La “febbre” del Mediterraneo uccide spugne e coralli

L’ennesimo conto da pagare per i danni da riscaldamento globale è la mortalità di massa di spugne e coralli del Mediterraneo. L’estate marina si è infatti allungata di circa un mese se si considerano i dati registrati nel 1974 e secondo gli ultimi rilevamenti, che risalgono al 2006, le temperature delle acque sono aumentate considerevolmente, provocando la scomparsa da molti fondali di microorganismi particolarmente esposti e sensibili ai cambiamenti climatici.

Ad appurare le conseguenze della febbre dei nostri mari è stato un recente studio spagnolo effettuato da un team di ricercatori del Consiglio Superiore di Ricerche Scientifiche (CSIC), e pubblicato sulla rinomata rivista di divulgazione scientifica Proceedings dell’Accademia nazionale di scienze statunitense.
Gli episodi di mortalità fuori dalla norma di organismi invertebrati sono stati registrati dagli studiosi nel Mar Ligure e nella gran parte del Mediterraneo nord occidentale.

Iceberg di Wilkins, secondo distacco in due anni

La situazione dello scioglimento dei ghiacciai sta peggiorando a vista d’occhio, e sono in pochi a rendersene conto. Il Polo Sud, il serbatoio del 91% del ghiaccio del pianeta, si sta lentamente (e nemmeno tanto lentamente) sciogliendo, mettendo in serio pericolo l’uomo a causa dell’innalzamento delle acque e migliaia di specie animali che vedono distruggere il proprio habitat.

Un anno fa di questi tempi, era il 28 marzo 2008, il primo distacco di un iceberg dalla Wilkins Ice Shelf, una delle più grandi montagne di ghiaccio al mondo, che dopo millenni perse un primo pezzo della grandezza di 40 km di lunghezza per 500 metri di larghezza. Oggi, ad un anno di distanza, con il nuovo innalzamento delle temperature, arriva la notizia di un nuovo distacco. Ma stavolta ben più grave. La lunghezza dell’iceberg che pian piano si allontana dal Polo Sud è quasi uguale, 41 km, ma è molto più largo, circa 2,5 km, praticamente quanto l’intera Giamaica.

Nuovi fattori per il calcolo delle tempeste: eruzioni vulcaniche e polvere

Il riscaldamento delle acque dell’Oceano Atlantico, negli ultimi decenni, è dovuto in gran parte al calo delle polveri dai deserti africani e dalle inferiori emissioni vulcaniche. Secondo un nuovo studio americano, sarebbero queste le nuove cause del surriscaldamento globale, oltre all’inquinamento e a tutto ciò che conosciamo molto bene.

Dal 1980, il riscaldamento del Nord Atlantico tropicale è stato in media di mezzo grado Fahrenheit (un quarto di grado Celsius) per dieci anni. Mentre tale numero può sembrare piccolo, si può tradurre in grossi impatti sugli uragani, che sono alimentati dal caldo della superficie delle acque, spiega Evan Amato, membro del team di studio della University of Wisconsin-Madison. Ad esempio, la differenza di temperatura nell’oceano tra il 1994, un anno tranquillo per gli uragani, ed il 2005, in cui si è registrato il record di tempeste (compreso l’uragano Katrina), è stato di appena 1 grado Fahrenheit.

Innalzamento del livello del mare riscriverà le mappe delle zone abitate

L’innalzamento del livello del mare causato consequenzialmente dal riscaldamento climatico e dallo scioglimento dei ghiacciai porterà ad una vera e propria riscrittura della mappa delle zone abitate e ad una migrazione delle popolazioni interessate in primo luogo dal fenomeno verso territori interni. Un cambiamento che non sarà solo locale ma interesserà e sarà avvertito a livello globale, perchè andrà ad intaccare e a modificare senza vie di ritorno l’economia delle popolazioni costiere, costrette ad abbandonare le terre sommerse.

L’unica via di scampo sembra quella di affidare ai modelli matematici un calcolo approssimativo di dove, quando e come alcune aree costiere ora densamente popolate andranno a scomparire, con l’intento di arginare sin da ora i danni, essere preparati ad ogni evenienza e garantire alle popolazioni interessate un futuro.
Un primo approccio matematico al problema è stato tentato da un gruppo internazionale di scienziati: Sajjad Zahir della University of Lethbridge, Alberta, Canada, Ruhul Sarker della University of New South Wales, Canberra, Australia e Ziaul Mahmud del Lethbridge Community Network. Gli studiosi hanno elaborato un algoritmo matematico per affrontare il problema della delocalizzazione della popolazione.

Parte la corsa allo stoccaggio di Co2 e alle centrali a carbone pulito

Sembrava dovesse trattarsi solo di fantascienza, ed invece sta diventando realtà. La future centrali a carbone pulito stanno per essere effettivamente realizzate. Dopo mesi di polemiche, esperimenti ed ipotesi, i primi due Paesi ad iniziare la corsa in questa direzione sono Germania ed Australia, che hanno, nella giornata di ieri, annunciato di voler far partire i primi esperimenti.

Per partire con la spiegazione di come funzioneranno, bisogna prima di tutto cominciare con il chiarire, una volta per tutte, cosa significa centrale a carbone pulito. A differenza di quanto accennato dai nostri politici sottovoce, in quando non capiscono nulla di nuove tecnologie energetiche, non esiste alcun carbone pulito. Il carbone che si utilizza oggi e che si utilizzerà domani per produrre energia elettrica sarà lo stesso identico carbone che si usava anche 100 anni fa.

La centrale a carbone pulito significa che ha un sistema di recupero della CO2, la sostanza che viene rilasciata dopo la combustione del carbone, in maniera da non farla disperdere nell’ambiente e non aumentare l’inquinamento. Una volta recuperata la CO2, bisogna immagazzinarla da qualche parte in cui non possa far danni, e qui sono cominciate le polemiche sul come e dove farlo.

Pdl: “L’effetto serra non esiste”

Una volta era soltanto Berlusconi che, vuoi per guasconeria o per un eccesso di simpatia, ogni tanto se ne usciva con delle sparate di cui milioni di italiani si vergognavano. Ma visto che continuava a prender voti, anche i suoi alleati hanno apprezzato questa tecnica di dire frasi senza senso, e non vogliono essere da meno. Si spiega solo così il documento presentato da 37 senatori del Popolo della Libertà e firmato da Dell’Utri, Nania e Poli Bortone. Lo possiamo spiegare in questo modo perché se veramente ci credono, ci sarebbe da preoccuparsi.

Secondo questi luminari del Governo italiano, l’effetto serra non esisterebbe, sarebbe soltanto un invenzione di alcuni scienziati per vendere i libri, e l’effettivo innalzamento delle temperature che si sta verificando in questi anni sarebbe dovuto a cause non dipendenti dall’uomo. La loro tesi è sostenuta da qualche isolato scienziato che afferma (nel rapporto Stern) che questo problema è solo marginale. Se è per questo, esiste anche qualche scienziato che afferma che l’Aids non esiste, o qualche storico che afferma che i campi di concentramento non sono mai esistiti, eppure nessuno si sogna di dargli ragione. Ma dal Pdl ci si può aspettare di tutto, anche questo.

Earth Hour, arrivano i primi risultati

Mentre le tantissime città del mondo si contendono la palma di fotografia più bella durante l’ora della Terra, l’ora che andava dalle 20:30 alle 21:30 in cui i monumenti più importanti di una nazione venivano spenti, cominciano ad arrivare i primi dati.

Sì perché quell’unica ora non è servita solamente come simbolo per dimostrare come sarebbe la nostra vita se non saremo attenti all’ambiente, ma anche a risparmiare migliaia di euro in elettricità e milioni di tonnellate di CO2, con tutto quello che ne consegue, inutilizzate per l’illuminazione. Ebbene, Earth Hour ha fatto davvero la differenza. Le centrali elettriche a gas e a carbone hanno avuto un crollo nella produzione elettrica in quelle ore, ma ancora di più c’è stato il calo per quanto riguarda l’energia nucleare. Chissà quante scorie radioattive in meno si saranno prodotte.

Cambiamenti climatici: l’Italia pagherà le conseguenze maggiori

Un processo lento, doloroso, che cambierà definitivamente la geografia ed il modo di vivere delle popolazioni, soprattutto di quella italiana. Stiamo parlando dei cambiamenti climatici, stimati in qualcosa di simile alla catastrofe dalla Commissione Europea sull’ambiente che sta tirando le somme sugli ultimi risultati delle prime previsioni da presentare dopodomani al mondo intero, e di cui vi diamo già un’anticipazione.

Almeno per quanto riguarda l’Europa, se non dovessero essere prese abbastanza misure per fermare quest’ondata di surriscaldamento che minaccia la Terra, le regioni che pagheranno il prezzo più alto saranno quelle del Mediterraneo, e quindi Spagna, Grecia, ma soprattutto Italia. Anzi il nostro Paese sarà probabilmente quello che pagherà di più le conseguenze, visto che una buona parte dell’economia si basa anche sulla neve, che lentamente sparirà, e sul turismo, spazzato via nel giro di pochi anni.

Cosa scegliereste tra l’energia solare e risolvere il problema del surriscaldamento del pianeta?

Una proposta per salvare il pianeta dal riscaldamento globale, iniettando particelle che intercettano la luce del sole, avrebbe l’involontario (e ironico) effetto di rendere un fonte di energia alternativa, l’energia solare, meno efficace. E’ quanto sottolinea un nuovo studio di alcuni ingegneri ambientali americani.

La “geoingegneria”  è stata proposta per ridurre il riscaldamento del pianeta dovuto all’accumulazione di gas ad effetto serra nell’atmosfera. Uno di questi prende spunto da osservazioni degli effetti delle grandi eruzioni vulcaniche sul clima globale. Ad esempio, quando nelle Filippine il monte Pinatubo eruttò nel 1991, si accumulò vertiginosamente una gran quantità di cenere vulcanica e gas nell’atmosfera. Alcuni di questi “coriandoli vulcanici” hanno oscillato nella stratosfera, e hanno causato l’abbassamento della temperatura della superficie globale di quasi un grado Fahrenheit (o mezzo grado Celsius) due anni dopo.

Le 10 specie animali più in pericolo d’estinzione

Secondo l’IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) molte popolazioni di alcune specie animali al mondo sono diminuite, o sono in diminuzione, dell’80% entro tre generazioni. Questa è l’ultima tappa prima di dichiarare come estinti questi animali che oggi vivono allo stato selvatico. Altro che protezione della biodiversità quindi.

Esistono centinaia di specie animali che rischiano la vita, ma non si tratta soltanto di specie minori. Molto spesso questi animali sono molto conosciuti perché si vedono negli zoo, nei documentari, e delle volte anche nei cartoni animati. Abbiamo provato a racchiudere le 10 specie maggiormente in pericolo in questa presentazione, ma essi sono soltanto una piccola parte delle specie che possono svanire per sempre già nei prossimi anni.

Effetti del riscaldamento globale sulla crescita economica del Sud del mondo

Il pianeta si riscalda e cresce il divario tra Nord e Sud del mondo, tra ricchi e poveri. Quali siano le conseguenze del riscaldamento globale sul gap tra Paesi sviluppati e aree in vie di sviluppo o sottosviluppate ce lo spiega un recente studio condotto da un team di ricercatori del MIT (Massachusetts Institute of Technology), un’analisi economica alquanto dettagliata che affronta congiuntamente il problema della crisi ecologica e della crisi economica.

Dopo aver esaminato il clima in tutto il mondo e i dati economici dal 1950 al 2003, Benjamin A. Olken, professore associato presso il Dipartimento di Economia del MIT, ha concluso che ad un aumento di 1 grado Celsius della temperatura in un dato anno corrisponderebbe una riduzione della crescita economica pari ad 1,1 punti percentuale nei paesi poveri del mondo, ma non ha alcun effetto misurabile nei paesi ricchi.

Lo scioglimento dei ghiacciai modifica il confine tra Italia e Svizzera

Lo scioglimento dei ghiacciai non è, come abbiamo visto, soltanto un problema ambientale, ma è anche economico, sociale, e da oggi anche politico. Il danno che l’uomo sta facendo alla natura, con l’inquinamento che ha come ultima conseguenza l’innalzamento delle temperature e lo scioglimento dei ghiacciai, sta presentando sempre più spesso il suo conto da pagare.

La novità sulla vita umana è rappresentata dallo scioglimento dei ghiacciai delle Alpi che ci separano dalla Svizzera. Finora infatti le convenzioni tra i due Paesi tenevano conto del fatto che d’estate i ghiacciai regredivano, mentre d’inverno avanzavano, così da ristabilire più o meno sempre gli stessi confini politico-naturali. Ma questa “altalena” è finita in quanto, anno dopo anno, al ritiro dei ghiacciai non conseguiva di nuovo l’avanzamento invernale, nemmeno quest’anno in cui le temperature sono state più rigide.

Scottature in 10 minuti e cancro rapido, ecco cosa abbiamo evitato finora con la lotta all’inquinamento

Se 193 nazioni non avessero accettato nel 1989 di vietare le sostanze chimiche che letteralmente “mangiavano” lo strato di ozono che protegge la Terra, il mondo sarebbe stato un luogo molto diverso alla fine di questo secolo, senza quasi due terzi dello strato di ozono ed un foro permanentemente fisso sull’Antartide,come mostrato da una recente simulazione della Nasa.

In questo modo le scottature si avrebbero nel giro di pochi minuti ed esse provocherebbero il cancro della pelle dovuto alle radiazioni in men che non si dica. L’ozono è la naturale barriera tra la Terra ed il Sole, la quale assorbe la maggior parte dei raggi ultravioletti (UV) e tutela la vita umana. Il gas naturale che lo forma è alimentato da una reazione fotochimica nell’atmosfera in cui i raggi ultravioletti rompono le molecole di ossigeno (O2) in singoli atomi che poi si ricombinano in tre parti: le molecole di ozono (O3).

Milano sotto smog, meno emissioni, più multe dell’Unione per le polveri sottili: che sta succedendo?

Milano, una delle città italiane maggiormente inquinate e con un’aria pessima, che mina la salute dei cittadini e abbassa considerevolmente la qualità della vita. Eppure l’urbe lombarda è anche una tra le metropoli della penisola ad essere più restrittiva nei confronti dei suoi abitanti proprio riguardo al regolamento delle emissioni e alla circolazione del traffico cittadino.
Pensiamo all’ecopass ad esempio che ha ridotto gli ingressi in città per i veicoli maggiormente inquinanti, introducendo una tariffa che ha fatto scemare non solo il portafoglio dei milanesi, ma anche la cappa di smog che aleggiava sulla città per via dell’eccessivo via vai di auto e mezzi ad alto tasso di emissioni come i Suv.

E improvvisamente proprio con l’introduzione della tassa sull’entrata in città i cittadini del capoluogo lombardo sono diventati più virtuosi, lasciando spesso a casa l’automobile e utilizzando maggiormente i mezzi pubblici, che tra l’altro a Milano sono abbastanza efficienti. Pensate che soltanto nel suo primo anno di emissioni l’Ecopass ha consentito di ridurre il traffico in centro del 14,4% e le emissioni di polveri sottili di ben il 19%.