Corea del Sud, fermati due reattori nucleari, le certificazioni erano false

di Redazione Commenta

nucleareIn Corea del Sud sono stati fermati due reattori nucleari a uso civile in questi giorni, che si vanno ad aggiungere agli altri bloccati in seguito allo scandalo procedurale venuto alla ribalta nel 2012. Le centrali nucleari sono state chiuse perché i certificati sulla sicurezza erano falsi.

Continua l’incredibile scandalo sicurezza per le centrali nucleari a uso civile della Corea del Sud. I due reattori di Shin Gori 2 e Shin Wolseong 1 sono stati bloaccati dalla Korea Nuclear Safety and Security Commission. I certificati sulla sicurezza dei due reattori erano stati falsificati dagli stessi gestori degli impianti, e indovinate perché? Per tagliare nettamente i costi di manutenzione delle centrali nucleari.

Sembra incredibile che scoppino simili scandali in merito all’energia nucleare ancora oggi, ma purtroppo accadono. Tanto il reattore di Shin Gori tanto quello di Shin Wolseong resteranno fermi finché le operazioni di manutenzione non verranno svolte secondo tutti i crismi, e le parti da sostituire per motivi di sicurezza non saranno sostituite. Per questo scandalo e lo spegnimento dei reattori c’è anche chi parla di un certo rischio black out nella stagione estiva.

Questa notizia non può che apparire estremamente preoccupante. Casi simili di mala gestione sono a dir poco pericolosissimi e non sono i primi per la Corea del Sud. Occorre inoltre considerare che la Corea del Sud è uno dei giganti a livello mondiale per quanto riguarda il nucleare a uso civile: il piccolo stato possiede infatti 23 reattori nucleari, di cui 10 dei quali sono tuttavia fermi, al momento.

La presidentessa Park Geun-hye secondo quanto scritto dall’agenzia Yonhap, ha dichiarato:

Dobbiamo fare del nostro meglio per determinare cosa ha causato i problemi e dove siano le responsabilità al fine di evitare che tali incidenti possano ripetersi in futuro.

Non possiamo che augurarci che simili, incredibili vicende non si verifichino più.

Photo credits | Getty Images

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