Compagnie petrolifere e green new deal di Obama, l’America spaccata in due sull’energia

di Redazione 2

L’amministrazione Obama vuole ridurre il consumo di petrolio, aumentando le forniture di energia rinnovabile e riducendo le emissioni di anidride carbonica nell’ambizioso sforzo di compiere una vera e propria rivoluzione energetica nell’arco di appena una generazione. Il Green New Deal di Obama, è stato soprannominato.

Ma c’è chi non approva affatto la svolta ecologica, e non fatichiamo a credere che in prima linea sul fronte dei no ci siano proprio le lobby del petrolio, quelle rappresentate da Bush prima e dallo sconfitto McCain poi, per intenderci. Ma la perdita delle elezioni da parte dei repubblicani è equivalsa ad una rinuncia alla battaglia per il potere economico da parte dei gruppi petroliferi che ne appoggiavano e sponsorizzavano la candidatura? A quanto pare no, ne parla anche l’edizione del New York Times on-line di oggi, aprendo il dibattito su quella che è una vera  e propria faglia tra Obama e i grandi petrolieri che non vedono di buon occhio i mega-investimenti nelle rinnovabili, nè tantomeno una perdita di importanza del predominio del petrolio tra le risorse energetiche.

La Royal Dutch Shell ha ad esempio congelato i suoi investimenti nell’energia eolica, nell’energia solare e nella ricerca sull’idrogeno, concentrando i propri sforzi nell’energia alternativa proveniente dai biocarburanti. La società aveva già venduto gran parte del suo business nel solare, in più si è tirata fuori da un progetto l’anno scorso che prevedeva la costruzione del più grande parco eolico off-shore, nei pressi di Londra.
La maggior parte degli investimenti da parte delle società petrolifere andrà alle tradizionali risorse di combustibili fossili, compreso il carbone ed il gas naturale.

L‘amministrazione Obama vuole spendere 150 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni per creare quello che definisce “un futuro energetico pulito.” Il suo piano avrebbe lo scopo di diversificare le fonti energetiche della nazione ed incoraggiare un numero maggiore di fonti rinnovabili, riducendo il consumo di petrolio e le emissioni di carbonio da combustibili fossili.

Le compagnie petrolifere si sono spesso fatte pubblicità esprimendo il loro interesse per nuove forme di energia, ma i loro investimenti hanno smentito un effettivo impegno verso le rinnovabili, e i fondi non mancherebbero di certo. Gli investimenti alternativi rappresentano una minuscola frazione della loro spesa e non sorprende che la maggior parte dei fondi privati per gli investimenti nelle energie alternative non provenga certo dalle loro tasche. Eppure, da quando Obama ha annunciato il suo impegno a favore delle rinnovabili e a discapito del petrolio, anche quei pochi investimenti da parte delle lobby del petrolio nelle energie pulite hanno subito una battuta d’arresto, interrompendo come abbiamo visto nel caso della Shell, anche progetti già in corso.  Crisi economica o semplice ostracismo? Ce la farà Obama ad imporre il suo Green New Deal all’America nonostante l’evidente opposizione dei magnati del petrolio? La battaglia è aperta, e conoscendo i soggetti avversari del presidente non mancheranno di certo i colpi bassi.

Commenti (2)

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