L’Aquila, come i grandi giornali mondiali affrontano la sentenza shock (gallery)

di Redazione Commenta

La sentenza scioccante di avantieri che ha condannato a 6 anni i vertici della Protezione Civile ritenuti responsabili di sottovalutazione del sisma ha fatto in breve tempo il giro del mondo. Letteralmente. I principali quotidiani mondiali infatti hanno dato eco a quella che si può definire come la sentenza più sorprendente della storia dei terremoti. Anche in Giappone, in America o nel resto del mondo accadono i terremoti e muoiono persone, ma mai era stato condannato uno scienziato. Vediamo come le grandi testate hanno preso la sentenza.

Secondo i francesi di Le Monde è stata una sentenza giusta. Per la precisione, stando alle parole degli esperti intervistati, è stato un passo in avanti per il sistema giudiziario italiano e per le vittime del sisma. Come sempre molto British l’Indipendent che preferisce non entrare nella vicenda, lasciando ai diretti interessati, tramite le interviste, l’onere di raccontare la vicenda.

Molto eloquente è invece l’immagine proposta dal New York Times (in alto) con un carabiniere sconsolato che passa davanti al palazzo di governo mezzo diroccato, simbolo delle istituzioni italiane che cadono a pezzi. Il principale quotidiano americano ripropone la tesi degli scienziati condannati, e cioè che d’ora in avanti nessun esperto si sbilancerà più a fare ipotesi per evitare la galera, ed anche se non lo dice apertamente, critica la scelta della corte de L’Aquila. Per i tedeschi di Der Spiegel invece si tratta di un vero e proprio scandalo il verdetto di condanna per gli scienziati, come se si fosse andati alla ricerca di un capro espiatorio.

L’unica critica costruttiva arriva dall’Economist che più che prendersela con gli scienziati o con i magistrati se la prende con la politica. Intervistando uno dei principali sismologi californiani, mette in risalto come in Italia, ma a dir la verità anche in quasi tutto il resto del mondo salvo rare eccezioni, non esistano mezzi di prevenzione né ricerche all’avanguardia sulla predizione dei terremoti e piani per evitare disastri. Forse se ci fossimo premuniti prima, nessuno si sarebbe fatto male e nessuno sarebbe stato condannato.

 

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