L’ambiente boccerebbe sia i pannolini usa e getta sia i lavabili. Perché? Una ricerca ha provato che l’impiego dei pannolini usa e getta, o monouso, in un neonato per un periodo medio di 2 anni, provoca l’emissione nell’atmosfera di circa 550 kg di anidride carbonica. L’uso dei pannolini lavabili produce ugualmente 570 kg di CO2.
Dopo 50 anni dalla sua invenzione, il pannolino usa e getta, ideato dall’ingegnere chimico Victor Mills il fondatore del noto marchio Pampers, comincia ad avere il suo impatto sull’ambiente. Il boom delle vendite negli USA e poi in Europa si è avuto negli anni ’70 quando il pannolino viene dotato di nastro adesivo per meglio aderire al piccolo e per dare maggiori sicurezza alla madre. Poi ci sono state versioni sempre più “sofisticate” fino ad arrivare alle più pioneristiche per “maschietto” e per “femminuccia”. Ma quanto costa all’ambiente questa comodità?
In media un neonato nel primo anno di vita consuma fino a 6 pannolini al giorno, 5 nel secondo anno di vita, e 4 nel terzo. Un bambino nei primi 2-3 anni cambia da 4.500 a 5.000 pannolini, che corrispondono a circa 2 tonnellate di rifiuti non riciclabili perché nella maggior parte dei casi i pannolini sono costituiti da plastica. Inoltre per il confezionamento di un singolo pezzo occorrono circa 4 litri di acqua e 100 grammi di polpa di legno. Si potrebbe affermare che un bambino nei suoi primi 3 anni di vita consuma 20 grossi alberi. Negli ultimi anni sono stati lanciati sul mercato i cosiddetti pannolini ecologici, quelli lavabili. Molti Comuni mettono a disposizione persino degli incentivi per il loro acquisto, credendo di salvare l’ambiente, ma è proprio così? Marcello Somma, direttore dello Sviluppo sostenibile in Fater, azienda italiana leader nella produzione di assorbenti e pannolini, ha dichiarato
Da un’indagine svolta dal ministero dell’Ambiente britannico risulta che nessuna delle due soluzioni è ambientalmente migliore: mentre con il monouso abbiamo un problema legato al fine vita del prodotto, con il lavabile il costo ambientale riguarda l’energia e l’acqua impiegati durante il ciclo vita del prodotto.
Dunque 550 kg di CO2 per il monouso contro 570 Kg per il lavabile. Forse una soluzione c’è: anticipare il passaggio dal pannolino al water, come facevano le nostre nonne che a 1 anno per non lavare a mano i sorrisi, le pezze a triangolo che fungevano da pannolino, insegnavano ai nostri genitori ad avvisare dello stimolo in arrivo. Se le comodità facilitano la nostra vita e danneggiano ambiente e natura, esiste la possibilità di fare delle scelte.
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Marina 8 Giugno 2011 il 11:30 am
Sono convinta che scegliere i pannolini lavabili sia la scelta più sana per i bimbi (non contengono gel superassorbenti sintetici), per l’ambiente (alcuni genitori li lavano solo con bicarbonato!) e per il budget delle famiglie. Li ho conosciuti un po’ tardi dopo essermi resa conto che spendevo tantissimo in usa-e-getta, purtroppo, ma quando ho deciso di aprire uno shop online non ho esitato a sceglierli.
renzo 9 Giugno 2011 il 10:40 am
Sono d’accordo con Marina, oltretutto è superficiale il confronto che viene fatto solo sulla base della produzione di CO2 che non è l’unico nemico da combattere: quanti kg di rifiuti non riciclabili vengono prodotti con pannolini usa e getta in 2-3 anni? Come dice l’articolo circa 2000Kg. Quanti con dei pannolini lavabili (in alcuni casi riciclabili)? 10Kg sono già tanti…
Paola Pagliaro 9 Giugno 2011 il 12:34 pm
sì i lavabili sembrerebbero la scelta a meno impatto a prima vista… poi non ho esperienza diretta di pannolini per il momento per valutare anche altri parametri come il comfort del bimbo ecc…
Giovanna 13 Giugno 2011 il 5:43 pm
Concordo con l’articolo: non si sa quale sia il pannolino più amico dell’ambiente. Però non mi sembra valida la soluzione di anticipare il passaggio dal pannolino al water, perchè non affronta il nocciolo della questione che è il problema del confronto tra i due titpi di pannolino.
Nel dubbio io uso i pannolini ibridi che sono sia lavabili che usa e getta, perchè preferisco la comodità degli usa e getta riducendone i rifiuti.
Ines 1 Marzo 2017 il 2:10 am
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