Scioglimento ghiacciai: la Cina sta rimanendo a secco

I ghiacciai che fungono da fonti di acqua in una delle comunità alpine più ecologicamente diverse della Terra si stanno sciogliendo ad un ritmo allarmante, secondo una recente relazione. A tre anni dallo studio del Cina Geological Survey Institute, c’è la dimostrazione che i ghiacciai nella zona dello Yangtze, nell’altopiano Qinghai-Tibet, nella parte sud-occidentale della Cina, si sono ritirati di 196 chilometri quadrati nel corso degli ultimi 40 anni.

I ghiacciai dello Yangtze, i più grandi dell’intera Cina, ora coprono 1051 chilometri quadrati rispetto ai 1.247 del 1971, una perdita di quasi un miliardo di metri cubi di acqua, mentre la lingua del ghiacciaio Yuzhu, la più alta del Kunlun Mountains è scesa di 1500 metri, nello stesso periodo. La fusione del ghiacciaio ricostituisce i fiumi nel breve termine, ma come risorsa aumenta la siccità che avverrà nel lungo periodo.

Cambiamenti climatici, spostamento degli uccelli verso Nord ne conferma l’azione

C’è chi si ostina a vedere nei cambiamenti climatici in corso una fase naturale della storia della Terra, senza alcuna colpa o incidenza da parte dell’uomo o dell’inquinamento. C’è chi invece questi cambiamenti si ostina addirittura a non vederli, affermando che il panorama e gli ecosistemi terrestri non sono affatto mutati e che l’estinzione delle specie, così come la osserviamo ora, c’è sempre stata nel corso delle ere.
Una verità oggettiva è difficile da raggiungere e da stabilire, ammesso che ne esista una e che i cambiamenti climatici in atto non siano in realtà una somma di tutti questi fattori sopracitati: un po’ fenomeni naturali ed inevitabili, un po’ colpa delle emissioni di gas serra umane.

Tuttavia che ci siano cambiamenti climatici in atto, qualunque ne sia poi l’effettiva causa, non sembra più fuori discussione. L’ultima prova viene dallo spostamento di molte specie di uccelli verso Nord, osservato da molti studiosi ma segnalato anche da migliaia di cittadini nord-americani.
Le vie di circolazione verso nord degli uccelli del Nord America, confermate da migliaia di osservazioni hanno fornito nuovi e potenti elementi di prova che il cambiamento climatico sta avendo un forte impatto sui sistemi naturali, secondo una nuova relazione stilata da Audubon (BirdLife negli Stati Uniti).

Giornali on-line vs. cartacei. Chi vincerà la sfida ambientale?

Sì, lo so che siamo di parte, facendo i blogger. Ma oggettivamente ci sono, come in tutte le cose della vita, gli aspetti positivi e quelli negativi, sia per quanto riguarda i giornali on-line, che per quelli cartacei. Ad effettuare questa ricerca però non siamo stati noi direttamente, ma un organo terzo, il Centro per lo sviluppo sostenibile KTH comunicazioni di Stoccolma. Si tratta di uno studio di valutazione ambientale del ciclo di vita della stampa, web based, del giornale di carta e dell’e-giornale, ed i risultati sono piuttosto sorprendenti. Noi proviamo ad analizzare qui soltanto quelli che riguardano l’ecologia. Ecco l’iter per ognuno dei due mezzi di comunicazione:

Stampa: lavoro editoriale, produzione di carta da giornale, trasporto di carta per la stampante, lavoro di prestampa, stampa della carta, distribuzione, riciclaggio, smaltimento.

On-line: il lavoro editoriale stabilisce la carta “virtuale” da utilizzare, la produzione di un computer utilizzato per leggere, scaricare le news, l’energia utilizzata durante la lettura delle notizie, le emissioni per la produzione di energia elettrica. Per l’e-reader: scegliere le notizie che gli interessano, ricercarle, la produzione del dispositivo, il download, la lettura, le emissioni.

Kyoto, al via in Italia il federalismo climatico per 8.000 comuni: chi vuole può!

Per la serie chi vuole può farlo sin da ora, senza aspettare le mosse, lente, lentissime, del Governo, per i Comuni italiani più attenti ai problemi del surriscaldamento terrestre e dell’inquinamento, è arrivato dopo il federalismo fiscale, il federalismo climatico. Gli 8.000 comuni della Penisola potranno decidere di superare addirittura i parametri stabiliti dall’Unione Europea per il 2020, facendo di più, molto di più, e dando un taglio ancora maggiore alle emissioni di CO2.

Il tutto nell’ambito di un’iniziativa lanciata in questi giorni al Galata Museo del mare dal sindaco di Genova Marta Vincenzi, nella sua veste di presidente dell’associazione Anci Ideali, e dal presidente della Università Verde on-line, Alfonso Pecoraro Scanio. La campagna dal titolo “Ottomila comuni per Kyoto-il pianeta è in pericolo: parte il Federalismo climatico” mira a partire dal basso, proprio dai tanti paesi italiani, per smuovere la macchina, ora quasi ferma per via della crisi economica, dell’intervento diretto dei cittadini per frenare i cambiamenti climatici.

Cambiamenti climatici, anche i pesci migrano al Nord…

Pare che il richiamo del Nord sia irresistibile anche per i pesci. Per ragioni differenti da quelle degli uomini, ovviamente. Scontato dirlo, visto che ormai è responsabile di numerosi danni, ma la colpa è ancora una volta del riscaldamento globale. I mutamenti climatici in corso porteranno la metà dei pesci a Sud a spostarsi nei mari nordici, lasciando semi-vuote le reti da pesca delle popolazioni meridionali del Pianeta.

E’ quanto previsto da un recente studio, effettuato da un gruppo di ricercatori dell’università della East Anglia in Gran Bretagna, coordinato da William Cheung. La ricerca, diffusa dalla rivista Fish and Fisheries, ha dedotto questi dati a dir poco allarmanti, utilizzando un modello climatico di previsione al computer, e simulando, all’andamento attuale, la temperatura delle acque e le condizioni in cui verserà il pianeta nel 2050. Secondo quanto si evince dai risultati dello studio, i pesci migreranno in massa verso Nord, per effetto del surriscaldamento eccessivo dei mari del Sud.

Calcola l’impatto ambientale di ciò che mangi

Tre studenti danesi dell’Interaction Design Institute di Copenaghen hanno sperimentato, in rappresentazioni fisiche, gli impatti ambientali dei prodotti alimentari. Il loro progetto, intitolato “incontra il cibo che mangi” misura le emissioni di CO2 derivanti dal trasporto degli alimenti e l’importo delle compensazioni necessarie per rimpiazzarle, nel corso di un anno, attraverso altri prodotti alimentari.

Destinato  ad un pubblico vasto e concentrata su un controverso settore di un ciclo di vita della produzione alimentare, questo progetto è stato pensato per far riflettere le persone di tutto il mondo, ma non per dare dati scientifici che sarebbero troppo complicati da calcolare. I ricercatori hanno specificato sul loro sito che:

Questa scala solleva interrogativi sul cibo che si acquista, da dove proviene e come è trasportato. Con un argomento così complesso come le emissioni di anidride carbonica e l’economia globale del cibo, la nostra bilancia è solo un punto di ingresso ed è destinato a sollevare più domande che risposte.

Ma come funziona?

San Valentino ecologico: salviamo i rospi innamorati e non regaliamo rose

E’ San Valentino per tutti, anche per i bufo bufo. Come chi sono? Dietro questo nome scientifico in realtà si nasconde una specie molto comune, conosciuta da tutti noi: i rospi. Come ogni anno nella stagione degli accoppiamenti, attraversano le strade, anche in zone particolarmente trafficate del nostro Paese, per raggiungere la propria compagna. Spesso, però, questa marcia d’amore viene interrotta dalle automobili che schiacciano, più o meno inavvertitamente i piccoli animali innamorati.

A lanciare l’allarme è l’ENPA (Ente nazionale protezione animali) di Treviso, che chiede l’aiuto di volontari per salvare i bufo bufo da una morte certa. Come spiega lo stesso responsabile trevigiano dell’Enpa, Adriano De Stefani:

E’ un fenomeno che accade ogni anno in questo periodo e che riguarda soprattutto le province di Treviso, Padova e Verona.

Il riscaldamento globale non ci preoccupa? Colpa dei media

“I media hanno la responsabilità di mettere a fuoco il problema della scienza e dell’ambiente e francamente sono gli unici competenti a farlo”, ha dichiarato l’analista ricercatore sul clima e sulla politica Stephen Schneider, nel valutare lo stato attuale di copertura dei media a livello mondiale sul riscaldamento globale e le questioni connesse.

Schneider, in una relazione del Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici, chiede che i media si occupino maggiormente del riscaldamento globale, che si discuta di questo e di altre questioni:

La scienza non è politica. Non è possibile ottenere solo due opposti punti di vista e pensare di aver lavorato diligentemente. Esistono molteplici punti di vista, ed ognuno gode di relativa credibilità, ma il problema è che il giornalista delle volte non capisce cosa è credibile e cosa non lo è. Il problema è che solo la CNN ha formato una squadra di giornalisti scientifici preparati sulla materia. Perché le testate non formano redazioni per l’ambiente così come le hanno sull’economia o sullo sport? Perché non inviano i loro giornalisti ai grandi avvenimenti sul clima così come coprono il Superbowl?

La miniera di São Domingos inquina ancora dopo 40 anni dalla chiusura

Nonostante sia stata chiusa nel lontano 1966, 43 anni fa, la miniera di São Domingos, in Portogallo, situata a cinque chilometri dal confine spagnolo, continua a contaminare le acque del fiume che sfocia nella diga di Chanza, il più grande serbatoio di acqua potabile nella provincia di Huelva. La foto sopra fa alquanto rabbrividire.
Secondo uno studio condotto da un gruppo di scienziati dell’Università di Huelva, pare infatti che l’ossidazione e la dissoluzione di solfuri sono processi che non si sono mai arrestati in quella miniera, attivi ancora oggi, dopo molti anni.

La miniera portoghese di São Domingos si trova insieme ad altre miniere situate sul lato spagnolo, come Rio Tinto o Almagrera. La miniera abbonda di rifiuti altamente contaminanti. Attiva tra 1857 e 1966, nel corso del tempo ha generato sostanze acide a causa dell’ossidazione dei rifiuti solforici.
Secondo Antonio M. Álvarez-Valero, autore dello studio pubblicato recentemente sulla rivista Environmental Geology e attualmente ricercatore presso l’Istituto andaluso di Scienze della Terra (Università di Granada – CSIC):

La preoccupazione è giustificata dal punto di vista ambientale. I rifiuti da cui deriva questa ossidazione generano l’acidificazione delle acque, contaminando il bacino.
E l’acido di scarico di São Domingos colpisce la diga di Chanza,, il più grande serbatoio di acqua potabile che serve Huelva, in quanto le sostanze inquinanti sono sottoposte ad una “relativa attenuazione”.

I pinguini imperatore marciano verso l’estinzione

Tutti ricorderanno il celebre film documentario del 2005 “La marcia dei pinguini“, in cui un magistrale Luc Jacquet raccontava con semplicità e realismo dettato dall’autenticità delle immagini,  il ciclo vitale di questi meravigliosi abitanti dei ghiacci. In Italia narrato dalla voce di Fiorello, la marcia fu un successo, una testimonianza del coraggio, dell’amore e della fratellanza che guida questa specie verso la sopravvivenza e l’unione, sfidando il freddo antartico.

Ebbene, pare che la marcia dei pinguini stavolta non sia verso la vita, ma verso la morte. I pinguini imperatore sarebbero destinati ad estinguersi prima della fine di questo secolo. E’ quanto si evince da una relazione stilata da un gruppo di ricercatori della Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI) e pubblicata sui Proceedings of the National Academy of Sciences degli Stati Uniti d’America.

Valle del Sacco: da disastro ambientale a distretto agroenergetico

La Valle del Sacco è un territorio situato nel Lazio meridionale, tra la provincia di Roma e quella di Frosinone, ed attraversato dal fiume Sacco. Valle fertile e ricca di risorse, dal 2005 si è trasformata in un inferno. Il fiume Sacco, inquinato per anni da sostanze chimiche ed industriali derivanti soprattutto dalle discariche di rifiuti tossici di Colleferro, ha, infatti, contaminato l’intera valle. Nel maggio del 2005 sono state rinvenute sulle sponde del fiume, nel fieno, nel mais e nel latte dei bovini quantità elevate di una sostanza tossica per l’uomo e vietata in Italia dal 2001. Si tratta del beta-esaclorocicloesano, una sostanza oleosa derivante dal pericoloso pesticida lindano. Da allora il governo ha bloccato l’attività di numerose aziende del luogo, l’uso dei foraggi, la produzione di latte e carne ed è ha dichiarato lo stato d’emergenza per i comuni di Colleferro; Gavignano; Segni; Paliano; Anagni; Sgurgola; Morolo; Supino, Ferentino.
Nonostante la difficilissima situazione in cui verte la Valle del Sacco si sta, da diversi anni, lavorando al suo recupero.

Acidificazione degli oceani, nuovo appello di 150 scienziati

Più di 150 scienziati di 26 Paesi di tutto il mondo si sono uniti per chiedere un’azione immediata da parte dei governi per ridurre drasticamente le emissioni di CO2 in modo da evitare danni gravi e diffusi per gli ecosistemi marini derivanti dall’acidificazione degli oceani.

Gli scienziati hanno rilasciato questo avvertimento lo scorso 30 gennaio a Monaco, sulla base della relazione stilata ad ottobre 2008 nel corso del secondo simposio internazionale sul tema The Ocean in a High-CO2 World.
Il professor Andrew Dickson, un chimico marino dello Scripps Institution of Oceanography, UC San Diego e la professoressa Victoria Fabry sono stati tra i primi firmatari della dichiarazione.

Quattromila industrie europee fuori dai parametri ambientali, non mancano le italiane

Dieci Paesi membri dell’Unione europea non sono riusciti a rispettare i parametri ambientali concordati e a rientrare nei ranghi, o almeno non lo hanno fatto fino ad oggi. Ciò significa che decine delle industrie presenti in queste nazioni osservano diversi criteri per smaltire i propri rifiuti e inquinano un po’ come gli pare le acque con i loro liquami tossici e l’aria con le emissioni tossiche di gas serra. Tutto questo senza alcun limite, o meglio con quote variabili da Paese a Paese che non tengono conto delle normative comuni previste dalla Commissione europea in materia di inquinamento.

Gli avvertimenti dell’Europa non hanno tardato ad arrivare. Ad essere richiamati all’ordine sono stati il Belgio, la Bulgaria, la Grecia, i Paesi Bassi, il Portogallo, La Slovenia, la Spagna, la Danimarca e l’Irlanda. Sono nove. Ne manca uno. Indovinate un po’? Potevamo mica mancare a questo ennesimo traguardo del demerito? L’Italia le note le prende tutte… abbiamo un registro nero, che più nero non si può. Cinque in condotta. Bocciati. Anche questa volta.

Un orso polare sul Tamigi…

Un’orso polare sul Tamigi. E’ soltanto la foto di una scultura, bizzarra, paradossale, incredibile, inverosimile. Eppure efficace. Ha un terribile impatto sull’immaginario comune e serve a ricordarci continuamente che gli orsi sono in pericolo. L’idea di una campagna di sensibilizzazione basata sul potere suggestivo delle immagini è dell’Eden, un nuovo canale digitale che si dedica alla storia naturale e vuole mettere in evidenza le disastrose conseguenze dei cambiamenti climatici in atto.

Il ghiaccio al Polo si fa sempre più sottile. C’è chi dice che siano bufale, che gli orsi sono in aumento, sono gli stessi, pochi scienziati che negano il fenomeno del riscaldamento globale come imputabile all’uomo, riconducendolo ad un processo geologico del tutto naturale. Ma la maggioranza del mondo scientifico, ambientalisti a parte, è convinto che l’impronta dell’uomo su quanto sta accadendo sia tutt’altro che irrilevante.