Sviluppo sostenibile: progressi e arretramenti

di Redazione 1

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Secondo i dati raccolti dalle Nazioni Unite nei paesi in via di sviluppo un bambino nato nel 2000 può sperare di vivere 8 anni più di sua madre. Nel 1970 più della metà degli adulti nei paesi in via di sviluppo era del tutto analfabeta, trenta anni dopo gli analfabeti sono scesi a un quarto della popolazione. Negli ultimi 10 anni, secondo le stime della Banca Mondiale, la quota dei poveri si è ridotta: dal 28,3% al 24% la popolazione sotto 1$ al giorno, dal 61% al 56% quella sotto i 2$, anche se per effetto della crescita demografica gli esseri umani ai limiti della sopravvivenza (in gran parte sotto le condizioni minime di sopravvivenza) sono cresciuti di circa 80 milioni arrivando a 2,8 miliardi di persone.


Tuttavia uno sviluppo sostenibile è avvenuto solo in alcune aree geografiche e con ritmi molto diversi. In particolare nell’ultimo decennio, cioè nell’età della globalizzazione, il miglioramento si è diffusamente rallentato e in alcune aree importanti vi sono forti segni di peggioramento. Nell’Asia orientale, un’ area che, tra gli altri, include la Cina, l’Indonesia, le Filippine, la Malesia, la Tailandia, ci sono stati rapidi e sostenuti progressi, in termini di reddito, speranza di vita, cultura, disponibilità di servizi, riduzione delle condizioni di povertà estrema. Negli Stati Arabi e in America Latina, il tasso di crescita è stato molto più basso, l ‘1% annuo, anche se con marcate differenze tra i vari paesi. Ancor più drammatico è stato l’andamento Africa Subsahariana, dove vive il 10% della popolazione mondiale. In questa area la crescita è stata negativa, con una media del -1% annuo.

Commenti (1)

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