Giornata mondiale degli oceani, meraviglie del pianeta blu in pericolo (fotogallery)

barriera corallinaOggi 8 giugno, in occasione della Giornata mondiale degli oceani, si accendono i riflettori sul pianeta blu: abissi in pericolo, meraviglie dei fondali dimenticate e scarsamente protette, fauna e flora marina a rischio che vanno ad allungare la lista rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura.

La Giornata Mondiale degli Oceani è nata a Rio de Janeiro nel 1992 nel corso della Conferenza Internazionale su Ambiente e Sviluppo. Oggi il segretario delle Nazioni Unite, Bang Ki-Moon ha ricordato che

lo sfruttamento eccessivo delle risorse di vita marine, il cambiamento climatico e l’inquinamento derivante da attività e materiali pericolosi, minacciano fortemente l’ambiente marino.

E che

numerose azioni sono già state compiute nel quadro della Convenzione delle Nazioni Unite del 1982 sul Diritto del Mare – la nostra “costituzione per gli oceani”. Più di 15 anni dopo la sua entrata in vigore, la Convenzione continua ad essere la nostra guida in materia. Ma se vogliamo salvaguardare la capacità degli oceani di soddisfare molte e variegate necessità, dobbiamo agire di più.

Biodiversità in mostra a Roma

Abla Mahdi-SudanCi siamo spesso occupati di biodiversità in senso animale e vegetale, ma questa è solo la prima parte della parola più ampia “biodiversità”. Infatti in questo termine rientra anche l’uomo, che con le sue azioni a volte illogiche e a volte spietate, rischia di fare male anche a sé stesso.

A Roma, da oggi fino a domenica 23 maggio, presso l’Auditorium Parco della Musica si tiene la conferenza internazionale sulla biodiversità, con un festival internazionale che avrà al centro del proprio dibattito l’alimentazione, la natura e proprio l’uomo.

Sì perché la natura non è soltanto un qualcosa che ci appartiene come un dono di cui possiamo disporre a nostro piacimento, ma è principalmente un diritto di tutti. Un diritto spesso negato a quelle popolazioni povere che vedono il proprio territorio subire le ingiustizie di altre persone senza scrupoli che glielo distruggono sotto gli occhi.

Gran Bretagna crea la più grande riserva marina del mondo

riserva marina Gran BretagnaIl governo britannico ha creato la più grande riserva marina del mondo, intorno alle isole Chagos, un ex possedimento britannico che si trova localizzato a sud delle Maldive.
La riserva dovrebbe coprire una superficie di 250.000 kmq intorno all’arcipelago dell’Oceano indiano, considerato uno dei più ricchi ecosistemi marini del pianeta.
La pesca commerciale sarà vietata nell’intera aree protetta.
Il Ministro degli Esteri britannico David Miliband ha dichiarato che istituire la riserva è equivalso a mettere sotto tutela gran parte della ricchezza degli oceani del mondo.
Essa proteggerà un tesoro di fauna marina e di specie tropicali, preservandolo per i posteri.

Il censimento della biodiversità in Italia viaggia on-line, al via decine di banche dati

Orso abruzzeseIl 2010 è l’anno internazionale della tutela della biodiversità. In Italia, per censire le specie naturali presenti, parte un progetto che vede coinvolte già trenta banche dati, e altre quaranta in via di allestimento, per raccogliere informazioni sulla biodiversità dell’intera Penisola.
Le banche dati sono state messe a disposizione sia da enti pubblici che da enti privati di ricerca. L’NNB, il Network Nazionale per la Biodiversità, ha già fornito i dati per il 2009: lo scorso anno in Italia sarebbero state rilevate ben 17mila nuove specie. Un patrimonio enorme che, senza l’aiuto delle banche dati informatiche, sarebbe davvero impensabile da catalogare alla vecchia maniera.

Il maxicensimento on-line della biodiversità è promosso dal Ministero dell’Ambiente, nel contesto del progetto ‘Sistema ambiente 2010‘, iniziativa avviata in collaborazione con la società di consulenza per lo sviluppo sostenibile Igeam, ed è stato presentato nei giorni scorsi a Roma alla sede del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr).

Le barriere coralline sono destinate a scomparire?

coralliLe barriere coralline sono destinate alla scomparsa? Questo il titolo di un convegno che si è svolto presso l’American Association for the Advancement of Science (AAAS), nel corso della conferenza annuale tenutasi a San Diego, in California. E, stando a quanto è emerso nel corso del dibattito, si tratta di un argomento che non dovrebbe essere preso tanto alla leggera.

Il dottor Simon Donner, ricercatore del dipartimento di geografia presso la University of British Columbia, ha ricevuto i finanziamenti per la sua ricerca sullo stato di salute dei coralli dal Natural Sciences and Engineering Research Council. Esponendo i risultati del suo studio, Donner ha parlato della vulnerabilità delle barriere coralline ai cambiamenti climatici dovuta alle temperature delle acque oceaniche in costante aumento.

Gli alberi diventano “obesi” per assorbire l’inquinamento

betulle

Fino a poco tempo fa si pensava, e qualcuno lo pensa ancora oggi, che aumentando le emissioni, il mondo è destinato a collassare in maniera direttamente proporzionale. Se da un lato è vero che un eccesso di inquinamento può distruggere il mondo, dall’altro la Natura ancora una volta ci sorprende, e ribalta la nostra visione limitata del mondo.

Non è vero infatti che questo avviene in maniera proporzionale. Alcuni ricercatori americani dell’Università del Wisconsin-Madison hanno notato che alcune specie di alberi, ed in particolare le betulle, negli ultimi anni hanno cominciato ad aumentare la quantità di CO2 assorbita. E proprio come avviene a noi umani quando aumentiamo il cibo ingurgitato, stanno ingrassando.

Il riscaldamento globale accelera la crescita degli alberi. Ma è un bene o un male?

albero antico

L’aumento delle temperature sta causando un eccessiva crescita di alcuni degli alberi più antichi della Terra molto rapida. Ma del cambiamento non potrebbe beneficiarne il clima, perché esso può semplicemente provocare una morte più rapida degli alberi.

Una precedente ricerca ha suggerito che il Gran Bacino dei pini che si trova nelle montagne della parte Occidentale degli Stati Uniti sta crescendo più rapidamente. Ma la ragione di tale accelerazione non era chiara. Una nuova analisi degli anelli suggerisce che l’accelerazione della crescita è davvero senza precedenti: i pini sono cresciuti più rapidamente negli ultimi 50 anni che in 3,7 millenni.

Questo studio ben progettato suggerisce che il cambiamento climatico è il fattore che causa l’accelerazione della crescita

spiega Greg Wiles, che ricostruisce i climi del passato con gli anelli degli alberi al Wooster College in Ohio.

Le piante in casa rendono l’aria migliore

piante in casa

Le piante d’appartamento sono in grado di neutralizzare l’ozono nocivo, rendendo più pulita l’aria interna. L’ozono, che è il principale componente dello smog, si forma quando la luce ad alta energia, come ad esempio la luce ultravioletta del sole, rompe i legami con l’ossigeno, che si traduce nella O3, tre atomi di ossigeno che si uniscono. Quando si formano più in alto nell’atmosfera, lo strato di ozono ci protegge dai dannosi raggi UV. L’ozono troposferico non è però così piacevole.

Mentre l’ozono indoor è un problema più grande in molti Paesi in via di sviluppo, a causa della combustione di biomassa per cucinare e riscaldare in zone poco ventilate, il gas incolore può infiltrarsi dall’esterno in uffici e abitazioni, anche nei Paesi sviluppati. Inoltre, fotocopiatrici e stampanti, insieme con altre apparecchiature, possono aumentare le concentrazioni di ozono in casa, spiegano i ricercatori.

Scoperta una pianta del deserto che si auto-irriga

pianta-auto-irriga

I ricercatori del Dipartimento di Scienze biologiche presso l’Università di Haifa-Oranim sono riusciti a rilevare il primo sistema di “auto-irrigazione” del rabarbaro del deserto, che consente la raccolta di acqua di 16 volte maggiore di quella prevista in questa regione in base ai quantitativi di pioggia del deserto.

Questo è il primo esempio di un auto-irrigazione delle piante in tutto il mondo. Il rabarbaro cresce tra le montagne del deserto del Negev, Israele, dove la precipitazione media è particolarmente bassa (75 mm all’anno). A differenza della maggior parte delle altre specie di piante del deserto, che hanno foglie piccole in modo da ridurre al minimo la perdita di umidità, questa pianta ha foglie particolarmente grandi, con un diametro massimo di un metro. I professori Simcha Lev-Yadun, Gidi Ne’eman e Gadi Katzir si sono imbattuti in questa singolare pianta mentre studiavano la zona con i loro studenti.

Il castagno americano è la soluzione per l’assorbimento del carbonio

castagni

Uno studio della Purdue University ha mostrato che l’introduzione di un nuovo castagno ibrido americano non solo riporterebbe in vita le specie estinte, ma servirà anche per diminuire l’ammontare di carbonio nell’atmosfera della Terra.

Douglass Jacobs, professore associato del settore forestale e delle risorse naturali, ha rilevato che il castagno americano crescerà molto più velocemente e di più rispetto alle altre specie di legno duro, consentendo loro di assorbire più carbonio rispetto agli altri alberi nel corso dello stesso periodo. Gli alberi di castagno americano sono più spesso utilizzati per l’alta qualità nei prodotti in legno duro, come ad esempio i mobili, ma anche per la carta o altri materiali derivati dal legno.

Utilizzare la clorofilla per produrre energia elettrica (teoricamente) si può

Un team internazionale di scienziati ha determinato la struttura delle molecole della clorofilla nei batteri che sono responsabili della raccolta di energia luminosa. Il risultato potrebbe essere utilizzato per costruire sistemi artificiali fotosintetici, come quelle che convertono l’energia solare in energia elettrica. La ricerca è stata pubblicata dettagliatamente nel numero uscito ieri di Proceedings of the National Academy of Sciences.

Gli scienziati hanno scoperto che le clorofille sono altamente efficaci al momento della raccolta di energia luminosa.

Abbiamo riscontrato che l’orientamento delle molecole dei batteri della clorofilla è estremamente efficace al momento della raccolta luce

ha spiegato Donald Bryant, professore di biotecnologia alla Penn State University e uno dei leader della squadra di ricercatori. Secondo Bryant, i batteri sono un gruppo di organismi che vive in genere in ambienti con luce molto bassa. Essi contengono strutture chiamate clorosomi, che contengono fino a 250.000 clorofille.

Allarme WWF: zone umide a rischio estinzione

Oggi, lunedi 2 febbraio, è la Giornata Mondiale delle Zone Umide, istituita dal WWF per riconfermare l’adesione italiana alla Convenzione Internazionale di Ramsar. Oggi in tutta Italia sarà possibile visitare gratuitamente le oasi del WWF. In occasione di questa importante iniziativa, il WWF ha pubblicato un rapporto sulle cosiddette zone umide, tra cui paludi, lagune, stagni, acquitrini, specchi d’acqua e torbiere, che delinea un inquietante scenario. Secondo i dati del WWF, infatti, le zone umide stanno scomparendo dal nostro Pianeta. Oltre il 60% del patrimono mondiale è scomparso nell’ultimo secolo e addirittura il 90% solo in Europa. La situazione appare drammatica anche in Italia: dei 3 milioni di ettari originari di zone umide, nel 1991 ne restavano appena 300 mila. Oggi, invece, è rimasto intatto solo lo 0,2%.