Sversamento idrocarburi, arriva la soluzione tutta italiana

Di non italiano ha solo il nome, Airbank, ma la soluzione potrebbe essere universale. Che si tratti dello scandaloso sversamento di petrolio nel Lambro o del disastro ambientale del Golfo del Messico, la scienza si è data da fare ed ha prodotto delle soluzioni. Una di questa arriva da Piacenza, e si tratta degli “skimmer”, macchinari galleggianti in grado di recuperare migliaia di litri di idrocarburi sversati in mare, con un impatto ambientale pari a zero. In pratica è come inviare un aspirapolvere che ripulisce l’acqua.

Arrivando ad assorbire 20 mila litri all’ora, in concomitanza con i panni in polipropilene che riescono ad assorbire 25 volte il loro peso, gli skimmer di Airbank diventano la soluzione più rapida ed economica in caso di bonifica ambientale. Abbattono i costi del 70% e non producono rifiuti dato che, dopo aver recuperato il petrolio, sono addirittura in grado di scinderlo dall’acqua tanto da poterlo rendere riutilizzabile.

Inquinamento: tutte le emissioni settore per settore

Inquinamento: emissioni di gas serra, tra cui CO2, metano, protossido di azoto e gas fluorurati, responsabili dei cambiamenti climatici. Questi gas sono rilasciati da molti tipi diversi di attività. Non solo la combustione di fossili (in particolar modo petrolio e carbone), ma anche dall’agricoltura, la deforestazione e alcuni processi industriali. Per questo non sempre è corretto affermare che per abbattere le emissioni bisogna ridurre solo l’inquinamento proveniente dalla combustione.

Le emissioni globali possono essere assegnate ad ogni attività umana in vari modi. Una delle analisi più precise è quella pubblicata dal World Resources Institute (WRI), organismo del Pannello sui Cambiamenti Climatici dell’Onu, il quale ha calcolato le emissioni mondiali totali a partire dal 2005, suddividendole per settori. Dopo il salto vediamo ogni settore quanto inquina.

Treno Verde Legambiente, PM10 oltre i limiti per 29 capoluoghi italiani

Il Treno Verde di Legambiente e Ferrovie dello Stato giunge al capolinea e tira le somme sullo smog e l’inquinamento acustico nelle città italiane. Un bilancio finale infausto per ben 29 capoluoghi, soffocati dalle polveri sottili e off-limits, a soli quattro mesi dall’inizio del 2011, a causa dei livelli di PM10 che oltrepassano i limiti consentiti oltre i 35 giorni concessi dalla normativa UE.

I vagoni più neri di polveri sono quelli, dato ahinoi scontato, che hanno viaggiato sui binari di Milano e Torino, seguiti da Verona e Brescia. In tutto, le stime parlano di ben 6 milioni di italiani che respirano l’irrespirabile, con le nefaste conseguenze sulla salute che tristemente conosciamo, a scapito soprattutto di bambini, anziani, malati cronici e soggetti allergici ed asmatici.

Inquinamento: Italia tredicesima nazione più inquinante al mondo

Quali sono le nazioni che inquinano di più al mondo? La risposta a questa domanda è semplice: ai vertici di questo genere di classifiche ci sono sempre due Paesi, Cina e Stati Uniti. Non un mistero, visto che sono tra i più grandi e popolati al mondo. Ciò che sorprende è vedere Paesi piccoli, come l’Italia, che inquinano più di tanti che sono anche diverse volte più grandi di noi.

A stilare queste classifiche che riportiamo in seguito sono stati il World Resources Institute e l’International Energy Statistics, due istituti indipendenti a cui l’Onu ha commissionato la ricerca per capire quali sono i Paesi che devono effettuare i maggiori sforzi nella riduzione delle proprie emissioni.

Marea nera: Greenpeace parte al contrattacco e svela documenti segreti sull’insabbiamento

Il sospetto lo avevamo tutti, ma ora questo è diventato una certezza. I cosiddetti “esperti” inviati a fare le valutazioni nel Golfo del Messico durante e dopo il disastro passato alla storia come la marea nera, hanno mentito all’opinione pubblica. Un po’ come ha fatto il Governo giapponese sull’esplosione della centrale nucleare di Fukushima, il tentativo di tranquillizzare la popolazione minimizzando i pericoli provenienti dalla dispersione del petrolio è venuto fuori.

A denunciare tutto è Greenpeace, i cui scienziati sono stati tenuti a debita distanza, finché hanno potuto, dagli agenti di sicurezza, ma che è stato in grado di “intercettare”, in stile Wikileaks, una gran mole di documenti scambiati tra il Governo statunitense e l’azienda responsabile, la britannica BP, dove veniva riportata la verità. Una verità che, ovviamente, è ben diversa da quella che le fonti ufficiali annunciavano ai media.

Marea nera: un anno dopo i residenti mostrano gli effetti del disastro

E’ passato ormai più di un anno dal famoso disastro della Deepwater Horizon, la piattaforma petrolifera della BP che ha dato luogo ad uno dei più grandi disastri ambientali della storia: la marea nera. La compagnia britannica, con il silenzio colpevole delle autorità statunitensi, ha ripetutamente ingannato il pubblico sulla quantità di petrolio andata persa nel Golfo del Messico nel tentativo di alleggerire la propria posizione. Ma non tutti ci hanno creduto, ed ovviamente non potevano farlo i residenti che ora, a distanza di un anno, hanno deciso di dimostrare al mondo che non è affatto vero che il Golfo del Messico è tornato alla normalità.

In un nuovo documentario andato in onda sabato scorso su Planet Green, chiamato Storie dal Golfo, i residenti della costa rendono evidente che stanno ancora soffrendo le conseguenze della fuoriuscita di petrolio più grande della storia americana. Il film si basa su interviste prodotte da NRDC e Bridge the Gulf e registrate da Story Corps.

Inquinamento, altre tre cave apriranno nel Lazio anche a Guidonia Montecelio

La commissione Ambiente del Consiglio regionale del Lazio ha dato parere favorevole, a maggioranza di 5 voti con 1 astenuto, per l’apertura di tre nuove cave a cielo aperto nella regione Lazio. Le concessioni sono state date alla società Travertino Morelli F. & C. per l’estrazione di travertino nella località Le Fosse, nel Comune di Guidonia Montecelio, in Provincia di Roma dove la qualità della vita e l’inquinamento atmosferico è già fortemente compromesso da numerose altre cave di travertino, dalle cementerie che lavorano il materiale estratto e dalla discarica dell’Inviolata che peraltro si appresta ad accogliere anche la spazzatura di Roma, per la prossima chiusura della discarica di Malagrotta, e la già annunciata apertura di una nuova discarica nei pressi dell’Inviolata.

Le altre cave saranno aperte nel territorio di Arlena di Castro, in provincia di Viterbo, dove si autorizza la società Pom. Vit., con sede a Pistoia, ad aprire una nuova cava di pomice; ed infine nel comune di Tuscania, della medesima provincia di Viterbo, dove il gruppo Leone s.r.l., con sede a Riccione, ha ottenuto la concessione per gestire la cava di pomice sita nella località di Muracciole.

Inquinamento, una minaccia per la salute del feto in gravidanza

Inquinamento e salute, una relazione che si fa di ricerca in ricerca sempre più pericolosa. Lo abbiamo visto con Milano, città con i bambini tra i più cagionevoli della penisola per via dell’esposizione alla contaminazione ambientale, con un aumento di asma, rinite, eczema ed allergie a dir poco allarmante, dovuto sia all’aria che si respira all’esterno sia alla mal’aria indoor nelle scuole.

Ma i danni dell‘inquinamento, ahinoi, iniziano ben prima di muovere i primi passi, già nel grembo materno. Il feto, infatti, stando ad un recente studio, risentirebbe dell’aria inquinata che respira la madre. A dirlo sono i ricercatori dell’Institute of Cancer Research in Inghilterra, in una ricerca pubblicata dalla rivista Environmental Health Perspectives, e realizzata in collaborazione con il Columbia Center for Children’s Environmental Health (CCCEH).

Allergie da pollini, CO2 in aumento sotto accusa

Allergie e CO2 in aumento: che rapporto c’è? Come sempre, quando si parla di inquinamento atmosferico e salute, la relazione è di quelle pericolose. A dirlo è un recente studio presentato in questi giorni a Vienna, nell’ambito di un meeting della European Geosciences Union.

Le piante, secondo quanto affermano gli autori, un’équipe di ricercatori afferente all’Università di Monaco, producono una maggiore quantità di sostanze allergeniche proprio a causa dell’aumento considerevole di anidride carbonica nell’aria.
I dati per giungere a queste conclusioni sono stati raccolti da 13 stazioni di monitoraggio sparse su tutto il territorio europeo, informazioni che si sono agggiunte a quelle messe a disposizione dalla FAO ed a quelle meteorologiche.

Inquinamento: il gas sprecato emette quanto 77 milioni di automobili

Con la crisi del petrolio libico e quella del nucleare del Giappone, sono in molti a chiedere di affidarsi alle energie rinnovabili. Chi non lo fa spesso chiede di fare addidamento sul gas naturale, le cui stime sulle riserve sono più abbondanti del petrolio, ed è distribuito in modo più “democratico” in tutto il mondo. Ma tutte queste persone si sono mai chieste quanto inquina il gas naturale?

Il suo consumo, a livello mondiale, è enorme. Nel 2007 si è registrato il picco storico, il quale è stato di 108 mila miliardi di metri cubi, secondo l’USEIA (l’agenzia energetica americana). Bruciarlo nelle centrali elettriche e nei sistemi di riscaldamento è già abbastanza inquinante perché rilascia CO2 nell’atmosfera (anche se meno rispetto al carbone), ma un sacco di gas naturale è anche volutamente bruciato senza dare alcun beneficio. E’ il fenomeno del “flaring“, il quale significa che il gas è semplicemente bruciato in loco piuttosto che essere trasportato altrove per essere usato per qualcosa di produttivo.

Giappone, acqua radioattiva in mare: Corea del Sud protesta

Quando si ha a che fare con un’emergenza nucleare come quella che sta interessando la centrale di Fukushima in Giappone, la crisi travalica i confini nazionali ed interessa i Paesi limitrofi ed aree anche molto lontane dal luogo dell’incidente. Seppur marginalmente e pare senza rischi per la salute, la nube radioattiva ha sostato persino sui nostri cieli nei giorni scorsi.

Ben più allarmati sono ovviamente i Governi delle nazioni vicine al territorio giapponese, che patiscono le dirette conseguenze di ogni decisione, sbagliata o azzardata, delle autorità nipponiche. La Corea del Sud, ad esempio, si mostra molto preoccupata dall’autorizzazione a sversare acqua radioattiva in mare, concessa dal Governo nipponico alla Tepco, società che gestisce (male) l’impianto in avaria.

Inquinamento industrie, UE multa l’Italia mentre Taranto marcia contro l’Ilva

Taranto, bambini e mamme hanno sfilato in corteo sabato scorso, in un disperato bisogno di ascolto sulla qualità della vita ed i rischi per la salute provocati dall’inquinamento dell’ILVA, lo stabilimento siderurgico o meglio il mostro che sfama e dà lavoro togliendo la vita e la possibilità di crescere agli abitanti delle aree limitrofe.

La marcia è stata organizzata dal Fondo Antidiossina, Onlus presieduta da Fabio Matacchiera. E’ lo stesso presidente dell’associazione a fornire alcuni numeri sull’impressionante arsenale inquinante delle industrie tarantine:

Nello stabilimento Ilva, la più grande acciaieria d’Europa, ci sono oltre 200 camini, e altre decine di fumaioli nella raffineria Eni, nella Cementir e nelle aziende limitrofe.

Marea nera: delfini e balene morti potrebbero essere 50 volte di più della stima ufficiale

Da tempo si vociferava di prove contro la BP sul danno potenziale della marea nera, il quale sarebbe potuto essere molto peggiore di quanto riferito in precedenza. Ora però una nuova ricerca pubblicata su Conservation Letters e riportata online su Nature.com mette tutto nero su bianco. Pare infatti che il numero di delfini e balene rimaste uccise nel Golfo del Messico a causa della fuoriuscita di petrolio di quasi un anno fa possa essere fino a 50 volte superiore rispetto ai dati ufficiali forniti dalle agenzie.

Durante quella catastrofe circa 115 tra balene e delfini sono stati dichiarati morti in via ufficiale dal US Fish & Wildlife Service. Numeri decisamente sottostimati se ancora nei mesi scorsi più di 80 delfini sono stati trovati morti sulle rive del Golfo. E’ un po’ come il numero dei morti per il disastro di Chernobyl: si conoscono le vittime immediate, ma non quelle a medio e lungo termine.

Quirra, uranio impoverito: ISS e Regione coinvolte nelle nuove indagini

Per far luce sulla sindrome di Quirra e sulle responsabilità imputabili alle attività del Poligono Interforze, saranno avviate nuove indagini. Analisi approfondite che vedranno coinvolte, oltre alla Regione, alle Asl ed alle Province di Cagliari e Ogliastra anche l’ISS, l’Istituto Superiore di Sanità, che si avvarrà del supporto di scienziati e tecnici del posto.

A deciderlo la Commissione di inchiesta del Senato sull’uranio impoverito nell’ambito della due giorni in Sardegna volta a valutare lo stato delle indagini ed a prendere provvedimenti sul proseguimento delle stesse.