Rinnovabili in crisi se il prezzo del petrolio scende

di Redazione 1

Lo abbiamo visto salire alle stelle nei mesi scorsi, suscitando preoccupazioni, crisi, lamentele da parte degli automobilisti. E ora calare di nuovo di prezzo, facendo tirare un sospiro di sollievo agli acquirenti. Si parla del petrolio, l’oro nero più conteso, dibattuto, criticato, rilanciato sul mercato.
Può essere definito un po’ il carburante per eccellenza del mondo, muove la Terra intera, le attività dell’uomo, i trasporti.

Eppure, per un momento, pochi, troppo pochi, giorni ci era parso possibile persino pensare di vivere senza, di farne a meno, di poter usare la bicicletta, i mezzi di trasporto pubblico, il carsharing, tutto pur di evitare un dispendioso e tanto temuto pieno.

Tutto questo sprazzo di ecologia, di rispetto per l’ambiente, di interesse per le altre fonti energetiche pulite era dovuto proprio al continuo aumentare del prezzo del greggio. Forse perchè quando ad essere intaccato è il nostro portafoglio, diventiamo tutti improvvisamente più buoni, persino disposti a non inquinare.
L’ipocrisia è stata subito svelata, però, dal repentino cambiamento di rotta che ha portato ad un disinteresse verso rinnovabili, mezzi di trasporto puliti, agenti meno inquinanti, causata proprio dal ribasso del petrolio. Ora che la situazione di allarme sul prezzo della benzina sembra essere rientrata, è diventato inutile pensare all’alternativa meno inquinante.

Ad ammonire sulla crisi delle energie rinnovabili, sulle quali calerà nuovamente il sipario, è un articolo apparso su EurActive realizzato da Angus Mc Crone, a capo della redazione di New Energy finance, un servizio di informazione londinese specializzato nel settore delle rinnovabili e negli investimenti nelle tecnologie pulite. Il barile di petrolio dal suo record storico, i 147 dollari del mese di luglio, si è attestato sui 63 dollari fatti registrare il 28 ottobre scorso.
Il prezzo di scambio della CO2 si è abbassato a sua volta a 19 euro per tonnellata. spingendo i nuovi investitori entrati nel mercato di scambio ETS (il sistema europeo di scambi di quote di emissioni) ad acquistare licenze di emissioni a buon mercato piuttosto che a investire ingenti fondi nelle risorse e nelle tecnologie rinnovabili.

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