglese ed estendere i dati lungo la costa meridionale. I loro risultati sono stati pubblicati nell’ultima edizione della rivista Continental Shelf Research.

Terra mai così inquinata negli ultimi 15 milioni di anni

aradhna tripati

Si dovrebbe tornare indietro di almeno 15 milioni di anni per trovare i livelli di biossido di carbonio sulla Terra alti come lo sono oggi. A spiegarlo sono stati gli scienziati dell’UCLA sulla rivista Science.

L’ultima volta che i livelli di biossido di carbonio sono stati apparentemente alti come lo sono oggi, le temperature globali sono state 5-10 gradi Fahrenheit (-12/-15 Celsius) superiori a come che sono oggi, il livello del mare era di circa 75-120 piedi (22-36 metri) più in alto rispetto ad oggi, non c’era ghiaccio marino permanente nell’Artico e c’era molto poco ghiaccio in Antartide ed in Groenlandia

ha spiegato l’autore principale della ricerca, Aradhna Tripati, professore assistente del dipartimento di scienze della terra e dello spazio e del dipartimento di scienze atmosferiche e oceaniche dell’UCLA.

L’anidride carbonica è un potente gas a effetto serra, e le osservazioni geologiche che abbiamo ora per gli ultimi 20 milioni anni offrono un sostegno forte all’idea che l’anidride carbonica è un importante agente per la guida del cambiamento climatico nel corso della storia della Terra.

Attraverso l’analisi chimica delle bolle d’aria antica intrappolate nel ghiaccio antartico, gli scienziati sono stati in grado di determinare la composizione dell’atmosfera terrestre andando indietro fino a 800.000 anni fa, e hanno sviluppato una buona comprensione di come i livelli di biossido di carbonio sono variati nell’atmosfera da quel momento. Ma c’è stato un accordo poco prima di questo studio su come ricostruire i livelli di biossido di carbonio prima di 800.000 anni fa.

Un’applicazione iPhone ci spiega gli effetti del riscaldamento globale

applicazione iphone

Nonostante alcuni degli effetti del cambiamento climatico siano ancora impercettibili a degli occhi non molto addestrati, non ci può essere alcun dubbio sul fatto che il quadro allarmante dipinto dallo scioglimento dei ghiacciai è in continua evoluzione. Diversi fiumi si ritirano, il ghiaccio si scioglie scavando valli, e dunque, secondo gli scienziati, possiamo notare degli anticipi dei cambiamenti climatici, che a loro volta aiutano a riconoscere i segnali di un mondo riscaldato.

Ora una nuova applicazione dell’iPhone sta aiutando i visitatori delle Alpi svizzere a capire come il cambiamento climatico sta alterando il paesaggio, in modo tale da rendere semplice la visione anche a quel visitatore che dicevamo prima, non proprio allenato, in grado ora di cogliere certi segnali.

Che cosa accadrebbe se l’aumento della temperatura globale fosse di 4 gradi?

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Da qualche tempo si sente dire dai leader politici di tutto il mondo che bisogna fare in modo che il riscaldamento globale si limiti a 2 gradi Celsius entro il 2100. Solo in questo modo il mondo avrebbe la possibilità di continuare a “funzionare” in maniera corretta, senza grossi cambiamenti nelle abitudini umane. Ma cosa accadrebbe se si superasse la soglia, e le temperature globali fossero ben più alte dei due gradi in più previsti?

Uno scienziato del clima ha presentato nuovi risultati della ricerca sul potenziale aumento di 4 gradi Celsius delle temperature globali, che potrebbe accadere se le attuali emissioni di gas serra continuassero ad essere così alte. Parlando alla conferenza internazionale dell’Università di Oxford denominata “4 gradi e oltre”, il dottor Richard Betts, responsabile delle ripercussioni del clima al Met Office Hadley Centre, ha descritto la possibilità di un incremento di 4 gradi prima della fine del secolo. Egli ha aggiunto che uno scenario di inquinamento molto intenso dovuto ai combustibili fossili potrebbe portare tale incremento entro i prossimi 20 anni.

Far qualcosa per salvare l’ambiente costa. Non far nulla costa anche di più

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In America è talmente sentito il problema del riscaldamento globale che il dibattito su cosa fare sta infiammando il Parlamento. Sembrerebbe una cosa normale, ma al confronto del Parlamento italiano in cui tali problematiche sono sempre messe in fondo all’agenda, può sembrare una cosa eccezionale.

Secondo i calcoli dell’Onorevole Romm (un collaboratore del Dipartimento di Energia nell’era Clinton), se non facessimo nulla per l’energia, questa scelta costerebbe alle famiglie americane quasi 10.000 dollari a testa entro il 2030, e il costo per i loro figli potrebbe essere molto di più.

Spiegano su Treehugger che:

I problemi energetici e climatici del Paese hanno raggiunto il punto in cui l’ostruzionismo dei politici non può essere permesso semplicemente per criticare coloro che tentano di risolvere questi problemi, offrendo alternative credibili o politiche al riguardo.