Aquaring, un portale europeo tutto incentrato sul mondo marino

Un progetto che va avanti dal 2006, quello di Aquaring, il primo portale semantico multilinguistico europeo incentrato sull’acqua e sul mondo marino. Presentato nei giorni scorsi all’Acquario di Genova, finalmente www.aquaringweb.eu è operativo e pronto ad accogliere curiosi, studenti, o semplicemente utenti affascinati dal regno delle acque.

A coordinare i lavori negli ultimi tre anni è stata Bruna Valettini che lavora proprio all’Acquario di Genova e che, in quanto esperto scientifico, ha fornito anche un prezioso apporto ai contenuti. Contenuti che spaziano nella vastità dei mari e degli oceani, con percorsi multimediali che permettono un’interazione diretta con i visitatori, video, immagini, approfondimenti, dossier.

Acqua in scatola, Box Water dalla parte dell’ambiente

Se l’acqua è in scatola. Impacchettata in cartone rigorosamente riciclabile. Sì, avete letto bene. Ecco una buona notizia. L’azienda si chiama Boxed Water, e vende un’idea rivoluzionaria: l’acqua in scatola. Scatola dalla parte dell’ambiente, che non ha nulla a che vedere con le tradizionali bottiglie di plastica cui siamo abituati da una vita. Boxed Water usa per il packaging dell’acqua (l’acqua, bene vitale) il 90% di materiale riciclato.

Un prodottino che provoca emissioni di CO2 in maniera sensibilmente inferiore (fino all’80%) rispetto alle classiche bottiglie di plastica. Non solo: l’azienda fa sapere che sta riducendo il suo impatto ambientale. E che intende dare in “sostenibilità” il 20% dei profitti.  Il 10% a fondazioni che si occupano di acqua e ambiente, e l’altra metà a progetti di “riforestizzazione”.

Allarme acqua: tra 20 anni metà della popolazione mondiale non ne avrà più

Uno dei più terribili allarmi che tutto il mondo si aspettava, è stato finalmente lanciato. L’Onu nei giorni scorsi ha indetto una serie di conferenze stampa, tra cui quella più importante durante il forum mondiale sull’acqua di Instanbul, per mettere in guardia il mondo sul problema acqua.

Secondo la relazione delle Nazioni Unite, entro il 2030 almeno metà della popolazione mondiale sarà a secco, e questo creerà drammatici problemi. Il principale avverrà nei Paesi in cui l’acqua scarseggerà, quelli africani, in quanto non sarà possibile per decine di milioni di persone raggiungere le riserve d’acqua dolce che già ora sono parecchio distanti. Questo porterà ad un alto tasso di mortalità, e di conseguenza anche a guerre civili per il controllo dell’acqua, proprio come sta succedendo in Darfur, secondo gli ultimi dati presentati da Ban Ki-Moon.

Il Mar Morto sta morendo veramente

Il livello d’acqua nel Mar Morto, il punto più profondo della Terra, è calato ad un ritmo allarmante, con gravi conseguenze ambientali, secondo Shahrazad Abu Ghazleh e colleghi presso la University of Technology  di Darmstadt, in Germania.

Il progetto del canale Mar Morto-Mar Rosso o del Mediterraneo-Mar Morto servirà per ri-riempire il Mar Morto fino al suo livello precedente, al fine di generare energia elettrica sostenibile e produrre acqua dolce dalla desalinizzazione. Lo studio mostra anche che il calo dei livelli di acqua non è il risultato dei cambiamenti climatici, ma è dovuto al consumo umano di acqua sempre più eleveto nella zona.

La miniera di São Domingos inquina ancora dopo 40 anni dalla chiusura

Nonostante sia stata chiusa nel lontano 1966, 43 anni fa, la miniera di São Domingos, in Portogallo, situata a cinque chilometri dal confine spagnolo, continua a contaminare le acque del fiume che sfocia nella diga di Chanza, il più grande serbatoio di acqua potabile nella provincia di Huelva. La foto sopra fa alquanto rabbrividire.
Secondo uno studio condotto da un gruppo di scienziati dell’Università di Huelva, pare infatti che l’ossidazione e la dissoluzione di solfuri sono processi che non si sono mai arrestati in quella miniera, attivi ancora oggi, dopo molti anni.

La miniera portoghese di São Domingos si trova insieme ad altre miniere situate sul lato spagnolo, come Rio Tinto o Almagrera. La miniera abbonda di rifiuti altamente contaminanti. Attiva tra 1857 e 1966, nel corso del tempo ha generato sostanze acide a causa dell’ossidazione dei rifiuti solforici.
Secondo Antonio M. Álvarez-Valero, autore dello studio pubblicato recentemente sulla rivista Environmental Geology e attualmente ricercatore presso l’Istituto andaluso di Scienze della Terra (Università di Granada – CSIC):

La preoccupazione è giustificata dal punto di vista ambientale. I rifiuti da cui deriva questa ossidazione generano l’acidificazione delle acque, contaminando il bacino.
E l’acido di scarico di São Domingos colpisce la diga di Chanza,, il più grande serbatoio di acqua potabile che serve Huelva, in quanto le sostanze inquinanti sono sottoposte ad una “relativa attenuazione”.

Acidificazione degli oceani, nuovo appello di 150 scienziati

Più di 150 scienziati di 26 Paesi di tutto il mondo si sono uniti per chiedere un’azione immediata da parte dei governi per ridurre drasticamente le emissioni di CO2 in modo da evitare danni gravi e diffusi per gli ecosistemi marini derivanti dall’acidificazione degli oceani.

Gli scienziati hanno rilasciato questo avvertimento lo scorso 30 gennaio a Monaco, sulla base della relazione stilata ad ottobre 2008 nel corso del secondo simposio internazionale sul tema The Ocean in a High-CO2 World.
Il professor Andrew Dickson, un chimico marino dello Scripps Institution of Oceanography, UC San Diego e la professoressa Victoria Fabry sono stati tra i primi firmatari della dichiarazione.

Non sprechiamo l’acqua facendo la doccia “indulgente”

Natale è passato, ma non è detto che non sia più possibile fare (o farsi) dei regali. Navigando per il web, ecologiae ha trovato per voi un regalo veramente eccezionale, utile a noi e all’ambiente: la doccia “indulgente”. Ultimamente di invenzioni ecologiche, soprattutto al fine di risparmiare l’acqua, ne sono arrivate tante, ma questa forse le batte tutte.

Infatti la doccia indulgente, come funzionalità, si trova a metà tra la doccia “marina” e quella “a basso flusso”, e ha come obiettivo quello di evitare lo spreco di acqua. Secondo il sito della casa produttrice, questo genere di doccia consuma il 56% in meno di acqua di una doccia normale, e il 26% rispetto ad una a basso flusso, senza sacrificare il calore e il comfort per l’utente.

In Spagna un nuovo impianto per generare elettricità dalle onde del mare

Ci siamo occupati già diverse volte della possibilità di generare energia elettrica sfruttando la potenza delle onde. Si tratta di sistemi altamente potenziali ma ancora poco sviluppati ed avanzati tecnologicamente su cui molti studiosi stanno ancora lavorando. Oggi parleremo di un nuovo progetto avviato in Spagna, nei Paesi Baschi, dove ha preso il via, qualche giorno fa, la costruzione di un nuovo impianto in grado di sfruttare l’energia delle onde per ottenere elettricità.

E se bevessimo tutti l’acqua del rubinetto?

L’acqua che arriva nelle nostre case torna ad essere la preferita dagli italiani, prevalendo su quella imbottigliata del supermercato.
E’ quanto si evince da una recente inchiesta condotta su un campione di italiani, 2.100 intervistati sopra i diciotto anni, commissionata dall’Associazione di costruttori di impianti per il trattamento delle acque Acqua Italia, i cui risultati sono stati resi pubblici oggi a Milano.

Dal sondaggio è risultato che il 72,3% dei partecipanti ha bevuto l’acqua del rubinetto di casa o dei locali pubblici almeno una volta nell’ultimo anno.
Nel 2006 a bere l’acqua del rubinetto era il 31,2% degli italiani, oggi la percentuale si attesta al 39,9%. Si tratta di una percentuale consistente se si considera che il nostro Paese è leader nel consumo di oro blu in bottiglia.  Quali sono i motivi di questa controtendenza che spinge gli italiani a scegliere l’acqua del sindaco?

Come lavarsi i denti in maniera ecologica in tre semplici mosse

Un gesto quotidiano, quello di lavarsi i denti, ripetuto nel corso di un anno centinaia di volte. Non sarebbe dunque il caso di renderlo più ecologico?
Negli Stati Uniti, esistono tre semplici regole da rispettare per pulire denti e bocca in maniera ecologica, rispettando l’ambiente.

La prima è usare un dentifricio ecocompatibile, finora quello Tom’s of Maine sembra uno dei pochi disponibili sul mercato americano.
Seconda cosa dotarsi di uno spazzolino riusabile, con l’impugnatura fatta da legno riciclato e una testina che si può staccare e sostituire, senza buttare così via il manico, ancora in buone condizioni, che può essere usato mesi e mesi.
Operazione, questa, che aiuta a eliminare tonnellate di rifiuti di plastica proveniente dagli spazzolini usa e getta, che durano solo un mese.