Inventati chip che risolvono il problema dei rifiuti elettronici

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Due ingegneri australiani hanno attentamente esaminato i problemi del cosiddetto e-waste, cioè i rifiuti elettronici, e hanno trovato una soluzione che potrebbe fare una grande differenza: i circuiti in plastica riciclata. Il professor David Thiel e MadhusudanRao Neeli della facoltà di ingegneria e di tecnologia alla Griffith University di Brisbane hanno elaborato un modo per rendere i circuiti elettronici in un nuovo livello ecologico.

Non è solo un altro piccolo passo nella tecnologia dei computer, o un sottoprodotto della ricerca ambientalista che spera di risolvere altre questioni. Thiel e Neeli hanno guardato specificamente al problema dei rifiuti e hanno voluto elaborare una risposta concreta. La loro tecnologia di circuiti in plastica può essere solo la soluzione.

Lotta alla siccità, il know how israeliano

israele-lotta-siccitaL’acqua manca, ma di idee ne piovono in abbandonanza a sopperire alla naturale aridità del territorio israeliano, aggravata dalla costante diminuzione delle piogge. Per far fronte al problema, lo Stato ebraico oggi ricicla il 75% delle sue acque reflue e nel 2016 coprirà il 35% del suo fabbisogno grazie alla dissalazione dell’acqua di mare.

Il Paese sta investendo da anni in questo settore. Priorità numero uno: aumentare il volume d’acqua disponibile. Impianti di desalinizzazione, perforazione ancora più in profondità delle falde acquifere, aumento del volume della pioggia. Non c’è tecnologia che non sia stata esplorata e sulle quali non si sia investito per trovare un rimedio alla siccità.
A sessanta chilometri a sud di Tel Aviv, sul mar Mediterraneo, sorge Ashkelon, un gigantesco impianto di dissalazione dell’acqua di mare. Lanciato nel 2006, ha prodotto circa 100 milioni di metri cubi all’anno di acqua potabile

“per un prezzo competitivo di 0,53 centesimi per m³, “dice Erza Barkai, uno degli amministratori di IDE, la società che ha sviluppato la tecnologia alla base dell’impianto.

Gli elefanti marini si spostano a causa dei cambiamenti climatici

elefanti-marini-cambiamenti-climaticiGli elefanti marini si spostano sulla scia dei repentini cambiamenti climatici in corso, modificando velocemente abitudini e luoghi di riproduzione proprio sulla base degli attuali stravolgimenti ambientali.
Una recente ricerca ha individuato uno spostamento di decine di chilometri delle colonie di elefanti marini, riconducibile alle esigenze di adeguarsi al ritiro dei ghiacciai.

Un team internazionale di ricerca, tra cui il Dott. Marco de Bruyn e studiosi provenienti da Stati Uniti, Sud Africa e Italia, guidato dal professor Rus Hoelzel dell’Università di Durham, ha scoperto che quando il ghiaccio antartico del Mare di Ross si ritirò nel periodo Olocene 8.000 anni fa, gli elefanti marini (Mirounga Leonina), adottarono un nuovo habitat stabilendo una nuova colonia che prosperò abbastanza velocemente.

Fattorie verticali, il futuro dell’agricoltura sostenibile?

skyfarming-foto1Se per chi vive in campagna l’orticello non è certo una chimèra, lo stesso non può dirsi per gli abitanti delle metropoli, o almeno non per ora. Gli scienziati, infatti, stanno pensando che in un futuro ormai prossimo bisognerà risolvere il problema dell’alimentazione di una popolazione in costante crescita adottando nuovi tipi di coltivazioni. E coltivando anche nei grattacieli. Skyfarming, le fattorie verticali, così le chiamano. Spiega Dickson Despommier della Columbia University di New York:

Fra 40 anni, ci saranno altri tre miliardi di persone. Questo è un problema. Dobbiamo trovare un altro modo per nutrirle.

E così architetti e scienziati stanno valutando la possibilità di coltivare ortaggi speciali che diano frutti tutto l’anno e che trovino posto nei palazzi dei centri urbani. Colture verticali, orti piramidali che potrebbero offrire a miliardi di persone alimenti freschi a portata di mano,  riducendo le emissioni di carbonio provocate dallo spostamento di derrate alimentari via mare o via terra.

Animali in vacanza: ecco cosa dice la legge per le prossime ferie con Fido

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Andare in vacanza con il proprio animale domestico, si sa, è complicato, non soltanto perché le varie strutture turistiche non sono sempre attrezzate ad ospitarlo. Ma a questo purtroppo si aggiunge un ulteriore ostacolo dovuto ad una legislazione rigida voluta dall’Unione Europea che non mancherà di creare qualche disagio ai padroni di cani, gatti, o qualsiasi altro animale domestico vogliate portare in vacanza insieme a voi.

Se dovete viaggiare all’interno dell’Unione Europea, per gli esseri umani non c’è più bisogno del passaporto, ma questo documento è indispensabile per il vostro animale. In particolare il passaporto viene rilasciato tramite veterinario, il quale deve indicare i dati di provenienza di Fido (codice dello Stato membro, codice della Regione, della Provincia ed un codice identificativo simile a quello fiscale), la dichiarazione di vaccinazione antirabbica e delle vaccinazioni di base obbligatorie più, se vi recate in Gran Bretagna o in Scandinavia, sarete costretti a sottoporre il vostro animale anche al test seriologico per certificare la titolazione degli anticorpi neutralizzati, al trattamento per le zecche e a quello echinococco. Ma i “disagi” non finiscono qui.

La morte serena del lago d’Aral

lago-aral-immagini-stellite-envisatIl lago d’Aral, erroneamente chiamato Mare d’Aral (è salato), è tristemente noto come oggetto di uno dei disastri ambientali più gravi della storia dell’umanità, se non il più grave in assoluto. Così lo descrive Al Gore nel suo libro Earth in balance. Così lo vediamo dalle immagini riprese dal satellite (foto sopra).
L’ampiezza originaria del lago era all’incirca di 68.000 km², ma dal 1960 il volume e la superficie lacustre hanno subito un calo del 75%. Nel 2007 dell’antico specchio d’acqua era rimasto solo il 10% dell’originale.

A causare l’inaridimento, il piano sovietico del dopo guerra che ha dirottato le acque dei due immissari, Amu Darya e Syr Darya, per sviluppare le colture intensive nei territori limitrofi. Nessuno dei responsabili di questo disastro era all’oscuro delle conseguenze del dirottamento delle acque dei due unici fiumi che alimentavano il lago. Al contrario, sentite cosa dichiarava il sovrintendente al piano di sfruttamento delle acque dei fiumi a scopo agricolo Grigory Voropaev:

Il nostro scopo è proprio quello di far morire serenamente il lago d’Aral.

Singapore diventa la prima città ad auto-sufficienza idrica pur non avendo fonti d’acqua

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Khoo Chye Teng, il capo dell’agenzia dell’acqua di Singapore si è finalmente svegliato dopo 5 anni dall’inizio del mandato, e ha impresso una svolta al sistema idrico della città asiatica. A differenza dei suoi predecessori alla Public Utilities Board, Khoo non vuole che il suo Paese dipenda dalle risorse di quelli ricchi, ma vuole raggiungere l’auto-sufficienza, almeno per quanto riguarda l’acqua, per la sopravvivenza a lungo termine e per lo sviluppo.

Grazie alla tecnologia, Singapore ha ora la capacità di generare gran parte della propria acqua e si prepara a svolgere un ruolo di primo piano nel riciclaggio delle acque usate, un settore emergente del valore di circa 100 miliardi di dollari a livello mondiale.

Questo processo si baserà sulla depurazione dell’acqua su larga scala e relativamente a buon mercato, visto che si finisce con il purificare gli scarichi delle lavorazioni chimiche. Con una superficie di soli 700 chilometri quadrati, Singapore non ha molti fiumi da cui trarre le risorse per sopravvivere, e così molto spesso, per stessa ammissione di Khoo, si deve fare affidamento alla sola acqua abbondante che c’è in quelle terre, quella che arriva dal cielo con la pioggia.

Solo 27 spiagge aperte ai cani in tutta Italia, come fare con Fido in vacanza?

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Da ogni parte tutti gli anni arrivano i soliti appelli a non abbandonare i cani quando si va in vacanza. Ma come sempre a parlare sono bravi tutti, ma all’atto pratico diventa un po’ un problema. L’Italia ha 8.000 km di costa, ma la cosa assurda è che quasi tutti sono diventati privati. Per questo motivo chi si “impossessa” del territorio demaniale, ha anche l’autorizzazione a decidere se far entrare i cani nel suo stabilimento o no. E nella maggior parte dei casi dice di no.

Dunque cosa fare con le vacanze imminenti ed il nostro Fido che non si sa dove metterlo? Per chi si reca in case-vacanza, il problema non si pone. Il nostro cane rimarrà in casa, soffrirà un po’ il caldo, ma almeno rimane con noi. Per gli alberghi un poco la situazione si complica, perché non tutti sono attrezzati per ospitare animali. Se però lo vogliamo portare in spiaggia, le alternative sono due: andare in quella pubblica (e ce n’è sempre di meno) o portarlo in una delle 27 spiagge d’Italia attrezzate ad ospitarlo.

Display OLED, la rivoluzione per i telefonini è cominciata

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Le case produttrici di cellulari stanno finalmente cominciando la transizione verso la tecnologia OLED per gli schermi, in gran parte a causa della possibilità del risparmio energetico. Samsung ha aperto la strada che hanno già intrapreso anche LG e altri, poco dopo. I display OLED da soli potrebbero ottenere un ulteriore risparmio di energia attraverso una limitazione del numero di colori utilizzati sullo schermo. Una potenzilità di risparmio di ben il 40% può essere considerata quando si utilizza questa limitazione.

Secondo New Scientist, i ricercatori della Simon Fraser University ndl British Columbia, Canada, hanno scoperto che la scelta di un particolare equilibrio di colori impiegati per formare le immagini è in grado di dimostrare un significativo risparmio. Diversi colori visualizzati da un pixel OLED utilizza diversi quantitativi di energia. Ad esempio, il giallo utilizza meno energia del magenta, anche se ad un primo sguardo sembra altrettanto brillante. Con la progettazione del colore che definisce la riduzione energetica del display, il consumo della batteria è stato tagliato tra il 37% ed il 41%.

Calce nel mare per diminuire la CO2 nell’atmosfera

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Se finora il mondo non si è completamente “cotto” a causa dell’effetto serra provocato dall’inquinamento, non è perché l’uomo ha rilasciato poche emissioni, ma perché la natura, ancora una volta, ci ha salvati. Circa la metà delle emissioni di CO2 globali vengono recuperate dagli oceani ed assorbite nell’acqua, mentre un’altra grossa fetta viene assorbita dagli alberi.

Ma c’è sempre l’altro lato della medaglia. Infatti gli oceani, assorbendo CO2, aumentano la propria acidificazione, con conseguente danno ai propri ecosistemi. Dunque come fare per risolvere il problema delle emissioni e salvare al tempo stesso gli oceani? La soluzione arriva da Manchester e si chiama “Cquestrate“, e si basa sullo sversamento in acqua di 10 km cubici di calce.

Museo Nazionale cinese di Ningbo, il primo museo letteralmente riciclato

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A prima vista, il nuovissimo Museo Storico di Ningbo, in Cina, sembra come è stato per secoli, modellato da forze naturali. Ma guardando bene le pratiche locali di costruzione ed i reperti archeologici che contiene, si nota come la facciata del museo è costruita da mattoni riciclati provenienti dalla zona, un residuo di ex zone agricole devastate dall’acceso sviluppo del quartiere alla periferia Sud della città di Ningbo in piena espansione.

La forma, scolpita geologicamente tra le montagne circostanti, è un’idea dell’architetto Wang Shu, interessato all’antica pratica di costruire in modo da riflettere le impostazioni della natura. Spiega lo stesso architetto che:

Nella tradizione cinese, ogni volta che la natura è stata notevolmente danneggiata, le persone tendono a ricrearla in forme artificiali per soddisfare il loro desiderio di essere più vicini alla natura stessa. Io chiedo ai miei studenti di usare il minor numero possibile di “aggettivi” perché essi possono facilmente farli diventare troppo sentimentali.

Wang definisce la sua architettura essenziale, a volte lasciando i suoi edifici dissolversi nel loro ambiente circostante. Adagiato su un piccolo torrente, il museo richiama molto la tradizionale pittura ad inchiostro del paesaggio, un modulo, nota Wang, in cui le strutture umane sono quasi assenti.

Il gallo fotovoltaico, quando la tradizione si sposa all’alta tecnologia

gallo-solareChi abita in campagna e nelle vicinanze di un pollaio lo sa: il sorgere del sole è scandito dal canto del gallo che annuncia l’inizio di un nuovo giorno. E allora quale associazione migliore se non quella tra il fotovoltaico e il re del mattino? Un gallo hi-tech che misurerà al sorgere del sole i dati relativi alle prestazioni dei moduli per inviarli successivamente via wireless o Gsm, al fine di valutare la resa energetica dei pannelli.

A mettere a punto il gallo fotovoltaico è stata un’équipe di  ricercatori del Dipartimento di Elettronica e Informazione guidato da Sergio Brofferio del Politecnico di Milano. Lo strumento realizzato dagli studiosi si collega a due moduli fotovoltaici, non necessariamente identici tra loro, misurandone le prestazioni, vale a dire la potenza, la tensione o la corrente elettrica. Il gallo solare, completo di tutte le sue componenti, si trasporta comodamente in un valigia-trolley.

Scoperta una pianta del deserto che si auto-irriga

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I ricercatori del Dipartimento di Scienze biologiche presso l’Università di Haifa-Oranim sono riusciti a rilevare il primo sistema di “auto-irrigazione” del rabarbaro del deserto, che consente la raccolta di acqua di 16 volte maggiore di quella prevista in questa regione in base ai quantitativi di pioggia del deserto.

Questo è il primo esempio di un auto-irrigazione delle piante in tutto il mondo. Il rabarbaro cresce tra le montagne del deserto del Negev, Israele, dove la precipitazione media è particolarmente bassa (75 mm all’anno). A differenza della maggior parte delle altre specie di piante del deserto, che hanno foglie piccole in modo da ridurre al minimo la perdita di umidità, questa pianta ha foglie particolarmente grandi, con un diametro massimo di un metro. I professori Simcha Lev-Yadun, Gidi Ne’eman e Gadi Katzir si sono imbattuti in questa singolare pianta mentre studiavano la zona con i loro studenti.

Inventato super-materiale riciclato che sostituisce quasi tutti i prodotti inquinanti

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Margarita Calafell, ricercatrice presso il Dipartimento di Ingegneria Chimica della UPC della Scuola di Ingegneria Aeronautica e industriale di Terrassa (ETSEIAT), ha sviluppato un nuovo materiale per l’applicazione di un trattamento delle biotecnologiche per il riutilizzo della carta. In molti casi, il nuovo materiale è in grado di sostituire gli imballaggi di plastica e materiali da costruzione ausiliari.

Le sue proprietà principali sono la bassa densità, è modellabile, resistente al fuoco, impermeabile, poroso e altamente resistente, e può sostituire i materiali meno rispettosi dell’ambiente,come quelli utilizzati in molti settori industriali e di produzione. Il riciclaggio di carta per ottenere più carta o cartone è stato un processo molto comune per molti anni. Tuttavia, la produzione di un materiale nuovo, altamente resistente, versatile e rispettoso dell’ambiente è una nuova idea.