Marea nera: anche il siringone è un flop

fuoriuscita petrolio

Nel giorno in cui Barack Obama annuncia che le nuove trivellazioni petrolifere verranno permesse solo con la piena certezza che non ci saranno nuovi disastri (e a questo punto non dovrebbe permetterle mai), la BP annuncia di ridimensionare le stime sul recupero delle perdite del petrolio, aggravando ancor di più la situazione.

La società inglese ha drasticamente ridotto le sue stime di quanto petrolio è stato recuperato ogni giorno dalla piattaforma nel Golfo del Messico attraverso il tubo a sifone di oltre 1.500 metri di lunghezza, il quale sembrava potesse risolvere il problema. Il petrolio recuperato è stato 2.010 barili (319.500 litri) al giorno durante i sei giorni precedenti al 23 maggio, meno della metà rispetto ai 5.000 barili (795.000 litri) al giorno che la società stimava di poter recuperare. A volte il recupero è stato ancora minore, intorno ai 1.360 barili al giorno (216.200 litri).

La salute è verde, ecoesercizio per sentirsi meglio

esercizio fisico verdeSalute ed ecologia: un connubio perfetto, o quasi. Sappiamo da tempo che la cattiva qualità dell’aria e i cambiamenti climatici influiscono notevolmente sull’incremento delle patologie respiratorie, dei tumori e sulla proliferazione di alcuni batteri ed insetti portatori di numerose malattie. Preservare l’ambiente e tutelare la biodiversità, oggi più che mai, corrisponde ad un istinto di conservazione della nostra stessa specie.

Sulla scia degli studi che indagano sul rapporto tra ambiente e salute, si colloca una recente ricerca svolta dall’American Chemical Society e pubblicata sulla rivista Environmental Science & Technology. A quanto pare, sarebbero sufficienti cinque minuti al giorno di esercizio nel verde di un parco, in giardino, in cortile, su di un sentiero, insomma in qualsiasi spazio alberato, per trarre un beneficio per la salute mentale.

Intel abbatte del 24% le sue emissioni in un solo anno

edificio intel

Ormai la reazione a catena è avviata e difficilmente si riuscirà a fermare. Ma per una volta si tratta di una conseguenza positiva. Anche Intel, come molte altre concorrenti del settore IT di cui ci siamo già occupati in passato, si è data un sacco da fare per ridurre la sua impronta ecologica. L’obiettivo che l’azienda americana è riuscita a raggiungere è stato il taglio complessivo del proprio impatto ambientale del 24% nel 2009, riducendo il proprio consumo di energia del 9% durante lo stesso anno, che sono valsi un risparmio di circa 4 milioni di dollari sui costi per l’energia elettrica. I progressi di Intel per lo più si sono concentrati su un settore in particolare.

La maggior parte della riduzione di Intel è stata fatta con l’azzeramento degli sprechi dei data center, le più grandi sezioni succhia energia per l’industria IT, visto che richiedono molta elettricità per raffreddare i server. La maggior parte dell’energia nei data center viene utilizzata semplicemente per il raffreddamento.

Tuttavia, Intel ha già ridotto le emissioni di anidride carbonica delle sue fabbriche e centri di elaborazione dati del 16% ma con la creazione di data center più efficienti, la società spera di risparmiare 650 milioni dollari attraverso l’ottimizzazione delle procedure entro il 2012. Potrebbe sembrare un compito arduo, ma sono certi di poterci riuscire.

UNEP: entro il 2050 gli oceani non avranno più pesci

pesca selvaggia

L’AFP ha appena pubblicato una nuova relazione dell’UNEP (Programma Ambientale delle Nazioni Unite), il quale mostra che mantenendo i tassi correnti di pesca, e se non facciamo nulla per fermarli, in 40 anni non ci saranno più abbastanza pesci da essere commercializzati negli oceani. Questa stima è simile ad altre recenti stime sull’impatto della pesca eccessiva, ma in realtà guadagnano nuova risonanza alla luce della recente riunione della CITES (Convenzione sul commercio internazionale delle specie a rischio) che, a causa delle pressioni politiche provenienti dal Giappone e altre nazioni la cui priorità a breve termine è il guadagno economico, non è riuscito a vietare la commercializzazione del tonno rosso in pericolo di estinzione. Con i tassi di pesca correnti (quattro volte la quota ufficiale consentiti a causa degli illeciti) il tonno rosso atlantico sarà estinto in meno di tre anni.

Nel complesso, il rapporto dice che il 30% degli stock ittici mondiali è già crollato, che vuol dire cedere meno del 10% del loro potenziale storico, con solo il 25% di pesci in buona salute, e queste sono solo le specie meno “attraenti”, quelle cioè che non mangiamo.

Marea nera: disastro peggiore di Cernobyl

marea nera greenpeace

Secondo le stime effettuate da Greenpeace, il bilancio dell’ormai famosa “marea nera” potrebbe essere ben peggiore rispetto alle stime ufficiali. L’associazione ambientalista infatti parla di una fuoriuscita di petrolio dalla piattaforma Deepwater Horizon di circa 10 volte maggiore rispetto a quanto dichiarato. Non che quello che la BP dichiari sia poco.

Già infatti se si rimanesse con le cifre diffuse dalla società britannica, il disastro sarebbe veramente terrificante. A dimostrare la gravità della situazione c’è l’intervento di Nicholas A. Robinson, co-direttore del Centro per gli studi giuridici ambientali Pace Law School di New York, il quale è intervenuto alla Conferenza internazionale Icef sulla governance globale per l’ambiente, ed ha definito questa catastrofe

un disastro ambientale peggiore di quello causato dall’esplosione di un reattore nucleare a Chernobyl nel 1986.

Biodiversità: 23 specie a rischio estinzione in Italia, 2 già scomparse

delfini

L’Italia è la patria della biodiversità, ma forse tra qualche anno dovremo dire “era” la patria della biodiversità. Il nostro ambiente così mite e la nostra posizione geografica era ottimale per il proliferare di migliaia di specie animali e vegetali, ma piano piano stiamo diventando sempre più “nemici” di questi esseri, tanto da minacciarli di estinzione.

Secondo la lista rossa stilata dal WWF, in Italia ci sono 23 specie di animali che rischiano di sparire per sempre, mentre il Prolago sardo (un mammifero che assomiglia ad un grosso coniglio) e la Radula visiniaca (una specie di pianta che esisteva solo in Italia) si possono dichiarare definitivamente estinte.

Gli oranghi di Greenpeace invadono il salone del libro di Torino

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Dopo il successo dell’impresa della Nestlé, per cui la multinazionale ha deciso di non distruggere più la foresta pluviale per produrre olio di palma, gli orangotango tornano per una nuova battaglia, quella contro la deforestazione per la carta di milioni di libri, i quali potrebbero utilizzare benissimo la carta riciclata.

E così quale migliore occasione della Fiera del Libro di Torino? Nei giorni scorsi i volontari di Greenpeace hanno invaso lo stand della Feltrinelli, tra le aziende meno attente all’aspetto ambientale del proprio lavoro, e come prevedibile, non hanno ottenuto la risonanza a livello nazionale che speravano.

Qui hanno srotolato uno striscione con la scritta “Qui giace la foresta indonesiana“, come forma di protesta per il mancato rispetto degli impegni di una delle maggiori aziende editoriali italiane. Sin dal 2004 infatti, denuncia Greenpeace, Feltrinelli promette di prendere provvedimenti in ambito ambientale, ma puntualmente ogni anno rimanda l’attuazione di tali promesse, continuando a distruggere le foreste.

Individuato il più potente gas ad effetto serra

condizionatori

I gas serra contenenti molecole di fluoro sono tra i più nocivi per l’ambiente perché intrappolano il calore della Terra nell’atmosfera in modo più efficiente, secondo un nuovo studio della NASA. Qui gli scienziati hanno analizzato decine di composti di gas ad effetto serra e li hanno classificati come agenti del riscaldamento globale per creare le linee guida in modo da minimizzare il fenomeno.

L’obiettivo serve alle aziende chimiche come linee guida durante la creazione di potenti gas ad effetto serra, come i perfluorocarburi (PFC) e gli idrofluorocarburi (HFC), che sono utilizzati in oggetti di uso quotidiano come i condizionatori d’aria.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Proceedings della National Academy of Sciences, ha scoperto che le sostanze chimiche che contenevano fluoro erano dei gas ad effetto serra molto più forti di quelli che contengono cloruro di idrogeno, come PFC, HFC e clorofluorocarburi (CFC), che sono stati considerati responsabili della distruzione dello strato di ozono. I ricercatori hanno in particolare esaminato come il numero e la disposizione degli atomi di fluoro all’interno di una molecola chimica influenzi la sua potenza come gas serra.

Le immagini dei primi uccelli liberati dopo la marea nera

pellicano marea nera

Dopo che nei giorni scorsi vi abbiamo mostrato le terribili immagini della marea nera, con lo spiaggiamento di uccelli e grandi anfibi soffocati dal petrolio, finalmente stavolta vogliamo mostrarvi un’immagine bella e che ci dà un po’ di speranza.

KW Celeste, uno spettatore della CNN, ha condiviso una serie di commoventi foto di “Pelly“, il pellicano bruno, e “Lucky“, la sula bassana (un altro uccello marino), i quali sono stati recentemente messi in libertà dopo essere stati salvati, puliti e curati dai volontari che si sono catapultati sulle coste colpite dal disastro.

L’US Fish & Wildlife Service riporta che Lucky è stato scoperto dai lavoratori che stavano cercando di mettere un freno al disastro del Deepwater Horizon del 27 aprile scorso. Lucky era magro e disidratato quando fu ritrovato, con l’80% del corpo coperto dal petrolio. Alcuni prodotti specifici sono stati usati per calmare il suo mal di pancia dovuto all’ingerimento del petrolio, e questi lo hanno completamente guarito, facendogli guadagnare così il nome di Lucky, cioè “fortunato”.

Aprile, nuovo record di caldo: il riscaldamento globale si fa sentire sempre più

aprile caldo

Nonostante in Italia le belle giornate ancora non è che si siano viste molto, le registrazioni provenienti dal resto del mondo ci raccontano di un pianeta sempre più caldo. La combinazione tra la temperatura superficiale dell’oceano e quella della Terra è stata la più calda mai registrata per i mesi di aprile e per il periodo gennaio-aprile, secondo il NOAA (National Oceanic and Atmosferic Administration).

Inoltre, il mese scorso la temperatura media della superficie dell’oceano è stata la più calda in assoluto per qualsiasi aprile della storia, e la temperatura globale della superficie terrestre è stata la terza più calda. L’analisi mensile del NOAA’s National Climatic Data Center, che si basa su dati risalenti al 1880, serve ai governi per avere una fotografia della situazione delle temperature globali. Dopo il salto vedremo tutte le registrazioni.

Nestlé si impegna a non distruggere più la foresta pluviale

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La battaglia contro la distruzione delle foreste per l’olio di palma di Greenpeace si può dire ufficialmente vinta. Uno dei più grandi produttori di cibo e bevande del mondo, la Nestlé, ha promesso di smettere di usare l’olio di palma legato alla distruzione della foresta pluviale. Il monitoraggio dell’impegno è stato affidato a The Forest Trust (TFT) che farà in modo che nessun prodotto provenga da imprese che possiedono o gestiscono “piantagioni ad alto rischio o aziende legate alla deforestazione”.

Nestlé e TFT hanno lavorato insieme sui criteri che garantiscano sugli acquisti riguardanti l’olio di palma. Essi infatti devono:

  • Essere derivati da piantagioni e aziende che operano nel rispetto delle leggi e dei regolamenti locali;
  • Proteggere l’alto valore di conservazione delle zone forestali;
  • Ottenere il libero consenso preventivo e informato delle comunità indigene e locali per le attività sulle loro terre;
  • Proteggere le torbiere;
  • Proteggere le foreste dall’alto “valore di carbonio”.

Picco di ipertensione per chi vive in ambienti inquinati

inquinamento cittadino

Le persone che vivono in aree urbane dove l’inquinamento da particolato nell’aria è elevato tendono ad avere la pressione arteriosa superiore a quelli che vivono nelle aree meno inquinate, secondo i ricercatori dell’Università di Dusiburg-Essen in Germania. I ricercatori hanno usato i dati provenienti dall’Heinz Nixdorf Recall Study, uno studio effettuato su una popolazione di quasi 5.000 persone che si concentra sullo sviluppo di malattie cardiache. Essi hanno analizzato gli effetti dell’esposizione all’inquinamento atmosferico sulla pressione arteriosa tra il 2000 e il 2003.

Mentre alcuni studi precedenti hanno dimostrato che un aumento acuto del particolato atmosferico, come le fluttuazioni giorno per giorno, può aumentare la pressione sanguigna, poco era noto nell’esposizione a medio e lungo termine.

I nostri risultati mostrano che chi vive in aree con livelli più elevati di inquinamento dell’aria hanno associata una più alta pressione sanguigna

ha spiegato Barbara Hoffman, capo dell’Unità di Epidemiologia Ambientale e Clinica dell’Università di Duisburg-Essen, e autore senior dello studio. I risultati sono stati presentati alla Conferenza Internazionale 2010 ATS a New Orleans.

Marea nera: la soluzione potrebbe essere una siringa

incendio petrolio

Ancora è presto per cantar vittoria, ma qualcosa sta cambiando. La BP potrebbe aver trovato almeno il bandolo della matassa, e per sbrogliarla è solo questione di tempo. Nei giorni scorsi un megasiringone da 1.500 metri è stato infilato nella falla ed è riuscito a convogliare, almeno per qualche ora, una parte del petrolio che fuoriusciva nella stiva della petroliera Discoverer Entreprise. La sua funzione è di recuperare un po’ del greggio che andrebbe perduto e di tentare di rallentare l’inquinamento delle acque fino a che non verrà trovata una soluzione per fermare definitivamente le perdite.

Ma la soluzione definitiva potrebbe essere la siringa stessa. Infatti gli ingegneri hanno ipotizzato di utilizzare lo stesso tubo per sparare dei fanghi pesanti all’interno del buco in modo da tappare la falla. Siamo ancora a livello progettuale, ma vista la gravità della situazione, il tempo stimato per portare a termine quest’operazione è di 7-10 giorni.

Entro il 2300 metà della Terra sarà inabitabile

metà terra inabitabile

Trecento anni fa, l’Età dell’Illuminismo diffuse le nozioni della ragione, la democrazia e il progresso scientifico in gran parte del mondo. Da quel momento, la nostra civiltà globale ha percorso una lunga strada, attraverso molte rivoluzioni fino alle sfide di oggi. Delle sfide che, stando allo studio effettuato dalle Università di New South Wales e Purdue, abbiamo perso, visto che secondo le loro previsioni, nell’arco di tre secoli l’immagine  della Terra sarà piuttosto desolante.

Stando ai risultati della loro ricerca, pare che in 300 anni la metà del nostro pianeta diventerà “semplicemente troppo calda” per l’uomo, se è l’eredità che gli lasceremo sarà quella che già viviamo oggi. Secondo il Telegraph, i ricercatori dell’Università americana e australiana hanno basato il loro studio su una serie di scenari tra i peggiori prodotti a partire dai modelli climatici, e le loro conclusioni sono state abbastanza inquietanti: se l’umanità non riesce a ridurre le emissioni di gas ad effetto serra, le temperature globali potrebbero aumentare del 10-12% entro l’anno 2300, facendo diventare gran parte del mondo inabitabile.