Biocarburanti dalle feci del panda

di Redazione Commenta

Dovrebbe essere l’uomo a salvare il panda, ma probabilmente sarà il panda a salvare l’uomo. Il costo della benzina sempre più alto potrebbe non essere più un problema tra poco, in quanto alcuni scienziati della Mississipi University hanno scoperto che dalle feci di questo animale si possono ricavare dei batteri che possono trasformare tantissime colture non commestibili in biocarburanti.

Tutto è nato dall’osservazione dell’alimentazione di una coppia presente nello zoo di Memphis. I panda si nutrono quasi esclusivamente di bambù, una pianta molto dura che però nel loro stomaco viene metabolizzata molto facilmente grazie a degli speciali batteri. Le feci del panda si sono poi dimostrate molto facili da trasformare in biocarburanti perché riducono il 95% delle fibre di bambù in zuccheri, facilmente trasformabili in etanolo. Infatti lo zucchero è una delle principali colture che forniscono biocarburanti al mondo, insieme al mais.

Ma non finisce qui. Utilizzando le loro magnifiche proprietà non solo si riuscirebbe a rendere il bambù (pianta facile da coltivare perché cresce ovunque e ad impatto zero) fonte per biocarburanti, ma potrebbero diventarlo anche altri vegetali che oggi non vengono presi in considerazione come l’erba e gli scarti della mietitura. Finalmente in questo modo si potrebbero tralasciare le coltivazioni di generi alimentari che, attualmente, hanno visto il loro costo aumentare, specialmente nei Paesi in via di sviluppo che hanno già problemi con l’approvigionamento alimentare.

I panda, come si sa, sono uno degli animali maggiormente a rischio estinzione, e se un giorno sparissero, come faremmo? Mentre è indubbio che la soluzione migliore sarebbe tentare di salvarli, gli scienziati americani si stanno già portando avanti con il lavoro ed hanno individuato ed isolato i geni dei batteri per poter produrre su larga scala dei lieviti senza dover fare affidamento sugli animali. Si inquadra così la scoperta del batterio TU-103, microrganismo in grado di trasformare la cellulosa direttamente in butanolo. Il tutto a costi molto bassi per le tasche degli investitori e per l’impatto ambientale.

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