Ilva, per la Cassazione i Riva colpevoli “spregiudicati” di disastro ambientale

di Redazione 2

Ilva, per la Cassazione i Riva sono colpevoli di disastro ambientale, senz’altro riconducibile anche alla gestione dal 1995 a oggi, caratterizzata da continua “spregiudicatezza” degli stessi Riva, Emilio e Nicola in primis.

Ilva, la Cassazione diffonde le motivazioni con cui a gennaio ha autorizzato gli arresti domiciliari per Emilio e Nicola Riva e l’ex direttore Capogrosso: secondo la Corte gli imputati sapevano benissimo i rischi del loro operato, non di meno hanno continuato a gestire l’azienda in modo spregiudicato e il disastro ambientale di Taranto è senza dubbio riconducibile anche alla loro gestione (i Riva sono subentrati nel 1995, ormai quasi vent’anni fa).

Parole durissime da parte della Cassazione, abbiamo accennato. Vediamole quindi nel dettaglio:

la pervicacia e la spregiudicatezza dimostrata da Emilio Riva e dal Capogrosso, ma anche da Nicola Riva, succeduto alla presidenza del Consiglio di amministrazione in continuità con il padre, che hanno dato prova, nei rispettivi ruoli, di perseverare nelle condotte delittuose, nonostante la consapevolezza della gravissima offensività per la comunità e per i lavoratori delle condotte stesse e delle loro conseguenze penali e ad onta del susseguirsi di pronunce amministrative e giudiziarie che avevano già evidenziato il grave problema ambientale creato dalle immissioni dell’industria.

Condotta delittuosa in piena consapevolezza. Non solo, riguardo all’Ilva i giudici hanno anche affermato che esiste il pericolo di reiterazione del reato, infatti “i Riva, pur non avendo più cariche, hanno tuttora la proprietà dell’azienda con quel che ne consegue in termini di interesse in ordine alle sorti dello stabilimento; inoltre, sono titolari del gruppo Riva”. E aggiungono anche che lo stesso discorso vale per l’ex direttore Luigi Capogrosso, tuttora stipendiato dall’Ilva.

L’Ilva per la Cassazione ha determinato sotto la gestione Riva la contaminazione grave di terreni, acque e animali non solo selvatici ma anche destinati all’alimentazione e non solo a Taranto. Interessante infatti la sottolineatura dei giudici che hanno ricordato che la contaminazione riguarda

un’area vastissima che comprende l’abitato di Taranto e di paesi vicini nonché un’ampia zona rurale tra i territori di Taranto e Statte tali da integrare i contestati reati di disastro doloso, omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro, avvelenamento di acque.

Photo credits | Getty Images

Commenti (2)

  1. gira e rigira non si decidono a fare l’unica cosa che dovrebbero fare: nazionalizzare l’Ilva, risanarla e ricollocarla sul mercato
    http://www.bionotizie.com

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