Giappone, centrale nucleare fuori controllo

di Redazione 2

Giappone: centrale nucleare fuori controllo. Dopo l’esplosione al reattore 2 e l’incendio al reattore 4 avvenute ieri, è ancora crisi a Fukushima. I lavoratori, cinquanta eroi senza volto che stanno lottando per scongiurare il pericolo di un disastro nucleare senza precedenti, nelle ultime ore hanno dovuto allontanarsi temporaneamente a causa delle radiazioni troppo alte. I lavori per la messa in sicurezza proseguono comunque incessantemente, per quanto resi difficoltosi dalle macerie che ostacolano il percorso dei tecnici.

L’inquinamento radioattivo è giunto anche a Tokyo, dopo l’incendio delle scorse ore, scatenando il panico malgrado le autorità rassicurino si tratti di livelli bassi di contaminazione. E’ una corsa contro il tempo. Un solo target: raffreddare ad ogni costo e con ogni mezzo i reattori per evitare la fusione del nocciolo.

I vigili del fuoco hanno provato a farsi strada, in un varco aperto tra le macerie, per raggiungere il reattore numero 4. Le fiamme sembrano essere state spente, ma dall’edificio fuoriesce una nuvola di vapore. Un elicottero sta cercando di raffreddare le barre di combustibile del reattore 3 versando acqua dall’alto. Il reattore 3, a detta della Tepco, che gestisce la centrale di Fukushima, è quello più a rischio: è qui, infatti, che si registra la radioattività più alta.

E’ una crisi nucleare in mondovisione, quella che sta vivendo il Giappone, che tiene tutti con il fiato sospeso per gli scenari di morte e distruzione che potrebbe aprire un’eventuale catastrofe atomica nonché per l’impatto sulle politiche energetiche europee e mondiali.
Per gli esperti nucleari, quanto sta avvenendo a Fukushima, tutte le misure messe disperatamente in campo per fermare la fuga radioattiva, ivi inclusa l’acqua di mare per raffreddare i reattori, rappresentano

sforzi disperati per cercare di evitare quello che rischia di essere ricordato come uno dei più gravi disastri industriali al mondo.

Tentativi estremi sintetizzati efficacemente dalle parole di Thomas Neff, ricercatore al Center for International Studies afferente al Massachusetts Institute of Technology:

E’ un incubo al rallentatore.

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[Fonte: Reuters]

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