La biodiversità esiste anche ai Poli ed è maggiore che da noi

di Redazione Commenta

L’incredibile scoperta è stata fatta recentemente studiando le rotte dei pesci che transitavano dal Polo Nord e Sud, ma anche durante lo studio diverse specie animali che, quasi per caso, venivano scoperte una dopo l’altra. Se diciamo “biodiversità“, l’immagine che subito ci viene in mente è quella delle varie foreste del mondo, da quella Amazzonica a quelle equatoriali, in cui migliaia di specie viventi si dividono centinaia di migliaia di ettari di terreno.

E proprio questa abbondanza di vegetazione ci ha sempre fatto immaginare che la biodiversità fosse una prerogativa delle zone calde, e che nell’Artide ed Antartide non ci fossero che poche specie animali. Ed invece è esattamente il contrario. A dare la possibilità di una ricca abbondanza di vita è come sempre l’acqua, che permette ai due Poli opposti del nostro Pianeta di possedere addirittura 235 specie marine identiche ad 11 mila km di distanza.

Fino a poco tempo fa si credeva che nelle acque gelide dei Poli transitassero momentaneamente soltanto qualche specie di balena e pochissimi altri pesci, oltre ad uccelli migratori e poche specie terrene come i pinguini o gli orsi polari. Ed invece uno studio di circa 500 scienziati di tutto il mondo ha potuto valutare proprio queste acque gelide come le principali “responsabili” della nascita della vita. Secondo questo studio, sarebbero centinaia le specie che nascerebbero in Antartide per poi spostarsi verso Nord, ma è vero anche il contrario, e cioè molte specie, nate altrove, si trasferiscano proprio al Sud.

Ad oggi sono state individuate ben 5.500 specie animali diverse in Artide e addirittura 7.500 in Antartide, molte delle quali non sono presenti in nessun’altro posto del mondo. Per la maggior parte si tratta di crostacei, lumache e meduse, molte delle quali arrivano anche a “congelarsi” a temperature così rigide, per poi venire “scongelate” dopo decine di anni, garantendo una sopravvivenza pressoché continua alla specie.

In tutto questo però non poteva mancare la mano dell’uomo. Secondo l’ultima ricerca, pare che il riscaldamento globale abbia favorito le specie più piccole che stanno prolificando, a discapito però di quelle più grandi, che numericamente stanno diminuendo. Un pericolo nel lungo termine che potrebbe portare problemi alla catena alimentare, mettendo in pericolo centinaia di migliaia di specie animali di cui nemmeno eravamo a conoscenza.

Fonte: [Repubblica]

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