Prodotti dei microbi che rendono gli scarichi industriali non inquinanti

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La conversione biologica degli scarti dei siti industriali e petrolchimici spesso significa rilevare microbi che possono trasformarsi in sostanze chimiche tossiche. Ma questi possono anche avere l’effetto contrario: non lasciare residui tossici o materiali minerali. Pubblicato sulla International Journal of Environment and Pollution, dei ricercatori cinesi hanno descritto gli studi su un nuovo microbo che è in grado di digerire gli idrocarburi.

Hong Qi e Wang Yan Chen-Giu del College of Water Sciences alla Beijing Normal University, in collaborazione con Bo-Ya Qin del Ministero della Protezione Ambientale della Cina, hanno esaminato l’attività degli enzimi dal batterio Bacillus cereus DQ01, i quali possono digerire gli idrocarburi n-hexadecane. Il batterio è stato isolato dal petrolio dove aveva sviluppato la capacità di metabolizzare questa sostanza chimica.

La lotta al fumo salva anche l’ambiente

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Il Senato degli Stati Uniti ha appena approvato una legge che imporrà regolamenti più severi in materia di fumo all’industria del tabacco. E’ stato Obama stesso a volere fortemente questa legge, non soltanto come un problema di salute, ma anche come problema ambientale. Le nuove leggi cercheranno di salvare gli ecosistemi combattendo la sigaretta.

La nuova legge, nota come Family Smoking Prevention and Tobacco Control Act, fissa le norme che riducono il contenuto di nicotina e determinano le sostanze chimiche ammesse nelle sigarette. Ci sarà anche una depressione della campagna di marketing, costringendo tutti gli spot ad apparire, sia in tv che sulla stampa, in bianco e nero. Infine, le sigarette ai vari gusti saranno abolite, e termini come “leggero” e “a basso tenore di catrame” saranno illegali. Tutto questo avrà come conseguenza anche un aumento dei prezzi.

Ma tutto questo avrà risvolti sulla salute, cosa c’entra con l’ecologia? Basta dare due numeri. Tutto questo porterebbe ad un calo previsto nel settore dei giovani fumatori dell’11% e degli adulti del 2% sui circa 300 milioni di fumatori americani. Ciò significa meno rifiuti da carta per i pacchetti e per i mozziconi di sigaretta.

Trattato di Copenaghen: la bozza della discussione

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Il fattore che ha più ostacolato il mondo verso una svolta ambientalista probabilmente è stato il considerare tutti i Paesi uguali. Molte nazioni, come gli Stati Uniti o i Paesi del Nord Europa hanno fatto tanto, ma per rispettare i parametri del Protocollo di Kyoto o di altri trattati internazionali, chiedevano che anche gli altri Paesi facessero la loro parte.

E’ proprio questo il punto di partenza della nuova carta su cui si discuterà a dicembre nel congresso di Copenaghen: analizzare la situazione industriale di ogni Paese e prendere gli adeguati provvedimenti per una svolta ecologica. In definitiva l’obiettivo principale è quello di mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto dei due gradi. Per cause naturali infatti la temperatura della Terra è destinata ad alzarsi, e di certo l’uomo, per com’è la situazione adesso, non può sperare di fermare la colonnina di mercurio.

Ma siccome l’inquinamento, le attività umane e soprattutto la deforestazione stanno aumentando il tasso di riscaldamento, secondo molte stime se non dovessimo prendere provvedimenti in tempo, questi due gradi potrebbero anche diventare 3, 4 o anche di più. Le conseguenze le conosciamo benissimo: scioglimento dei ghiacciai, sollevamento delle acque, inaridimento e desertificazione. In pratica la distruzione di gran parte del Pianeta.

Emissioni diesel, più pericolose di quello che si pensava

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Gli scienziati dell’Health Effects Institute presso l’Università di Ottawa hanno effettuato un’estesa analisi epidemiologica che si è basata sui dati di 350.000 persone con più di 18 anni, più un ulteriore campione di 150.000 minorenni per valutare gli effetti dell’impatto delle particelle dovute alle emissioni delle auto nell’aria sulla salute. Questo è stato fatto perché qualche benpensante qualche tempo fa disse che non era molto pericolosa. Purtroppo, non c’è nessuna buona notizia:

La revisione ha ritenuto che il rischio di avere una condizione alterata, precursore di attacchi di cuore mortali per le persone che vivono in zone con molto inquinamento, è del 24% anziché del 12 come precedentemente si pensava.

Il New York Times scrive che i settori rilevati inclusi nello studio erano 116 città americane, con i più alti livelli di particelle di inquinamento trovate, in particolare nei settori della periferia orientale di Los Angeles e la valle centrale della California, Birmingham, Alabama; Atlanta, l’Ohio River Valley, e Pittsburgh. Una varietà di fonti di produzione di particelle sottili che comprendono i motori diesel, pneumatici di automobili, centrali termoelettriche a carbone e raffinerie di petrolio concentrate in quelle zone.

Imprese edilizie, non tutto l’inquinamento viene per nuocere

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Molti scienziati pensano attualmente che almeno il 5% dell’impronta inquinante degli uomini derivi dall’industria edile, sia per l’uso dell’energia che per le emissioni di anidride carbonica prodotte per la produzione del cemento. Tuttavia, diversi studi hanno dimostrato che piccole quantità di CO2 possono anche essere riassorbite dal calcestruzzo, anche dopo decenni dalla sua costruzione, quando gli elementi si combinano con la CO2 per dar vita alla calcite.

Uno studio pubblicato sul Journal of Environmental Engineering, suggerisce che il ri-assorbimento può estendersi ai prodotti al di là della calcite, aumentando il totale di CO2 rimosso dall’atmosfera, riducendo anche l’impatto climatico dell’uomo.

L’alternativa ai pesticidi e erbicidi: oli essenziali naturali

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E’ possibile che gli oli essenziali estratti dalla lavanda possano essere utilizzati come erbicidi naturali per prevenire la crescita delle erbacce tra le colture? Una ricerca condotta in Italia e riportata sull’International Journal of Environment and Health suggerisce di sì.

Elena Sturchio dell’Istituto Nazionale di Salute e Sicurezza sul luogo di lavoro di Roma e i colleghi del Dipartimento di Malattie infettive e tropicali, e del Dipartimento di produzione vegetale, dell’Università Tuscia, a Viterbo, hanno studiato l’effetto inibitorio sulla crescita delle piante infestanti degli oli aromatici o le miscele dei fitofarmaci, da piante come la Lavandula officinalis, la comune lavanda.

Gli oli essenziali sono, come suggerisce il nome, l’essenza della pianta in termini di odore. Essi sono complesse miscele chimiche di prodotti naturali, che includono terpeni, alcoli, aldeidi e fenoli. La loro efficacia è dimostrata dal fatto che molti di questi prodotti sono presenti negli erbicidi e pesticidi.

Obama fissa lo standard nazionale dei consumi

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Niente più inquinamento a tutto spiano e produzione delle automobili senza regole. L’ultimatum che Obama dette alla Chrysler durante la trattativa con Fiat (o firmi l’accordo o fallisci) è stato solo il primo passo della nuova amministrazione verso le auto ecologiche e verso la “pulizia” delle strade.

Attualmente negli Stati Uniti vigono tre diversi standard di consumo delle automobili. Le auto cittadine, il corrispettivo delle nostre utilitarie, lì sono quasi assenti, mentre vanno di moda i Suv, presenti in quasi ogni famiglia. Di conseguenza i consumi sono eccessivi e questo è uno spreco di petrolio, un inquinamento atmosferico notevole, ed anche un altro peso sulle tasche degli americani in un periodo di crisi.

Turismo spaziale, può essere ecologico?

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Una nuova moda si sta affacciando all’orizzonte, ma solo per chi ha qualche milione di euro da spendere: il turismo spaziale. Purtroppo però, non si può parlare di turismo sostenibile. Non ne è proprio convinto uno degli ideatori del progetto, il Presidente della Virgin Galactic, Will Whitehorn, che ha promesso un “impatto molto basso”.

La settimana scorsa ci sono stati degli attacchi a questo progetto, con i suoi detrattori che sostenevano che esso era solo “uno dei più stravaganti ed egocentrici usi di un combustibile fossile”. I dirigenti della Virgin però hanno chiesto di non trarre conclusioni affrettate, ma sostengono che si tratta di viaggi poco inquinanti. C’è da crederci?

Il mondo avanza nella lotta ecologica grazie alla recessione e ai Paesi poveri

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Secondo gli ultimi dati sulla riduzione delle emissioni, la lotta all’inquinamento, lo sviluppo sostenibile e tutti gli altri obiettivi che il mondo si era posto nel 2000 come propositi per il nuovo Millennio, la strada da percorrere è ancora lunga, ma in questo momento ci troviamo già a buon punto. Ma se non stiamo tanto indietro, lo dobbiamo più che alle grandi potenze mondiali, a due fattori fondamentali: i Paesi poveri e la recessione economica.

Secondo Marta Guglielmetti, coordinatrice per l’Italia della campagna del Millennio per le Nazioni Unite, per gli obiettivi di sviluppo che il mondo si era posto quasi un decennio fa, siamo circa a metà. Questo perché nei Paesi del cosiddetto Terzo Mondo si sono fatti passi da gigante, soprattutto nell’istruzione, permettendo quello sviluppo sostenibile che dalle nostre parti ancora è un grande sconosciuto, o quasi.

I frigoriferi del futuro saranno magnetici (e ad emissioni zero)

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Uno degli elettrodomestici che consumano più energia di tutti nelle nostre case è senza dubbio il frigorifero. Alcuni scienziati americani però sono ad un passo dal rendere ecocompatibili questi refrigeratori rendendoli magnetici. La loro ricerca è stata pubblicata su Advanced Materials pochi giorni fa.

La tecnologia dei magneti potrebbe dare un’alternativa ‘verde’ alle fonti tradizionali di energia per i frigoriferi e i condizionatori d’aria. Essi richiedono il 20-30% in meno di energia rispetto ai migliori sistemi attualmente disponibili, e puntano sulla riduzione delle sostanze chimiche o dei gas a effetto serra. Le apparecchiature di refrigerazione e aria condizionata nei mesi estivi rappresentano circa il 50% del consumo energetico.

Un sistema di refrigerazione magnetico funziona applicando un campo magnetico ad un materiale magnetico, provocando calore. Questo calore in eccesso viene rimosso dal sistema con l’acqua, raffreddandolo fino a farlo tornare alla sua temperatura iniziale. Quando il campo magnetico viene rimosso, il materiale si raffredda ancora di più, ed è questo il raffreddamento che serve ai futuri condizionatori d’aria o frigoriferi.

La Formula Uno non mantiene le sue promesse ecologiche

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C’era una volta la Formula Uno che prese un impegno solenne: ridurre le sue emissioni aprendo le porte al motore ibrido. Ma gli impegni sono una cosa, metterli in pratica è un altra. Finora sembra che la F1 verde sia rimasta solo sulla carta. E sembra che, secondo il The Guardian Greenwash nel mondo dei motori ci sia una dolorosa mancanza di impegno verso la sostenibilità.

Ecco come, secondo The Guardian, la Formula Uno ha tradito le sue promesse ecologiche:

Una delle idee chiave di Mosley (il boss della F1, ndr) è stata quella di richiedere che le automobili riciclino l’energia generata dalla frenata, una tecnologia chiamata “recupero di energia cinetica”. Con le notevoli decelerazioni che vi sono in pochi secondi ad ogni curva, si crea tantissima energia che può essere sfruttata in qualche altro modo anziché perderla in calore e rumore.

Nanotubi in carbonio, tanto efficienti quanto inquinanti

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I nanotubi di carbonio hanno fatto una carriera da meteora negli ultimi 15 anni, anche se le loro applicazioni sono ancora limitate. Recenti risultati mostrano che, a prescindere dalla loro favorevole proprietà meccanica ed elettrica, hanno anche caratteristiche svantaggiose.

Un aspetto che è stato raramente considerato finora è stato studiato dal centro di ricerca Forschungszentrum Dresden-Rossendorf:

Se la domanda di prodotti e materie prime contenenti nanotubi di carbonio aumenteranno in futuro, allora ci sarà una maggiore probabilità per i tubi di entrare nell’ambiente durante la loro produzione, con l’uso e lo smaltimento, per essere distribuiti, inquinando con i suoi metalli pesanti

afferma Harald Zaenker, scienziato al FZD. Un modo importante per i nanotubi di carbonio di entrare nell’ambiente è attraverso l’acqua. Nel loro stato originale, la fragile fibra di carbonio con un diametro inferiore a 50 nanometri (1 nanometro = 1 milionesimo di millimetro) sono difficilmente solubili in acqua. A prima vista, pertanto non dovrebbero essere mobili nelle acque, cioè dovrebbero finire rapidamente sul fondo e depositarsi. Tuttavia, i nanotubi di carbonio sono in grado di formare soluzioni colloidali se la loro struttura superficiale è mutata. I cambiamenti nella struttura della superficie può essere modificata deliberatamente durante la produzione dei tubi o può essere indotta da processi naturali, se i tubi sono rilasciati nell’ambiente.

Altro passo indietro del Governo nell’ecologia sulle buste di plastica

Il tanto vituperato Governo Prodi, quello che si dice non abbia fatto nulla, abbiamo visto che almeno in campo ambientale, si è dato molto da fare. Nella finanziaria 2007, poco prima della sua caduta, era stata prevista una norma che avrebbe disincentivato l’uso dei sacchetti di plastica nei supermercati, le buste della spesa più inquinanti, per sostituirli fino a metterli al bando dal 2010.

Lo chiedeva una direttiva comunitaria (EN 13432) e lo chiedevano anche gli ambientalisti, visto che pare ci vogliano circa 200 anni per smaltire un sacchetto di plastica. Inoltre l’Italia è la prima consumatrice in Europa di tali sacchetti, consumandone da sola un quarto dell’intero Continente. Bisognava trovare una soluzione, e questa sarebbe stata il continuo disincentivo (come la tassa posta negli anni ’80, ma poi subito ritirata) e il contemporaneo ritiro dal mercato, fino alla completa sparizione dopo i festeggiamenti del capodanno 2010. Ed invece questa norma è stata completamente ignorata dal nuovo Governo e, a 7 mesi dalla scadenza, le cosiddette “shopper” sono ancora lì, intatte, senza concorrenza.

Ridurre le emissioni mondiali di CO2 si può, con piccoli accorgimenti

Se c’è una scelta che facciamo ogni giorno che riguarda il maggior impatto sulla nostra impronta ambientale, per la maggior parte di noi è come ci muoviamo. Secondo il Rapporto 2007 della Conferenza intergovernativa Panel on Climate Change, i trasporti sono i responsabili per il 13,1% di tutte le emissioni di gas serra generate dall’uomo a livello mondiale. Il picco, come quasi tutto il resto, va agli Stati Uniti, che contribuiscono per il 34% con 25,9 tonnellate di carbonio rilasciate nell’atmosfera per ogni singolo cittadino in un anno.

Dal momento che la guida è un evento quotidiano per la maggior parte di noi, piccole modifiche che tagliano ogni giorno una piccola percentuale di inquinamento, possono poi portare ad un cambiamento significativo nelle emissioni di CO2 nel corso di un anno.

Secondo l’EPA, la media di una famiglia composta da due persone emette 13 tonnellate di carbonio nell’atmosfera ogni anno, senza contare il trasporto. Per ogni occidentale medio l’auto pompa 5 tonnellate di carbonio percorrendo all’incirca 350 km a settimana. Ora vediamo cosa succede se tagliamo il consumo alla guida. Che cosa succede se questa coppia riduce la distanza che effettua normalmente di soli 15 km a settimana? Ciò si traduce in oltre 200 chili di CO2 in meno nell’atmosfera ogni anno, o in termini percentuali, ridurre le emissioni degli autoveicoli del 4,4%.