Nucleare, Corea del Sud vuole 11 nuove centrali, nonostante gli scandali

di Redazione Commenta

nucleare corea del sud nuove centraliIl popolo coreano non vuole più il nucleare, il Governo sì. Indovinate un po’ chi avrà la meglio? Sono allo studio al momento 11 nuovi reattori che serviranno a garantire alla Corea del Sud una buona percentuale di autonomia energetica, nonostante negli ultimi tempi ne stiano succedendo di tutti i colori. Nell’arco di due anni infatti la popolazione locale ha letteralmente dimezzato la propria fiducia nel nucleare (è passata dal 70% di consensi del 2010 al 34,8% di oggi), ma nonostante ciò il Governo va avanti.

E’ ancora negli occhi di tutti il disastro di Fukushima, che se ha spaventato noi, figuriamoci loro che sono molto più vicini. Ma non è stato solo questo incidente a spaventare i coreani. L’ultimo scandalo, che però da noi è arrivato piuttosto sotto silenzio, è la scoperta di 13 mila pezzi che componevano alcune delle centrali del Paese che avevano i certificati di sicurezza falsificati. Insomma, se ne sono accorti in tempo ed hanno evitato conseguenze peggiori spegnendo i reattori sotto accusa (2) e quelli sospetti (altri 3, su un totale di 23), ma ora vogliono ripartire più forti di prima.

L’intenzione è di incrementare l’attuale 30% di fabbisogno energetico coperto dal nucleare con ulteriori 11 reattori di ultima generazione che quasi raddoppieranno tale cifra, ed arrivare ad aggiungerne ulteriori 5 entro il 2030. Ovviamente sono aumentati i controlli ed è stata redatta una nuova legge per evitare “furbate” come quella dello scorso anno, ma i cittadini non sono ancora convinti.

E’ una priorità urgente recuperare la fiducia dei cittadini e la sicurezza dei reattori è una prerogativa per mantenere una certa percentuale di nucleare nel mix totale

ha spiegato il Ministro dell’Economia che sembra d’accordo con il suo omologo giapponese che in quel Paese ha deciso di puntare nuovamente sull’atomo. La paura di Fukushima è già passata? Evidentemente non riusciamo più ad imparare dai nostri errori.

Photo Credits | Getty Images

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