Crotone: chiuse due scuole e indagini anche sull’ospedale per smaltimento illecito di rifiuti tossici

crotone

Una vera e propria agonia è quella che sta vivendo in questi giorni la città di Crotone. Tutto è cominciato con casi sospetti di alcuni bambini che hanno cominciato ad ammalarsi per cause inspiegabili. Dalle analisi del sangue effettuate su 290 alunni delle scuole San Francesco (elementare) e Lucifero (istituto tecnico commerciale) è risultato che nelle vene di questi bambini scorrevano cadmio, nichel e arsenico.

Motivo di questo disastro? Le due scuole erano state costruite su discariche abusive di rifiuti tossici. Il materiale nocivo proveniva da scarti di lavorazione dello stabilimento industriale Pertusola, il quale oggi risulta dismesso, che era magicamente sparito.

Impegno contro la deforestazione: posti gli obiettivi, ma mancano i soldi

foresta pluviale

Il vertice delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, convocato la scorsa settimana a New York dal segretario generale Ban Ki-Moon, ha riunito più di 100 capi di Stato e personalità per affrontare l’urgente necessità di agire e di mobilitare un effettivo slancio e l’impegno nell’azione legale tra le più importanti della storia per potere giungere ad un accordo equo ed efficace alla vigilia della conferenza sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite a Copenhagen che si terrà a dicembre.

I leader dei Paesi sviluppati e di quelli in via di sviluppo si sono concentrati sulla riduzione delle emissioni dovuta alla deforestazione e degrado degli ambienti (REDD), punti chiave del protocollo di Kyoto. Il REDD è un accordo per ridurre le emissioni da deforestazione e dal degrado delle foreste nei Paesi in via di sviluppo. Si tratta di uno sforzo per creare un valore finanziario per il carbonio immagazzinato nelle foreste. Se il carbonio può essere mantenuto nei boschi e non immesso nell’atmosfera (attraverso incendi, conversione della terra, decadimento delle biomasse o deforestazione), darà un contributo significativo per evitare un pericoloso cambiamento climatico. Il valore di questa riduzione delle emissioni può essere realizzato attraverso i mercati del carbonio o un fondo del carbonio (collettivamente chiamato meccanismo di REDD).

I giardini sui tetti potrebbero risolvere il problema dell’inquinamento cittadino

tetto verde

Nei Paesi anglosassoni vanno sempre più di moda una sorta di “giardini pensili” simili a quelli di Babilonia, ma molto più tecnologici. Si chiamano “Green Roofs” e sono letteralmente dei tetti verdi. Sempre più popolari nei centri urbani e ricoperti di piante, potrebbero aiutare a combattere il riscaldamento globale e l’inquinamento cittadino. Ne sono convinti gli scienziati nello Stato americano del Michigan.

Questo team ha scoperto che la sostituzione di materiali di copertura tradizionali con le piante, in un’area urbana delle dimensioni di Detroit, con una popolazione di circa un milione di abitanti, sarebbe equivalente ad eliminare all’incirca un anno di anidride carbonica emessa da mediamente 10.000 SUV e camion. Il loro studio, il primo del suo genere atto ad esaminare la possibilità dei tetti verdi di assorbire il carbonio con un conseguente impatto sul cambiamento climatico, è stato pubblicato sul periodico scientifico ACS ‘Environmental Science & Technology.

Palau pone il divieto di caccia allo squalo e istituisce una riserva naturale

squalo a palau

In inglese si chiama “Shark Finning“, e significa la crudele pratica di catturare gli squali, tagliargli le pinne, non per mangiarli, ma per rigettare il pesce ancora vivo in acqua per farlo morire di una morte lenta e dolorosa. Può sembrare una pratica da pochi amanti del sadismo, ed invece pare che ci rimettano circa 40 milioni di squali all’anno in tutti gli oceani del mondo.

Mezzo milione di pinne vengono tagliate ogni anno nel solo Ecuador. Ma a parte questa pratica assurda, gli esseri umani sono responsabili dell’uccisione di 100 milioni di squali all’anno, attraverso la pesca e le catture accessorie. In altre parole, il predatore più importante al vertice della catena alimentare è stato reso sempre più raro. Ecco perché stabilire una riserva protetta per gli squali è un primo grande passo in avanti verso la loro salvaguardia.

Il grizzly ritorna tra le specie in via d’estinzione

grizzly

Una sentenza del tribunale distrettuale federale del Montana ha oggi reinserito nell’elenco delle specie in via d’estinzione la popolazione del parco di Yellowstone dell’orso grizzly. Nel caso, proposto dalla Greater Yellowstone Coalition, il giudice Donald Molloy ha dichiarato che inadeguati meccanismi di regolazione sono stati messi in atto per gestire gli orsi, dopo che le protezioni federali sono state archiviate nel primi mesi del 2007, e che la US Fish and Wildlife Service (FWS) ha omesso di affrontare la perdita di una fonte essenziale di cibo per gli orsi, il pino whitebark, una specie autoctona.

Per anni, il Natural Resources Defense Council (NRDC) ha portato avanti gli sforzi per proteggere gli orsi grizzly di Yellowstone e le vegetazioni a rischio. Le foreste di pini sono state decimate indistintamente, nella maggior parte dei casi a causa del cambiamento climatico. I ricercatori temono che gli alberi siano stati spinti all’estinzione, modificando radicalmente alcuni dei paesaggi più rappresentativi del Continente americano, oltre che eliminando una fonte di alimentazione fondamentale per gli orsi grizzly.

La “tempesta rossa” austaliana aiuterà a ridurre la CO2 nell’atmosfera

tempesta rossa australia

Notizie stravaganti arrivano dall’Australia, attraverso uno studio di Geoingegneria negli Oceani del Sud. Un enorme carico di polvere pieno di ossido di ferro, proveniente dalla zona del Lago Eyre, un bacino situato nel centro dell’Australia, è stato sversato nel mare, ricoprendo la superficie dell’oceano dalle coste australiane fino alla Nuova Zelanda.

Il ferro gettato nell’oceano così è venuto su all’improvviso, tanto che anche Greenpeace, presente all’evento, è stata presa in contropiede. Pare essere una buona notizia perché ci sarà più cibo per i pesci, visto che questo sversamento di ferro aumenterà il plancton al largo della costa australiana.

Riduzione emissioni, riciclo e riutilizzo meglio delle centrali elettriche e dei trasporti

riciclatore

Quando si tratta di ridurre le emissioni di CO2, abbiamo quasi sempre parlato di centrali elettriche e veicoli. Ma un nuovo studio della EPA (l’Agenzia per la Protezione Ambientale americana) dimostra che, se si considera l’intero ciclo di vita, un pezzo enorme di emissioni di gas a effetto serra (circa il 42%) è causato dal modo in cui le persone nei Paesi ricchi “si procurano, producono, distribuiscono e smaltiscono i beni e servizi “.

Si conclude che la riduzione dei rifiuti e il riciclaggio sono strumenti molto potenti per ridurre le emissioni di CO2. Secondo le proiezioni del rapporto, se dovessimo ridurre gli imballaggi in generale del 50%, ridurre i prodotti di carta da imballaggio del 50%, prolungare la vita dei computer del 25%, aumentare il riciclaggio di costruzione e di detriti da demolizione al 50%, e aumentare il compostaggio dei rifiuti solidi urbani e il riciclaggio al 50%, si potrebbe tagliare enormemente le emissioni di CO2, più che trasformando una centrale elettrica da carbone ad energia pulita.

Arriva il tanto sospirato impegno delle compagnie aeree: inquinamento dimezzato entro il 2050

inquinamento aereo

L’industria del trasporto aereo ha promesso di tagliare le emissioni di biossido di carbonio della metà entro il 2050, in una mossa che costringerà le compagnie aeree ad innescare una corsa verde verso le tecnologie pulite con i costruttori di aeromobili. L’amministratore delegato della British Airways, Willie Walsh, presenterà un accordo tra le compagnie aeree, aeroporti e costruttori per ridurre le emissioni del 50% rispetto ai livelli del 2005 entro il 2050.

Nel tentativo di approfittare dell’iniziativa, alcuni gruppi ambientalisti chiedono a gran voce tasse più alte per l’industria aerea, in un piano che sarà presentato ai leader mondiali nel Forum delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che è stato inaugurato oggi a New York.

Le compagnie aeree sono state accusate di rallentare gli sforzi sul cambiamento climatico, ma il cambiamento strategico riflette le preoccupazioni del settore che potrebbe essere pronto, in occasione del vertice sul riscaldamento globale di Copenaghen di dicembre, ad affrontare il problema delle proprie emissioni.

Oltre 500 milioni di persone a rischio a causa dei danneggiamenti dei delta dei fiumi di tutto il mondo

inondazione

Un nuovo studio condotto dalla University of Colorado di Boulder indica che la maggior parte dei delta dei fiumi del mondo sta affondando a causa delle attività umane, rendendoli sempre più vulnerabili alle inondazioni dei fiumi e alle tempeste oceaniche, mettendo decine di milioni di persone a rischio.

Mentre per la relazione del 2007 del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici, i delta dei fiumi sono a rischio a causa dell’innalzamento del livello del mare, il nuovo studio indica che altri fattori umani stanno causando questo affondamento in modo significativo. I ricercatori hanno concluso che la distruzione dei delta dall’Asia alle Americhe è dovuta ai lavori sui sedimenti da parte di serbatoi e dighe, canali artificiali e argini, che spingono i sedimenti negli oceani al di là delle pianure alluvionali costiere, dovuto all’estrazione dalle acque sotterranee di gas naturale.

Lo studio conclude che 24 delta sui 33 principali del mondo stanno affondando, e che l’85% ha già sperimentato gravi inondazioni negli ultimi anni, causando la sommersione temporanea di circa 160.000 chilometri quadrati di terra. Circa 500 milioni di persone nel mondo vivono vicino questi luoghi.

La devastazione delle zone umide farà sparire molte città nell’arco di tre secoli

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Nel corso degli ultimi quattro anni, 340 miglia quadrate (pari a 547 km quadrati) di zone umide nei dintorni di New Orleans sono scomparsi, causando quello che i biologi affermano sia la più veloce perdita di terra intorno alle città della storia. 350 di questi chilometri quadrati sono stati persi a causa degli uragani Rita e Katrina. Il resto è stato a causa dell’erosione causata dall’uomo.

Ora si è finalmente realizzato che, se le zone umide fossero state protette meglio prima di Katrina, il danno non sarebbe stato altrettanto grave, e che tali zone umide potrebbero impedire la scomparsa definitiva della città di New Orleans. Ecco perché.

Scoperto rarissimo corallo nero a rischio estinzione nello Stretto di Messina

scilla

Un’importantissima scoperta è stata effettuata al largo delle coste italiane. Peccato però che per venirlo a sapere bisogna consultare una fonte internazionale, visto che stranamente dalle nostre parti non se ne sente minimamente parlare.

Alcuni ricercatori hanno reso noto ieri di aver trovato una delle più grandi foreste di raro corallo nero nelle acque dell’Italia meridionale, nonché una specie di corallo mai studiata prima nel suo habitat naturale. Gli scienziati hanno detto di utilizzare un sommergibile telecomandato per filmare la foresta di coralli il cui nome scientifico è Antipathes subpinnata, in un’area delle dimensioni di due campi da calcio, sommersi a una profondità di 50-100 metri tra la Calabria e la Sicilia.

I funzionari del Ministero dell’Ambiente hanno dichiarato di non voler rivelare il luogo esatto della scoperta, per paura che cacciatori di tesori potessero saccheggiare il raro corallo, utilizzato per fare gioielli. Spiega Silvestro Greco, capo dell’Agenzia per l’ambiente in Calabria:

Il corallo che abbiamo trovato ha un grande valore, soprattutto a causa della sua rarità. Se qualcuno senza scrupoli venisse a sapere esattamente dove si trova, credo che ci sarebbero dei rischi. Ecco perché non abbiamo rivelato dove sono.

Il riscaldamento globale potrebbe costare 2-3 volte in più del previsto

riscaldamento globale

Scienziati britannici hanno avvertito le Nazioni Unite a non sottovalutare i possibili impatti climatici del riscaldamento globale futuro. I costi reali dell’adattamento ai cambiamenti possono essere di due o tre volte superiori alle stime effettuate dalla Convenzione quadro dell’ONU sui mutamenti climatici (UNFCCC).

In uno studio pubblicato dall’Istituto internazionale per l’ambiente e lo sviluppo e l’Istituto Grantham per i cambiamenti climatici, si aggiunge che i costi saranno ancora maggiori quando l’intera gamma di impatti climatici sulle attività umane sarà considerata. La UNFCCC annualmente stima i costi globali di adattamento ai cambiamenti climatici, che quest’anno si prevedono da 40 a 170 miliardi di dollari, come il costo di circa tre Olimpiadi all’anno.

Ma gli autori del rapporto, tra cui il dottor Pam Berry dalla Environmental Change Institute della Oxford University, dicono che queste stime sono state prodotte troppo velocemente e non comprendono settori chiave come l’energia, la fabbricazione, il commercio al dettaglio, il settore minerario, del turismo e degli ecosistemi.

Inventato dispositivo a basso costo per rilevare agenti inquinanti tossici

prototipo rilevamento inquinamento

Un ricercatore chimico presso il National Institute of Standards and Technology (NIST) ha dimostrato un metodo relativamente semplice ed economico per rilevare e misurare i rischi sfuggenti come esplosivi nascosti e le tossine, pericolosi o invisibili come pesticidi negli alimenti distribuiti nel suolo dal vento e dalla pioggia. Il prototipo è più sensibile rispetto alle tecniche convenzionali nel rilevare tracce di tali materiali, che sono polari come le molecole di acqua, dopo aver distinto le terminazioni elettricamente positive e negative che non evaporano immediatamente.

Come descritto in un nuovo documento, il ricercatore del NIST Tom Bruno ha rafforzato la tecnica chiamata “headspace analysis”, che si basa sull’individuazione e l’analisi di tracce di composti chimici da un solido o liquido, che vengono rilasciati nell’atmosfera circostante. Il lavoro di Bruno migliora notevolmente l’efficienza della raccolta dei campioni, rendendo la tecnica adatta per rilevare basse concentrazioni di composti polari a bassa volatilità, come gli esplosivi. I risultati preliminari indicano che il metodo è abbastanza sensibile per misurare la quantità di materiali che costituiscono il bersaglio da un minimo di 0.0000002% di un campione.

60 cm di innalzamento delle acque sulla East Coast. Ma il riscaldamento globale (dicono) non c’entra

aumento acqua

Il livello del mare è salito di 60 centimetri in più rispetto al previsto durante l’estate appena trascorsa, lungo la costa orientale degli USA, tanto da sorprendere anche gli scienziati che effettuano previsioni sulle fluttuazioni periodiche. La causa immediata dell’imprevisto aumento è stata ora risolta. I funzionari degli Stati Uniti dicono in una nuova relazione che non è stato il riscaldamento globale. Ma la ragione di fondo rimane un mistero.

Di solito, la previsione delle maree stagionali e del livello del mare sono governate dai movimenti conosciuti e dalle influenze gravitazionali dei corpi celesti come la luna, ha dichiarato Rich Edwing, vice direttore del Center for Operational Prodotti Oceanografico e Servizi a disposizione US National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA). Ma i telefoni NOAA hanno cominciato a squillare durante questa estate, quando i residenti sulla East Coast si sono ritrovati con più acqua del previsto nelle loro case, in una situazione molto simile a quelle di eventi atmosferici come le tempeste tropicali.