Olio extravergine di oliva: qualità e rispetto dell’ ambiente

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olio monini

La passione rende grande un nome e Monini è da tempo simbolo di qualità e tradizione tutta italiana. Produce olio extravergine da oltre un secolo, con l’occhio sempre vigile all’innovazione e all’ambiente. Ecco perché anche i nipoti del fondatore con oltre 100 dipendenti sono stati lodati per il loro impegno dal Direttore Generale per lo Sviluppo Sostenibile del Ministero dell’Ambiente Francesco La Camera, il quale ha confermato: “L’obiettivo del nostro lavoro è promuovere la sostenibilità nei settori produttivi decisivi per il nostro Paese, come l’agroalimentare, attraverso strumenti di valutazione ambientale in linea con le indicazioni dell’Unione Europea. Le aziende hanno capito l’importanza di puntare al miglioramento delle performance ambientali, verso uno sviluppo sempre più sostenibile”.

 

La Monini che ha raggiunto mercati come il Nord America, Polonia, Australia, Russia e non solo, ha preso parte al programma nazionale per la valutazione dell’impronta ambientale, promosso dal Ministero dell’Ambiente, attraverso la partecipazione al bando di co-finanziamento per il calcolo della carbon footprint dei prodotti di largo consumo lanciato nel 2013. Una rosa di 200 aziende che si occupano di produzione e di ecosostenibile e tutte sono state analizzate nei dettagli per poter lavorare insieme verso il comune obiettivo. Nel caso di Monini, sono state verificate tutte le fasi di lavorazione: dalla raccolta delle olive, al trasporto in frantoio ed estrazione dell’olio, fino a passaggi quali la filtrazione e il confezionamento. Ovviamente, non sono mancati i controlli degli imballaggi e della distribuzione. Tutto superato brillantemente, a confermare quanto non sia un caso che resti l”Extra Vergine più venduto come il Bios e le DOP che hanno anche vinto una serie di riconoscimenti.

Quali sono le fasi di produzione alle quali fare più attenzione?

A livello di impatto, l’attenzione è puntata in merito agli oli extra vergine di oliva alla coltivazione, alla produzione di materiali di imballaggio soprattutto in bottiglia di vetro e poi la distribuzione via camion, così come il confezionamento del prodotto.

Cosa fa Monini per rispettare l’ambiente?

In merito ai suoi due extra vergine più pregiati, il Bios e la DOP Umbria, da tempo cerca di contenere il consumo energetico e i prodotti chimici (nel caso del D.O.P Umbria) nella fase della coltivazione. Mette a punto imballaggi con bassa impronta di carbonio e limita i consumi elettrici per le fasi di estrazione dell’olio.

Ci sono casi in cui, però, le emissioni di gas ad effetto serra non si possono bloccare. Monini, dunque, ha pensato di acquistare crediti derivanti dal progetto China Anhui Guzhen Biomass, che consiste nella realizzazione e installazione di un boiler da 130t/h e di un generatore a turbina a vapore da 30MW nella contea di Guzhen, della provincia di Anhui, nella Cina orientale. Gli scarti di prodotto, poi, vengono riutilizzati come combustibile per la generazione di energia elettrica. A tutto vantaggio soprattutto del clima.

Il BIOS e il D.O.P. Umbria, sono stati sottoposti quindi a uno studio completo di LCA (Life Cycle Assessment con metodologia “dalla culla alla tomba”) per arrivare a definirne la Carbon Footprint (CFP), indicatore ambientale in grado di valutare in che modo i prodotti contribuiscono al riscaldamento globale. Un ottimo prodotto da portare in tavola dunque, con la certezza che la sua lavorazione è stata del tutto green.