Gli psicologi ci salveranno dal riscaldamento globale

psicologi

Non sono convinto che la situazione sia così brutta come gli esperti dicono…E’ colpa di tutti gli altri…Anche se faccio qualcosa, non farà alcuna differenza.

Questo è solo un estratto del lungo elenco dei motivi per cui la gente non fa nulla per combattere il riscaldamento globale. Questo mese, l’American Psychological Association (APA) Task Force ha pubblicato un rapporto che evidenzia queste e altre barriere psicologiche, ma spiega anche il modo di convincere ad agire per il bene del nostro Pianeta.

Esistono infatti dei “trucchi” che possono essere introdotti dalle aziende o associazioni per favorire un comportamento eco-friendly. Lo psicologo Mark Van Vugt della Libera Università di Amsterdam, nei Paesi Bassi, descrive gli elementi della natura umana che ci spingono ad agire altruisticamente. Tra i diversi gruppi di persone che possono avere interessi e motivazioni ben distinti, alcuni messaggi cercano di modificarne i comportamenti, i quali però devono essere adattati agli interessi dei singoli gruppi.

Record di caldo nel mese di luglio: diminuiscono i ghiacci ed aumenta il livello del mare

sun-traffic

Un nuovo record legato ai mutamenti climatici va registrato oggi, anche se ne avremmo fatto volentieri a meno: gli oceani della Terra sono stati i più caldi della storia durante lo scorso mese di luglio. Ad affermarlo è stato uno studio del National Oceanic Atmospheric Administration.

La temperatura superficiale del mare è stata la più calda registrata per il mese di luglio, superando il precedente record stabilito nel 1998 in base ad un’analisi del NOAA’s National Climatic Data Center in Asheville, NC. La temperatura combinata tra la superficie terrestre media e gli oceani del mese di luglio 2009 è classificata al quinto posto tra i più caldi del mondo, secondo una rilevazione che ha avuto inizio nel 1880.

Riscaldamento globale: anche gli uccelli si stanno rimpicciolendo

aquila in gabbia

Tempo fa ci siamo occupati di un fenomeno strano che stava accadendo in Scozia. Una specie tipica di pecora si stava rimpicciolendo a causa del riscaldamento globale. Sembrava dovesse essere un accadimento speciale, ed invece secondo alcuni ornitologi, pare essere un evento piuttosto diffuso, anche tra gli uccelli.

Esistono infatti alcune specie di volatili, a diverse latitudini, specialmente più verso Nord, che lentamente e progressivamente stanno diventando sempre più piccoli. E’ noto infatti che gli uccelli che vivono vicino all’Equatore sono più piccoli rispetto a quelli che vivono nei territori freddi alle estremità del mondo. Questo è un adattamento evolutivo in quanto un animale piccolo disperde il calore molto più velocemente rispetto ad uno più grande.

Il riscaldamento globale sta mutando l’inverno nel Mar Baltico

sole sul mar baltico

Il clima durante l’inverno nel Mar Baltico è cambiato spesso negli ultimi 500 anni rispetto a quanto si potesse pensare prima. Una ricerca dell’Università di Göteborg dimostra che questa parte del mondo ha vissuto periodi di inverni sia miti che rigidi, e le transizioni tra questi tipi di clima sembra essere stata brusca.

Alcuni dei più completi dati al mondo sul clima, le temperature dell’aria e la copertura di ghiaccio nella zona del Mar Baltico nel corso degli ultimi 500 anni si possono trovare presso l’Università di Göteborg del Dipartimento di Scienze della Terra. Qui i ricercatori, guidati da Christin Eriksson, hanno utilizzato nuovi metodi statistici per studiare questa serie di dati e per esaminare le variazioni climatiche nel nord Europa dal 1500, concentrandosi in particolare sul clima invernale.

La mosca tsè tsè invade l’Africa a causa del riscaldamento globale

mosca tsè tsè

La mosca tsè tsè è una della specie di insetti più pericolose al mondo. Da secoli esse vivono in Africa, nelle zone molto calde, come la savana, ma a causa del riscaldamento globale stanno cominciando a “migrare” verso le città. Fino a questo momento infatti le già travagliate cittadine dei Paesi del Terzo Mondo finivano con il vedersela, oltre che con la povertà e la guerra, anche con le zanzare ed altri tipi di insetti che trasportavano malattie come la malaria. Ma mai fino ad oggi hanno dovuto combattere con la mosca tsè tsè.

Questi ditteri africani trasportano il virus responsabile della tripanosomiasi, la cosiddetta “malattia del sonno“, una condizione che attacca il sistema nervoso e, se non curata, porta al coma e alla morte. Secondo l’Oms tale malattia colpisce ogni anno dalle 50 alle 70 mila persone, ma a breve potrebbe aumentare a dismisura il suo contagio, in quanto la mosca che la trasmette sta cominciando a popolare le città.

L’altezza delle montagne? Colpa dei cambiamenti climatici

himalaya

Dalle vette più alte del Himalaya alle piatte colline italiane, l’altezza delle montagne della Terra può essere controllata dai cambiamenti climatici che hanno effetto sui ghiacciai molto di più rispetto al sollevamento tettonico della superficie terrestre, come ci facevano studiare a scuola.

Le montagne provengono dalla collisione di due o più placche tettoniche, un incrocio di pezzi di crosta terrestre che sono costantemente in movimento, spinti dal flusso del mantello sottostante. Quando si scontrano le placche, la crosta è schiacciata, si ispessisce e cresce in altezza. Ma mentre alcune catene montuose più vicine all’equatore, come le Alpi e l’Himalaya, hanno la caratteristica di essere alte alcuni chilometri e aguzze, altre presenti a latitudini più elevate, come in Canada e Norvegia, sono più brevi e piatte come altopiani.

Gli scienziati hanno a lungo attribuito queste differenze alle diverse piastre tettoniche. Le montagne più elevate si pensava fossero state create da una più intensa azione tettonica. Ma il nuovo studio, pubblicato sulla rivista Nature, utilizza immagini radar della superficie della Terra (presa durante una missione dello Space Shuttle della NASA diversi anni fa) e modelli di computer per dimostrare che questo non è sempre così. Anzi, è l’azione glaciale, disciplinata dal clima, la responsabile dell’altezza in molte catene montuose della Terra.

Il ruolo delle radiazioni solari nel cambiamento climatico

oscuramento globale

Un articolo pubblicato sul Journal of Geophysical Research ripercorre le ricerche sull’incremento dell’ “oscuramento globale” e dello “schiarimento globale” di cui si è parlato in oltre 20 articoli. Questi fenomeni, apparentemente di origine umana, controllano i fenomeni della radiazione solare sulla superficie terrestre, e quindi influenzano il clima. Speciali strumenti sono stati utilizzati nella registrazione sin dal 1923, l’anno in cui la radiazione solare che raggiunge la superficie terrestre è diventata misurabile.

I dati ottenuti mostrano che l’energia fornita dal sole alla superficie terrestre ha subito notevoli variazioni nel corso degli ultimi decenni, con i relativi effetti sul clima. Indagando su quali fattori riducano o intensifichino la radiazione solare, e quindi causare oscuramento o schiarimento globale, è ancora molto complicato per i ricercatori. Secondo l’American Geophysical Union (AGU), guidata da Martin Wild, scienziato senior presso l’Istituto di Scienza e clima atmosferico ETH di Zurigo, esiste una diminuzione della radiazione solare.

Foreste inglesi a rischio per la perdita di biodiversità

foreste cambiamenti climaticiLe foreste soffrono a causa dei cambiamenti climatici che portano ad una scomparsa rapida e progressiva quanto inarrestabile di biodiversità.
Una nuova ricerca dimostra che le foreste britanniche del 21° secolo sono meno differenziate nella vegetazione rispetto a quelle del 20° secolo a causa dei cambiamenti ambientali.

Le piante dei boschi si sono infatti ri-organizzate nel corso degli ultimi 70 anni e sono più omogenee e simili le une alle altre, avendo perso le caratteristiche e la vegetazione tipica di ogni località.
La ricerca è stata effettuata da un team di studiosi della Bournemouth University, Natural England e dal Centre for Ecology & Hydrology, e pubblicata online sui Proceedings of the Royal Society.

Ecco come il cambiamento climatico può distruggere l’America

america-destrutta cambiamento climatico

Fino ad ora ci eravamo sempre occupati dei piccoli Paesi che, a causa del riscaldamento climatico, vedono a rischio la propria terra, e corrono il pericolo di sparire dalla cartina geografica. Ma non avevamo mai considerato cosa accadrebbe se questo scenario apocalittico accadesse dalle nostre parti, magari nel Paese maggiormente responsabile di questo disastro, e cioè l’America.

Josh Levin, giornalista e scrittore, delinea i possibili scenari futuri che l’America dovrà affrontare se il cambiamento climatico continuerà in questa direzione. Levin comincia la sua analisi non da ciò che potrebbe essere, ma da ciò che si può già escludere. Prendendo in considerazione i disaster movie e le possibilità da loro prospettate, Levin si sente di poter escludere la possibilità di una guerra tra Stati Uniti e Canada, o l’esodo di massa verso i territori al confine con lo Stato del Nord America. Possibile invece che le terre intorno ai Grandi Laghi diventino l’ultimo baluardo di speranza per i sopravvissuti della Florida e della California che vedrebbero le loro case scomparire sotto l’acqua. Ma altri scenari sono possibili.

Barriere coralline, le più colpite dal riscaldamento globale

coralli-riscaldamento-globaleAlcune specie, sia tra quelle animali che tra quelle vegetali, si abituano più rapidamente ai repentini cambiamenti climatici cui è sottoposto il nostro pianeta a causa del riscaldamento globale. Altre scompaiono. O sono in grave pericolo. Tra queste la barriera corallina risulta essere tra le più sensibili e tra le più colpite dai mutamenti climatici.

L’acidificazione degli oceani ne mette infatti a rischio la composizione strutturale, la violenza sempre maggiore di uragani e tempeste ne impedisce il recupero e contrasta la capacità dei coralli di ritrovare un equilibrio e di porre rimedio ai danni subiti, ricostituendosi.

Un mondo senza farfalle, gli insetti barometro dei cambiamenti climatici

farfalle-barometro-cambiamenti-climatici1Nella Georgia centrale il monitoraggio delle farfalle nelle riserve della fauna selvatica viene utilizzato come spia per seguire il corso dei cambiamenti climatici in atto, e valutarne la gravità.
Alcuni ricercatori sono fortemente preoccupati dal declino delle popolazioni di farfalle, da interpretare come un segnale del peggioramento delle condizioni ambientali in cui versa la terra. Le farfalle sono infatti tra gli insetti più sensibili ai cambiamenti nel loro habitat, e sono un po’ come i canarini nelle miniere di carbone. Jerry Payne, entomologo in spedizione al Piedmont National Wildlife Refuge, a circa 70 miglia da Atlanta, spiega:

Quando si nota l’assenza delle farfalle, si sa già che qualcosa non sta andando per il verso giusto.
Purtroppo, abbiamo individuato il nemico – siamo noi. L’uomo è la causa principale del declino della popolazione di farfalle. Stiamo portando via la loro terra.

Acqua sarà a rischio in tutti i Paesi più ricchi

acqua-a-rischio-siccita-cambiamento-climaticoLa crescente carenza di acqua – un problema perenne nelle nazioni più povere di tutto il mondo – è prevista raggiungere le nazioni ricche nel mondo occidentale.
Gli Stati Uniti, la Spagna, l’Australia e i Paesi Bassi sono a rischio di far fronte alle conseguenze derivanti dai cambiamenti climatici, compresa la siccità, le inondazioni, gli uragani e l’innalzamento del livello del mare. Come mette in guardia il Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon:

Anche le nazioni più ricche del mondo non sono immuni.

Citando i dati ufficiali degli Stati Uniti, Ban Ki-moon ha dichiarato che lo stato della California, la quinta più grande economia del mondo, potrebbe assistere al declino delle aziende agricole e all’esaurimento dell’acqua nelle principali città già entro la fine di questo secolo.
Il responsabile di questi stravolgimenti è senza dubbio il riscaldamento globale.

Un mondo di cambiamenti climatici e di…topi!

cambiamenti-climatici-adattamento-specie-topiDi sicuro non ce ne siamo accorti, ma la forma della testa e le dimensioni corporee dei roditori sono cambiate rispetto al secolo scorso. Un’équipe di ricercatori della University of Illinois di Chicago ha studiato il legame tra questi mutamenti morfologici dei topi, la densità della popolazione umana e gli stravolgimenti ambientali provocati dal riscaldamento globale. E sono giunti alla conclusione che alcune specie animali si adattano alla modifica del loro habitat e all’innalzamento della temperatura meglio e prima di altre. Tra queste appunto ci sarebbero proprio i topi.

La ricerca, coordinata da Oliver Pergams, professore di scienze biologiche alla University Illinois di Chicago (UIC), è stata pubblicata sulla rivista di divulgazione scientifica PLoS One.
Pergams e i suoi collaboratori hanno scoperto che le dimensioni e la forma dei mammiferi verificatesi in meno di un secolo e osservabili in tutto il mondo sono sostanziali e sono strettamente correlate all’adattamento ai cambiamenti climatici innescati dall’uomo, dalle emissioni e dall’inquinamento.

L’impatto dell’uomo sugli oceani

impatto-delluomo-sugli-oceaniLe attività umane danneggiano gli oceani in diversi modi, incidendo profondamente sugli equilibri degli ecosistemi, della flora e della fauna marina.
Secondo lo studio del professor Mike Kingsford dell’ARC Centre of Excellence for Coral Reef Studies che lavora alla James Cook University e del suo collega, Dr Andrew Brierley della St Andrews University, in Scozia:

Le emissioni di carbonio di cui è responsabile l’uomo stanno alterando i processi biologici marini sia quelli su piccola scala sia i meccanismi più vasti e complessi, con il risultato di minacciare la sicurezza alimentare e provocare profondi mutamenti e danni irreversibili.