Sacchetti di plastica: divieto di circolazione in tutto il mondo

di Redazione 22

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I sacchetti di plastica sono i principali responsabili dei crescenti danni ambientali in tutti i Paesi della Terra .
La campagna per proibirne l’uso sta di conseguenza prendendo sempre più slancio un po’ ovunque. Vediamo come viene affrontato il problema da una parte all’altra del mondo.
Il Sud Africa, nel maggio 2003, ha vietato l’impiego dei sacchetti di plastica sottili. In Eritrea, Ruanda e Somalia sono stati banditi nel 2005. La Tanzania ha introdotto il divieto totale nel 2006, il Kenia e l’Uganda hanno messo fuori uso quelli sottili a metà del 2007.
Negli Stati Uniti, la città di San Francisco è stata la prima in assoluto a vietarne l’uso nei grandi supermercati e nelle farmacie nel marzo del 2007. Diversi mesi dopo, anche nel resto della California si approvarono leggi che obbligavano i grandi supermercati a riciclare le buste di plastica.


In Asia, Taiwan ha vietato i sacchetti di plastica nel marzo 2003. La Cina, Paese in cui l’impiego procapite di borse di plastica è altissimo, ha annunciato lo scorso gennaio il divieto di distribuire gratuitamente nei negozi i sacchetti di plastica. Questo ha portato alla chiusura della più grande fabbrica produttrice di buste di plastica del Paese, nella provincia di Henan.
L’Australia ha annunciato che ne proibirà il libero uso e consumo entro la fine del 2008. Nel 2002, il Bangladesh ha imposto un divieto totale su tutti i sacchetti di plastica sottili nella capitale, Dhaka, dopo che sono risultati causa di blocchi al sistema di drenaggio durante devastanti inondazioni. Il provvedimento ha innescato un rilancio della locale industria del sacco di iuta. Anche a Mumbai, in India, sono stati vietati i sacchetti di plastica nel 2000.
E in Europa? Vediamo qual’è la situazione allo stato attuale. In Italia siamo un po’ indietro (come al solito!). Solo entro il 2010 si introdurrà il divieto totale. L’iniziativa da ammirare viene dalla Repubblica irlandese che ha tassato nel 2002 i consumatori per ogni sacchetto di plastica. Il consumo è calato drasticamente del 90%. Anche la Francia li vieterà entro il 2010. Il gruppo di supermercati più grande del Paese, il Carrefour, ne ha vietato la distribuizione gratuita nel marzo del 2007. anche il Belgio ha applicato una tassazione punitiva, come l’Irlanda, nel luglio del 2007. La Svizzera chiede ai supermercati di far pagare di più ai consumatori che li acquistano.
In Gran Bretagna, il comune di Modbury è stato il primo ad avere dichiarato fuorilegge i sacchetti di plastica nel mese di aprile del 2007. Mark & Spencer, uno dei più grandi rivenditori, proprio il mese scorso ha annunciato di volerne bloccare la distribuizione gratuita. La Spagna conta di dimezzarne il consumo entro il 2009, mentre in Germania ed Olanda, per i sacchetti di plastica si paga già una tassa aggiuntiva.

Commenti (22)

  1. Scrivo da Napoli, la “Capitale dei Rifiuti”.
    Io, nel mio piccolo, ho iniziato ad andare al supermercato portando con me delle belle buste di carta oppure riutilizzo le buste di plastica che conservo a casa.
    Penso che dobbiamo agire “dal basso” senza aspettare che le direttive scendano “dall’alto”.
    Un saluto a tutti quelli che hanno a cuore la salute del pianeta.

  2. hai ragione da vendere, se tutti agissimo nel nostro piccolo ci sarebbe meno schifo in giro…

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  3. A 2010 inoltrato non se ne parla più. E l’eco-educazione della gente deve essere ancora sensibilizzata con iniziative come queste: http://ecogreentips.org/2010/03/21/greentips-consigli-verdi-porta-la-sporta/

  4. Scusate la mia ignoranza ma che vantaggi ottengo (in termini ambientali e d’uso) nell’nel sostituire una borsa realizzata in polietilene distribuita al supermercato, con una borsa in plastica + pesante con manici (magari importata dalla Cina) che pago circa 3 euro ?

    1. non in plastica, ma in tela, cotone ecc… che 3 borse in tela resistente durano anche un anno e sono riutilizzabili… io a dire il vero ho comprato il trolley e c’era scritto made in Italy… è comodissimo…

  5. Perchè dovrei utilizzare delle borse (magari in tela, cotone … magari chissa dove e come fatte !!!) “riutilizzabili” al posto degli shopper da supermercato?
    Quelle in plastica non sono riutilizzabili?
    Forse sono prodotte anche con materia prima riciclata ….
    Perchè non meditiamo un po’ ?

    1. quelle in plastica sono fuorilegge ormai… e questo è già un motivo più che sufficiente, inoltre non sono riutilizzabili, si rompono a differenza di quelle in tela e cotone (che ripeto puoi comprare anche made in Italy, c’è il marchio di provenienza in tutto ciò che compriamo fortunatamente!). Gli shopper legali al supermercato attualmente sono quelli in bioplastica, molto fragili… poi ognuno può decidere in autonomia ma la legge caro Pippo almeno su questo punto è chiara: le buste di plastica tradizionali sono state messe al bando perché troppo inquinanti…

  6. Al di là degli aspetti che coinvolgono drammaticamente la vita professionale degli operatori del settore, stupisce l’improvvisazione culturale e sociale (si dirà, sicuramente, che il provvedimento era stato preannunciato con largo anticipo) di chi prende decisioni rivoluzionarie (ma soltanto nel senso che rivoluzionano la vita) per un intero comparto industriale senza aver prima messo in atto tutti i salvagente che sono necessari in queste occasioni.

    Sia detto senza voler entrare nel merito della discussione shopper sì, shopper no.

    So che magari sarà impopolare perché ci potrebbero essere motivazioni ambientali tali da rendere questa mail del tutto vana, ma la situazione è grave e nessuno ne parla. Nessuno in modo obiettivo, tutti accecati da pensieri bio-eco-ambientalisti.

    Lo shopper in plastica è stato messo al bando tramite un misero comunicato stampa nel quale non è spiegato nulla: non la tipologia, non informazioni ai produttori e grossisti.

    Produciamo sacchetti e shopper e rischiamo posti di lavoro e sacrifici di una vita per una legge contraria alle Normative Europee, tanto che l’European Plastics Converters trade group ha già avviato un ricorso contro il bando, così come il C.A.R.P.I .

    La legge sarebbe inapplicabile perché l’Italia ha violato le norme procedurali europee per le regole tecniche.

    Noi produttori siamo in ginocchio, i Ministeri non rispondono, nessuno ci dà informazioni o le dà ai consumatori, i quali sono stati solo “imbeccati” dai media che hanno diffuso notizie false.

    Come faremo?

    Non esistono solo gli operai Fiat e non esiste solo la Fiat.

    5000 posti di lavoro a rischio, sacrifici di persone e famiglie intere, fallimenti a catena e… NULLA.

    Questa legge di “ambientalista” non ha nulla. Non è il sacchetto il problema, ma l’inciviltà degli italiani.

    Altri considerazioni riguardano i biopolimeri, al momento introvabili, non sufficienti e costosissimi.

    Le GDO (grande distribuzione organizzata) non sanno dove rifornirsi e sono costretti a vendere le bustine di stoffa o di plastica dura che provengono dalla Cina e che, in uno studio del NY Times, risultano tossiche.

    Perché nessuno dice che in Francia hanno rinunciato alla legge per motivi occupazionali? E che l’Unione Europea ha già rigettato una legge francese in materia di bando nel 2007?

    E che in America Obama ha stanziato 50 milioni di dollari per la ricerca sullo shopper composto da plastica riciclata?

    Le chiedo di diffondere la notizia, mi sto battendo personalmente affinché si sappia la verità, ovvero che non esiste nulla al momento, né leggi né decreti, che impediscano la produzione e l’utilizzo di shopper di qualsiasi tipo.

    Lo faccio per mio padre, per i ragazzi che lavorano con noi, per me… perché dopo essermi laureata 4 anni fa ho deciso di aiutare mio padre nel suo lavoro, visto che questo stato mi offriva solo precariato.

    Rischiamo il “fallimento di Stato”, ovvero un fallimento dovuto non a incapacità imprenditoriali, ma ad una legge assurda di uno stato che diventa sempre più una barzelletta, a prescindere da chi sia al potere».

    1. Cara Annalisa, pubblichiamo volentieri la tua mail e condividiamo le tue preoccupazioni sul futuro del comparto. Ripeto spesso che a queste “leggi” dovrebbero seguire incentivi per la riconversione industriale altrimenti il rischio è di colpire la produzione di interi settori. Il decreto ha generato molta confusione e all’entrata in vigore dalle catene ai cittadini ci si è ritrovati impreparati, certamente le lacune sono imputabili alla poca chiarezza della normativa… seguiremo gli ulteriori sviluppi…

  7. @ annalisa:
    Cara Annalisa,
    sono assolutamente e completamente d’accordo con te e contro tutti i falsi ambientalisti!!! Tutti ipocriti! Tutti preoccupati di pulirsi la coscienza…Naturalmente non si può colpevolizzare il popolo per una decisione come questa vero? No!!! Lo Stato è fatto da individui, individui maleducati! Saremo presto invasi dai sacchetti così detti “bio” (beata ignoranza di chi ci crede!!! Andate a dare un’occhiata a chi sta dietro la Novamont, che ha praticamente il monopolio sul Mater-bi). In fondo se questi nuovi sacchetti sono biodegradabili anche se li buttiamo in mare, che problema c’è??? E pensare che i buoni e vecchi sacchetti erano completamente riciclabili e riutilizzabili…Mi fanno ridere le persone che vanno al supermercato con la borsa di cotone (di importazione CINESE chiaramente!!!!!) e se la portano sotto braccio come bravi soldatini!!! Ma perchè non facevano lo stesso con i vecchi sacchetti di plastica? Ridicoli!!! Sono davvero tutti ridicoli!!!!

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