Nella vicenda della marea nera in Scozia, oggi arrivano due notizie, una buona ed una cattiva. La buona è che la Shell è riuscita a chiudere la valvola che perdeva maggiormente e che ha sversato in mare 218 tonnellate di petrolio greggio. La cattiva è che per ripulire l’area ci vorranno ancora diverse settimane, anche perché c’è un secondo pozzo che perde, anche se quantità decisamente minori. Ma almeno è un buon inizio.
Le dichiarazioni iniziali della compagnia (“non sappiamo dov’è la perdita”) hanno fatto preoccupare il mondo, ed hanno fatto tornare il pensiero ad un anno fa, quando di questi tempi al largo delle coste americane i tecnici stavano combattendo contro la marea nera più devastante della storia. Quindi già il fatto che la valvola difettosa sia stata trovata e chiusa ci deve far tirare un sospiro di sollievo.
Sperare poi che la situazione si risolva in breve tempo, è davvero troppo. Le 218 tonnellate disperse (o 1.300 barili) infatti sono la stima dell’azienda, e non ci sorprenderemmo se fossero calcolate al ribasso. Per questo quel “ci vorrà tempo” annunciato dai tecnici per ripulire l’area un po’ ce lo aspettavamo. L’incidente, avvenuto nel fine settimana di Ferragosto, si calcola sia il peggiore degli ultimi 10 anni nella zona del Mare del Nord. Ma nonostante questo i portavoce del colosso anglo-olandese hanno affermato:
la macchia dovrebbe disperdersi naturalmente, senza arrivare sulle coste […] non ha avuto un impatto significativo sull’ambiente.
Di certo non ci si poteva attendere un’ammissione di colpa, le azioni legali partiranno senza dubbio e quindi l’azienda tende ad alleggerire la propria posizione di fronte all’opinione pubblica. Anche perché adesso dovrà impegnarsi nella chiusura del secondo pozzo che, dicono, rilasci “appena” 5 barili di petrolio al giorno, meno del precedente, ma sempre di un’azione devastante si tratta, anche perché dai primi dati pare che sia in una posizione più difficile da raggiungere. Intanto i primi effetti di questa chiazza nera di 31 km di lunghezza si sono già avuti: blocco della pesca nelle vicinanze e danni ancora incalcolabili alle diverse specie di uccelli migratori che, denunciano dalla Reale società britannica per la protezione degli uccelli (Rspb), proprio in questi giorni solcano quei mari.
Desmond 1 Marzo 2017 il 2:45 am
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