Compagnie petrolifere e green new deal di Obama, l’America spaccata in due sull’energia

L’amministrazione Obama vuole ridurre il consumo di petrolio, aumentando le forniture di energia rinnovabile e riducendo le emissioni di anidride carbonica nell’ambizioso sforzo di compiere una vera e propria rivoluzione energetica nell’arco di appena una generazione. Il Green New Deal di Obama, è stato soprannominato.

Ma c’è chi non approva affatto la svolta ecologica, e non fatichiamo a credere che in prima linea sul fronte dei no ci siano proprio le lobby del petrolio, quelle rappresentate da Bush prima e dallo sconfitto McCain poi, per intenderci. Ma la perdita delle elezioni da parte dei repubblicani è equivalsa ad una rinuncia alla battaglia per il potere economico da parte dei gruppi petroliferi che ne appoggiavano e sponsorizzavano la candidatura? A quanto pare no, ne parla anche l’edizione del New York Times on-line di oggi, aprendo il dibattito su quella che è una vera  e propria faglia tra Obama e i grandi petrolieri che non vedono di buon occhio i mega-investimenti nelle rinnovabili, nè tantomeno una perdita di importanza del predominio del petrolio tra le risorse energetiche.

Usa: si rallenta sulle rinnovabili perché troppo costose

Mulini a vento e pannelli solari sono diventati i simboli del crescente interesse per l’energia alternativa in America. Eppure il Congresso in questo periodo inizia a discutere di nuove norme per limitare le emissioni di anidride carbonica e per promuovere l’elettricità prodotta da fonti rinnovabili, ma con una domanda di base: quanto gli americani saranno disposti a pagare per sfruttare il vento ed il sole?

Il contenimento delle emissioni di biossido di carbonio porterà quasi certamente ad aumentare i prezzi, secondo gli esperti. Ed aumentare la fiducia della nazione in materia di energia rinnovabile porterà di per sé ad aumentare dei costi. Quindici mesi in una fase di recessione poi fanno il resto. Gli sforzi per frenare le emissioni di anidride carbonica stanno cominciando a sembrare inevitabili. L’Environmental Protection Agency la scorsa settimana si è impegnata a disciplinare la politica dei gas inquinanti nocivi. Obama intanto spera sempre di inserire il famoso “cap-and-trade” che costringerebbe inquinatori a ridurre le loro emissioni o acquistare permessi da produttori “puliti”. Inoltre si è anche discusso se richiedere che una certa percentuale di energia elettrica della nazione provenga da fonti rinnovabili.

Arrivano in Italia le case ad emissioni zero

Finalmente ci siamo, anche l’Italia è pronta per entrare nella nuova era ecologica, e lo fa partendo da uno dei temi che sta più a cuore degli italiani: la casa. Finora vi avevamo illustrato solo progetti e qualche prototipo di casa ecologica che si era realizzata all’estero, ma dopo tante battaglie e discussioni, è arrivata anche in Italia, per la precisione in Toscana.

Per la fine di questo mese saranno agibili 20 appartamenti di 85 metri quadri l’uno a Follonica, provincia di Grosseto, che saranno completamente autonomi, nel senso che si produrranno energia da soli. Pubblicizzata come “casa a bolletta zero” per ovvi motivi economici, sarebbe più corretto chiamarla “casa ad emissioni zero“, dato che la bolletta è soltanto la mera conseguenza delle iniziative intraprese.

Inventata nanotecnologia in grado di migliorare di 10 volte le prestazioni delle energie rinnovabili

I ricercatori dell Maryland NanoCenter dell’Università del Maryland hanno sviluppato nuovi sistemi per immagazzinare l’energia elettrica derivata da fonti alternative che, in alcuni casi, è 10 volte più efficiente di quella disponibile oggi in commercio.

Al fine di risparmiare denaro ed energia, molte persone acquistano le automobili elettriche, ibride o installano i pannelli solari sui tetti delle loro case. Ma tutti hanno un problema comune, la tecnologia per immagazzinare l’energia elettrica è insufficiente. I sistemi a batteria che si adattano alle auto non possiedono abbastanza energia per la guida a lunga percorrenza, e dopo qualche ora non hanno più una forte accelerazione. Le fonti rinnovabili come il vento ed il solare hanno un notevole aumento di potenza solo per breve tempo, ma i dispositivi per immagazzinare la loro energia sono troppo costosi ed inefficienti per fornire energia sufficiente.

Imprese elettriche Ue a zero emissioni entro il 2050

Gli Usa chiamano, l’Unione Europea risponde. Se l’obiettivo di Obama per la sua America è di ridurre dell’80% le emissioni di CO2 entro l’anno 2050, l’Ue fa di più, ed annuncia per bocca del commissario all’ambiente Stavros Dimas che entro lo stesso anno le centrali elettriche europee, tra le più inquinanti in assoluto, dovranno non avere più emissioni. Vien da sè che se le centrali saranno ad emissioni zero, lo diventeranno anche gran parte delle industrie, abbattendo molto di più la soglia di inquinamento proposta dagli Stati Uniti.

A deciderlo è stata l’associazione che riunisce le aziende energetiche di 27 Paesi europei, le quali sin da ora sono in grado di generare 2.500 TWh di elettricità all’anno. Queste le parole di Lars G. Josefsson, presidente di Eurelectric:

L’industria elettrica si è presa il chiaro impegno di diventare un settore a carbonio zero entro la metà del secolo, e allo stesso tempo vogliamo ripetere che un mercato competitivo è il modo migliore per raggiungere questo obiettivo in modo efficiente dal punto di vista dei costi, continuando a contare anche sulla basilare sicurezza delle forniture.

Detroit inventa l’alta velocità cittadina solare

Fa sempre piacere vedere una città che pensa alla salute dei propri cittadini, e comincia a buttare giù i primi progetti di città ecologica. Peccato che questi provengano quasi sempre dagli Stati Uniti. Essi in ogni modo rappresentano un buon esempio, che si spera anche le città europee (ed italiane) possano seguire. Un giornale di Detroit ha esposto i piani dello Stato del Michigan per installare una linea ferroviaria magnetica in acciaio inox, in cui il treno va ad oltre 320 km/h, altro che alta velocità, alimentata ad energia solare. Il prototipo richiede una pista sopraelevata che va da Detroit a Lansing nel Michigan.

I dettagli del progetto comprendono navette costruite per essere alimentate ad energia solare e idrogeno. Gli sviluppatori hanno proposto che le piste servano anche come condotti per le linee in fibra ottica e di altri servizi di pubblica utilità. Il prototipo proposto non avrebbe utilizzato in questo modo il denaro pubblico. Il costo di due linee si aggirerebbe intorno ai 2,3 miliardi di dollari.

Fusione nucleare a confinamento inerziale, l’energia del futuro proviene dal laser

Una nuova energia rinnovabile si staglia all’orizzonte, e questa promette di essere molto rivoluzionaria. Si chiama “fusione nucleare a confinamento inerziale” ma attenzione, non vi fate prendere dal panico dalla parola nucleare, non ha nulla a che fare con le centrali nucleari che oggi conosciamo.

In comune con quelle infatti ha soltanto il nome ed il costo, circa 10 miliardi di dollari, ma per il resto è tutto diverso. Non c’è uranio, non c’è rischio di esplosione con conseguenti radiazioni, ma soprattutto non ci sono scorie radioattive, probabilmente il punto debole principale di questo genere di tecnologia.

Questa energia viene prodotta nel Nif (National Ignition Facility), una centrale grande quanto tre campi di calcio circa, composta da un’enorme laboratorio con 192 laser giganteschi, capaci di produrre un’energia di 50 volte superiore a quella finora prodotta da altri sistemi simili. Questi enormi laser hanno la funzione di essere puntati, come in un film di fantascienza, tutti in un unico punto. In quel punto al centro del laboratorio sarà posta una pillola. Più precisamente si chiama pellet, ha le dimensioni di una pillola ed è formato esternamente da normalissima plastica, mentre all’interno è riempito da idrogeno congelato.

Generare energia dagli esseri umani

Avete già abbandonato i buoni propositi per il nuovo anno, come perdere un po’ di chili? Delle recenti innovazioni potrebbero ispirare un esercizio che vi potrebbe dare la spinta a riprenderle, con una prospettiva ambientalista: generare energia rinnovabile dal movimento umano.

Il caso in questione è quello della Green Microgym di Portland, Oregon, una palestra in cui gli utenti possono generare energia elettrica bruciando calorie su alcuni dei macchinari per l’esercizio fisico.

Penso che questo aiuta alcune persone che si sentono un po’ meglio sapendo cosa avviene, e so che le persone sono orgogliose di essere parte della palestra, perché questa è ecologica.

Queste le parole di Adam Boesel, proprietario della palestra. Il motore gira con le calorie umane. Le persone sono in grado di fornire elettricità, facendo qualcosa che normalmente non pensano come produttrice di energia (come cambiarsi i vestiti o aprire una porta), ma non sanno che questi semplici moviementi producono elettricità.

Perché le energie rinnovabili dovrebbero farci uscire dalla recessione?

Il Nikkei Business Publications ha recentemente annunciato i risultati di un sondaggio condotto in Giappone effettuato su 1.300 ingegneri del settore manifatturiero, l’attuale leader, se così si può definire, della recessione globale. Essi sono stati invitati a rispondere a difficile domande circa l’impatto della recessione e le misure per farvi fronte.

Sorprendentemente (non tanto per noi ma per la classe dirigente odierna) uno schiacciante numero, la maggioranza di essi, pensa che le celle solari, elettriche, a combustibile, i veicoli ibridi e l’energia eolica potrebbero fornire le scoperte di cui abbiamo bisogno per uscire dalla crisi. I risultati hanno mostrato una forte fiducia degli ingegneri di progettazione e di fabbricazione del Giappone della solida infrastruttura industriale e tecnologica di alto livello, la Nikkei:

La chiave per rompere l’andamento della recessione è lo sviluppo di celle solari, veicoli elettrici, e settore agricolo/alimentare, in ordine decrescente.

I vantaggi del “Cap and Trade”

Non contento del grande clamore (e della grande approvazione) che Obama ha suscitato parlando di energia pulita, risparmio per i cittadini e di indipendenza dai combustibili fossili, il presidente americano è voluto ritornare sull’argomento, specificatamente sul cosiddetto “Cap and Trade” (il commercio sui crediti per inquinare), illustrando all’America (ed al mondo intero) i vantaggi di quest’iniziativa.

Il New York Times parla di una “scommessa contro i gas ad effetto serra”, progettata e di recente inaugurata nel bilancio di Obama. Più in particolare si tratta di un tetto di emissioni di carbonio che dà vita ad un sistema di scambi commerciali che dovrebbe entrare in vigore dal 2012. Il sistema del cap and trade mette un “tappo” alla quantità di gas a effetto serra che una società può emettere; quando l’azienda lo supera, deve acquistare quote di inquinamento o di crediti da parte di imprese che restano al di sotto del tetto, così da premiare l’efficienza energetica di aziende che utilizzano energia pulita. Obama progetta che l’amministrazione corretta di questo sistema frutterebbe alle casse degli States ben 645 miliardi di dollari, tutte entrate provenienti dal petrolio e da società elettriche nel corso dei prossimi dieci anni.

“Rinnovabili 2009” Legambiente ottimista sul futuro energetico dell’Italia

Sole, acqua, vento, terra e biomasse. 5 semplici parole che vogliono dire energia pulita, ambiente più vivibile, meno spese e più salute per i cittadini, ed in molti casi anche posti di lavoro, che in questo periodo hanno il loro peso. Tutte parole che piacciono a tutti i cittadini del mondo, compresi quelli italiani, tranne che alla nostra classe dirigente, troppo occupata a far tornare l’Italia indietro di 30 anni con il nucleare piuttosto che pensare all’energia del futuro.

Oggi Legambiente presenta il rapporto “Rinnovabili 2009”, il quale dimostra la situazione dell’energia pulita in Italia. Una situazione migliore del previsto, anche se ancora non sufficiente se confrontata con quella di altri Paesi. La prima buona notizia è che, ad oggi, i comuni italiani che hanno installato almeno un impianto ad energia rinnovabile sono saliti a 5.991, un ottimo numero considerando che fino allo scorso anno essi erano poco più di tremila.

All’Umbria l’oscar delle rinnovabili

Chi l’ha detto che in Italia non si fa nulla per l’ecologia, ed in special modo per le energie rinnovabili? Certo, potremmo fare di più, molto di più, soprattutto a livello collettivo, ma intanto ci sono già delle eccellenze che sono state premiate.

Martedì sera a Bruxelles c’è stata la notte degli oscar per l’energia rinnovabile, e l’ambito premio è andato ad un progetto tutto italiano, quello del “Consorzio Produttori Agricoli Acque Minerali Umbre s.r.l., Acquasparta” nella categoria del premio ” Comunità Energetiche Sostenibili”.

Mega investimento ecologico in Gran Bretagna: la metà delle abitazioni saranno a biogas

Secondo la nuova ricerca condotta da Ernst & Young, e commissionato dalla National Grid, se i vari flussi dei rifiuti dell’intero Regno Unito fossero sfruttati per la produzione di biogas, la metà delle abitazioni dell’intera nazione potrebbe essere riscaldata in questo modo.

A questo appello pare che la politica britannica non sia rimasta indifferente, in quanto, come tutto il mondo anglosassone, è da sempre sensibile alle tematiche ambientali. Soprattutto da quando il destino del petrolio è segnato. Per questo il Governo ha deciso di intraprendere uno studio sui costi per capire quanto effettivamente conviene investire in questa tecnologia, ed il risultato è stato sorprendente: “solo” 10 miliardi di sterline (poco più di 11 miliardi di euro). Molto meno di qualsiasi altra forma di produzione energetica con un raggio d’azione così ampio.